Wagon Cookin è il progetto nato dalla passione di due fratelli per la musica e il cibo. Javier e Luis Garayalde, dalla Spagna, immaginano di viaggiare su un vagone ferroviario che, da Madrid passa per Monaco portandosi dietro un bagaglio sonoro decisamente ricco e variegato. Ad essere miscelati nel loro stile avanguardista infatti sono filoni come acid-jazz, elettronica ed house, gli stessi che oggi assaporiamo nel loro nuovo album, “2 Faces”, pubblicato dalla Compost di Michael Reinboth. Attivi da anni su etichette underground di settore (come la Tranquilo Recordings e la Odori di Chris Duckenfield che per prima credette nella loro musica), i Wagon Cookin si sono fatti notare in modo più deciso attraverso la propria Appetizer fondata nel 2001 col preciso intento di dare supporto ad un genere musicale non facilmente definibile ed inquadrabile, capace di mettere in relazione la musica latina con quella elettronica. Caldo e freddo insieme, un suggestivo mix probabilmente ispirato dal loro viaggio, del 2003, a Salvador De Bahia (Brasile) dove crearono la band degli Everyday Life. I fratelli Garayalde mettono così in risalto un risvolto multifacciale e polistilistico ottimamente immortalato da “2 Faces” fatto di due cd’s perfettamente in linea con la spiccata inventiva di Compost. Nel primo ci si imbatte in pezzi dalle caratteristiche più latine e downbeat come “Incredible”, “Ridin’ On The Wind”, “If You Love Me” e “Desejo” alternati al contenuto del secondo che invece trascina l’ascoltatore verso la dance più moderna in cui linee di basso moroderiane si stagliano in mezzo ad arrangiamenti new-house, a volte vicini allo stile Prydz. Ed ecco sfilare “Jumps On Me”, “Funky Stuff”, “Start To Play”, “Don’t Stop”, “Fever”, “Contour Generator” e “Mallorca”, tutte ubicate in una posizione strategica tra jazz e latin, tra brazil e funk, tra house ed electro. Alla fine si tratta di musica radiosa, piena di vitalità e che fa venir voglia di godersi appieno la stagione estiva da poco iniziata.
-Dan Curtin “Mindin Business 2” (Tuning Spork): in due cd’s il dj-producer di Cleveland mette a nudo l’essenza dell’ormai popolare microhouse alternata ad un abstract-electro che ha visto la completa sostituzione degli usuali strumenti a favore di rumori ed interferenze. Techno ed house si miscelano come non mai creando un tunnel dal quale sarà difficile uscire soprattutto se si fa riferimento alle presenze di New World Aquarium, Lee Van Dowski, Pan Pot, Djinxx, Fuckpony, Hakim Murphy, Dj 3000, Marco Shuttle (remixato da Davide Squillace) e Matteo Spedicati riletto dall’amico Renato Figoli. Il secondo cd muove maggiormente verso ritmi tech-house sebbene scanditi sempre e comunque dalle fluorescenze di una abstract music sino a qualche anno fa completamente improponibile ma che oggi risulta essenziale per far muovere le grandi masse. Un mondo unico quello di Curtin in cui la techno stringe la house in un fraterno abbraccio, legame che in tanti avevano immaginato diversi anni fa ma che solo oggi viene illuminato dalla luce del sole.
-Arwid “Flashback” (BPitch Control): dietro Arwid armeggia Christian Quast (noto anche come Aural Seduction e Propan), introdotto alla musica elettronica dal Commodore 64 e dall’Amiga 500. Per l’esordio sulla label di Ellen Allien, preceduto da una ricca serie di apparizioni su Kickboxer, Safari Electronique, Neopren, Iron Box e Glückskind Schallplatten, fa leva su “Flashback”, un tool a metà strada tra techno e deep-house lievemente creepy (come piace oggi) in cui dosa con parsimonia una rosa di melodie ipnotiche. Diverso il contenuto di “Fiasko” in cui le sequenze sembrano ispirarsi alla vecchia ebm trasferita su un flusso deep-techno decisamente nebbioso e fumoso. Uscirà il 30 luglio.
-Pentatonik “The Five Angels” (Hydrogen Dukebox): appare sulla mitica label inglese, madre di un’electronica ad ampio spettro, il nuovo album di R. Simeon Bowring (per l’occasione affiancato da Tom Greenwood e Kirsty Hawkshaw, quella che cantava “It’s A Fine Day” degli Opus III nel lontano ’92) che riassume le tappe essenziali della sua carriera iniziata quasi quindici anni fa. Atmosfere leggiadre (“The Remembrance Of Your Touch”, “Credo”) vengono alternate alla slow-trance di “The Last One And The First” (forse la più bella di tutto il lavoro), agli squarci old-school di “Cassiopeia” e al romantico trip-hop di “Zeitgeist”. A chiudere è l’orchestrale “The Rebirth Of Light” che bene incarna lo spirito stilistico adottato come filo conduttore da questa emblematica etichetta britannica.
-Monk Ponk “Aerolito” (Phoenix): la neolabel di Eric Electric è già al suo #002 ceduto all’esordiente artista argentino che si cela dietro Monk Ponk. Classica electro-house (alla Get Physical Music per intenderci) è quella di “Aerolito” in cui, anche dopo un attento ascolto, non si denota molta creatività . La segue la più magnetica “Bucha” che asseconda lo stile inglese di Tsuba con infiltrazioni di techno-retro anni novanta. Reputo più intrigante “Pelicula” che col suo fine marchio dark rammenta certe cose di Rother, meno electroidi e più bleepy in cui il senso malinconico è celato dietro elettrificazioni benefiche al corpo.
-Mark Verbos “Big Brother” -remixes- (Memory Boy): il nuovo Memory Boy (la piccola etichetta di John Selway che mancava dalle scene da due anni esatti) riporta in vita un vecchio brano contenuto nell’album “Simple Answers” edito nel 1998 dalla X-Sight Records per l’occasione rivitalizzato in tre versioni. La Semblance Factor Mix, peraltro contenuta in un raro e.p. pubblicato sei anni or sono dall’ormai defunta Hyperspace, si posiziona tra jackin’-techno e dark electro su cui s’impianta un vocal-sample ottimamente giocato sul vocoder. Del tutto inedita è invece la versione degli italianissimi Franz & Shape, collocata tra techno più aggressiva e rintocchi ebm, sorretta da una velocità sostenuta e suoni graffianti e ruggenti che non lasciano spazio ad esitazioni. Per concludere la 1987 Chicago Mix ad opera dello stesso Verbos che si diverte nell’annodare le scorribande acide della Tb-303 a ritmi plasmati con datate drum-machines ammiccando l’occhio (o l’orecchio ?) ai più recenti Bunker e Crème Organization.
-Male Model Machine “Voodoo” (BluFin): a pochi mesi da “Played Out” (su Black Van Records) Male Model Machine riappare sulla BluFin di Colonia. L’Original di “Voodoo” è da considerarsi una sorta di evoluzione del fenomeno post-house scandita da synths ruffiani pronti a ricalcare lo stile Great Stuff e quello del più giovane dei cugini Dahlbäck (John). Il brano è riletto da Cheshire Catz (già interpellato come remixer nel citato “Played Out”) in una visione più vicina ai grooves tipici della neo-minimal stirati su un basso cupo e tenebroso. Ultima è “Menace”, palese manifestazione electro-house che tornerà utile ai sostenitori di Lützenkirchen, Acquaviva & co.
-Rodion “Love E.p.” (Gomma): il cavaliere cosmico, mago di una mistura che personalmente mi piace definire ‘electro-sid-disco’, ritorna sulla label dei Munk dopo l’ottimo esordio invernale. Con “Fisico” il capitolino rispolvera le atmosfere del finnico Bangkok Impact mediante un’andatura funk e disco. Al centro il telaio ritmico viene spezzato col movimento terzinato capace di sottolineare in modo più marcato la vena funk sbriciolata, dopo l’ultimo break, da influenze 80’s più pressanti. Non da meno è il contenuto di “Love” piena di attinenze con l’electro-funk del canadese Michel Morin (Sneak-Thief) e dell’olandese Bas Bron (Seymour Bits, Comtron) in cui linee melodiche vintage (C64) cingono i ritmi quaternari per poi sfidare i tweeters nella seconda metà in cui il tiro diviene precisamente electro-disco.
-Joel Mull “Observer” (Harthouse Mannheim): alfiere della scuola svedese insieme ad Adam Beyer e Jesper Dahlbäck, il bravo Joel Mull ritorna con un nuovo album che esplora la via più minimale e soft della techno. Dando il via mediante “Overture” nato dalle melodie alla William Orbit l’artista si lancia a capofitto nella creepy-house più sorda e mutoide (“Enter Your Moment”), nell’house accartocciata su schemi techno (“Klangfarben”), nell’ombrosa deep (“Sunny Hills”) ed in una tenebrosa progressive-techno raschiata dai glitch (“Our Moment”). La serie prosegue tastando territori downbeat e giungendo a vivaci incastri tech-house decisamente spigolosi. Un Joel Mull rinnovato quello che si ascolta in “Observer”, non convertito passivamente al business ma cresciuto e maturato per infondere più calore e sentimento nei ritmi rotatori tipici della sua amata techno.
-Chris Fortier “As Long As The Moment Exists” (EQ Recordings): è l’australiana EQ (gruppo Stomp) a pubblicare il nuovo album di Fortier, quello che divide con Neil Kolo l’esperienza nei Fade. L’americano, reduce della “Balance” volume 7, si mette all’opera su un’incredibile mosaico di sonorità inscritte in partiture new-house e new-techno, le stesse che spesso lascia permeare attraverso il progetto 40oz. La progressive riecheggia con piacevole insistenza in “Portion Control”, “Deep Throbmostess” e “Belt Seat Fasten”, poi tutto viene spezzato da tracce come “Under Your Nose”, “Fantastic Diversion” e “Waste Not, Want Not” dagli inequivocabili influssi electro. Il tragitto ci lascia poi in balia di una techno rotonda (“Believe”, “B Dub”) e di venature low-fi (“Deviated Septum”) che rendono il tutto un elaborato globale e curato nei minimi dettagli privo di cadute di stile.
Electric greetz