Personaggio che arriva dal Belgio, nazione che in passato ha fornito tanti spunti superlativi alla musica elettronica, Thomas Sari è una promessa della new-school europea. Ispirato dal synth-pop anni ottanta, oggi si lascia sopraffare dal gusto per la dance più spregiudicata fondando il progetto Karma Fever che gli fornisce la possibilità di entrare a far parte della scuderia Vokuhila. La label tedesca fondata e diretta da Dj Steel continua a credere nella sua musica, un mix di eleganza e decadenza, e pubblica, poco prima dell’estate 2006, il fortunato “Freaky Operator E.p.” che al suo interno miscela con dovizia anche sonorità estrapolate dal campionario degli anni settanta. La strada pare spianata e così, sulle ali dell’entusiasmo, il belga propone il più recente “Je T’Aime E.p.” che, oltre ad una romantica Original version fa leva sui massicci remix di Denis ‘Remute’ Karimani e dei Double X, il duo formato da Alexander Kowalski e Torsten Litschko. Aggressivo, rombante e graffiante, il sound di Thomas Sari piace soprattutto ai tedeschi che, nell’electro-techno d’ispirazione retro, hanno confidato sempre molto e per lungo tempo. A lui la parola.
Ciao Thomas. Quando hai scoperto per la prima volta la musica elettronica ?
“Ciao Giosuè. Tutto è iniziato nel 1987 quando qui ad Antwerp aprì il Bonzai Records store proprio nella via di casa mia. Avevo soltanto dodici anni e mi facevo accompagnare lì da mia madre ma ero già un ‘vinyl-freak’. Ero fortemente attratto dalla rivoluzione della musica elettronica ed iniziai ad acquistare i miei primi e.p.’s. Qualche anno più tardi scoprii il club La Rocca, sempre ad Antwerp, tra i primi locali in Belgio a proporre solo ed esclusivamente musica elettronica che in quel periodo era la cosiddetta new beat. Correvano i primi anni novanta …”
Qual’è il tuo stile musicale ?
“Sicuramente deriva dall’interazione di diversi elementi ed influenze. Credo fondamentalmente di non produrre solo musica dance visto che alcune mie tracce si pongono il fine di esplorare l’animo e sedurlo con suoni sganciati dalle esigenze del dancefloor. Comunque non mi piace catalogare la musica perchè credo che in questo modo si tenda ad ‘ermetizzare’ la creatività ”
In passato il Belgio ci ha regalato ottime produzioni. Com’è la situazione attuale ? Sempre piena di fervore artistico ?
“Si, credo che la scena musicale belga sia sempre viva proprio come accadeva agli inizi degli anni novanta. Attualmente il panorama nazionale propone diversi producers di rilievo messi sotto contratto da etichette internazionali e sempre in giro per il mondo per fare serate. Nel contempo però noto la voglia di superare i confini perchè la scena locale spesso non risulta molto eccitante per chi la vive dall’interno. Ciò aiuta a capire meglio i gusti del pubblico che, a seconda del Paese in cui ti trovi, variano in continuazione”
Come reputi l’attuale scena europea ? Ti piace ?
“Si, moltissimo. Ho notato che negli ultimi anni l’Europa è al centro di un’enorme espansione nel campo della musica elettronica. Ormai le hits arrivano da ogni nazione e la bravura degli americani sembra ormai essere stata emulata. Esempi se ne potrebbero fare a bizzeffe cominciando da Aril Brikha dalla Svezia e Spirit Catcher dal Belgio passando per Mihai Popoviciu dalla Romania, Ilija Rudman dalla Croazia e Sasse dalla Finlandia”
Conosci qualcosa anche della scena italiana ?
“Non molto purtroppo ma ricordo con piacere la mitica italo-disco degli anni ottanta. Oggi riesco ad ascoltarne parecchia grazie ai vari profili sparsi su Myspace e devo ammettere che mi piace molto. Forse puoi suggerirmi qualche nome per allargare le mie conoscenze ;o)”
Da un paio d’anni fai parte della scuderia Vokuhila: come è nato il contatto con la label tedesca fondata da Dj Steel ?
“Nel 2005 iniziai ad avere qualche problema con l’etichetta belga per la quale avevo pubblicato i primi pezzi e così fui spinto a cercare in nuove direzioni con la speranza di trovarmi meglio. Terminate alcune tracce le caricai sul mio sito dove Steel le ascoltò. Nacque “Your Bitch Is” che in breve entrò a far parte del catalogo Vokuhila. Da quel momento non abbiamo mai rotto la nostra collaborazione. Amo il suo modo di lavorare e di gestire l’etichetta e gli artisti. Ce ne fossero di labels così !”
Hai pianificato già qualcosa per il 2007 ?
“Si visto che sono già pronte numerose tracce coi relativi remixes ed attendono solo di essere stampate. Parallelamente continuo il mio lavoro di produttore e remixer oltre alle mie live-gigs che sto perfezionando sempre di più”
Cosa pensi sulla rivoluzione digitale che ha invaso il settore della musica ? Ricordo che il tuo primo album, edito sotto lo pseudonimo Karma Fever, fu distribuito proprio attraverso iTunes oltre ad altre tracce rilasciate dalla net label Wak Attack Barrack.
“Si, in effetti ho rilasciato due albums solo in digitale (oltre a quello citato da te c’è anche “Chicago In My Mind” uscito su The Wab anche in cd e il singolo “Dirty Polyphony”). Mi piace iTunes e le altre piattaforme digitali (come Beatport) per due ragioni essenziali: 1) è la maniera facile e veloce per trovare tutta la musica che vuoi, 2) puoi scegliere le tracce che più ti piacciono e non sei costretto a dover comprare tutto l’album come invece accade per i supporti fisici. Comunque sia ci tengo a precisare che nonostante tutto continuo a comprare sia cd che vinili. Quella della ‘digital-revolution’ è la nuova visione dell’industria musicale che ormai ha conquistato il mondo intero e che, con indiscussa probabilità , caratterizzerà il futuro”
Come la pensi invece sui softsynths ?
“In questo caso il mio parere cambia. Certo, al giorno d’oggi i software hanno raggiunto la qualità degli hardware ma personalmente continuo a preferire i suoni delle macchine, quelle analogiche. Mi piace interagire con la musica facendo leva sul tatto anche se nel mio studio casalingo adopero un equipment analogico e digitale. I sintetizzatori, il mixer e i compressori sono rigorosamente hardware, per registrare e sequenzare invece mi affido al computer. Credo che usando entrambe le tecnologie si abbiano più possibilità di sperimentazione”
Hai idea di quale piega prenderà la dance elettronica del futuro ?
“Ritengo che l’evoluzione musicale non si debba focalizzare intorno a ‘questo’ o ‘quello’ ma fondendo tutto in un insieme polistilistico. Nei primi anni settanta la rivoluzione riguardava l’arrivo dei nuovi equipments (vedi campionatori, sequencers e sintetizzatori) ma oggi la tecnologia è sempre la stessa. Quel che può cambiare ed evolversi è il risultato dell’utilizzo degli strumenti. Negli ultimi anni abbiamo assistito sempre più ad un continuo miscelarsi di stili e filoni, cosa che alla fine ha portato la nascita di nuove tipologie sonore. Comunque ogni tipo di previsione è difficile da pronosticare”
Cosa pensi invece della vecchia garage americana che in tanti hanno voluto dimenticare in fretta ?
“Quella è l’origine della house music di oggi che, nonostante l’evoluzione, continua a rappresentare uno stile definito. Non la prediligo ma ogni tanto mi piace ascoltare qualcosa degli storici pezzi made in U.S.A. perchè credo contengano gli elementi che oggi vengono smembrati e poi ricostruiti nelle attuali produzioni elettroniche”
Se potessi collaborare in studio con un altro artista chi sceglieresti ?
“Mmm, se dovessi sceglierne solo uno non avrei dubbi: Dr. Dre ! Le sue produzioni sono incredibili, scandite da suoni cristallini ed arrangiamenti dorati. Amo profondamente la sua tecnica e credo che sia stato sempre più avanti degli altri. La nostra collaborazione potrebbe portare qualcosa di strano visto che veniamo da due mondi differenti anche se vi assicuro che le origini stilistiche sono le stesse. Comunque ci sarebbero un altro bel pò di nomi coi quali mi piacerebbe collaborare eh eh”
Il mercato discografico diviene sempre più piccolo: a cosa si deve questo risultato ? Ai downloads illegali o forse ai prezzi troppo alti ?
“Al giorno d’oggi tutto è proiettato nella velocità : il lavoro, il trasporto, il mangiare e così anche la musica. Ad un solo mese dalla pubblicazione il disco è già vecchio e talmente consumato da essere pronto per entrare nel dimenticatoio. E’ questa forse la ragione per cui il business discografico ha perso colpi, perchè oggi è difficile far sorridere la gente e convincerla che ballare ed ascoltare musica può allietare la vita”
Abbiamo terminato Thomas. L’ultima riga è quella dei saluti.
“Grazie mille per il supporto ! Un saluto è rivolto a tutti gli amici italiani (e non solo) che fanno parte della community di Technodisco. Respect & peace. Thomas Sari”