I più distratti (e i più giovani) lo potrebbero aver confuso per una produzione inedita ma “Decoding The Hacker Myth” non è altro che il secondo album degli Alter Ego ripubblicato dall’ormai nota Klang Elektronik di Francoforte sul Meno. Di nuovo c’è solo la copertina visto che i contenuti rimangono fedelmente gli stessi del lavoro che nel 1996 uscì sulla mitica Harthouse, la label fondata da Sven Väth, Heinz Roth e Matthias Hoffman recentemente acquisita dalla Daredo Music di Mannheim. A dieci anni esatti dalla prima pubblicazione “Decoding The Hacker Myth” torna a calcare le scene con un sound tutt’altro che dance e comunque diametralmente opposto a quello che ha portato al successo Roman Flügel e Jörn Elling Wuttke qualche anno fa. Sembra davvero strano che i due producers tedeschi, lanciati sulle vette delle charts internazionali da tracce come “Transphormer”, “Tubeaction”, “Beat The Bush” e le blasonate “Rocker” e “Betty Ford”, abbiano un passato tanto differente e strutturalmente diverso. In settanta minuti infatti “Decoding The Hacker Myth” rilascia sensazioni collocabili tra ambient e dub sapientemente connesse ad echi metallici e slides curiosi che traghettano verso il mondo delle soundtracks dei film di fantascienza. La tracklist consiste in pezzi come “Cyax”, “Cryonics”, “Brom” e “Mescal” che tendono fondamentalmente a mettere in risalto l’animo deep della musica elettronica prendendo distanze dalla canonica cassa in quattro e sfoderando influenze soul, ragga e krautrock. Il viaggio poi continua con “Slacker”, “Alterism”, “Microshopping”, “Lycra” e “Lavender” che invitano a riflettere grazie ad un sound meditativo dopo il quale nessuno avrebbe mai potuto aspettarsi una hit come “Rocker” che invece faceva leva su un ingegnoso (e poi rivelatosi fortunato) intreccio tra techno ed house. Il progetto, nuovamente disponibile sia in vinile che cd, viene raggiunto anche da due dischi che presentano inedite versioni di “Lycra”, “Brom” e “Mescal” ad opera di Wishmountain alias Matthew Herbert, 2 Lone Swordsmen alias Andrew Weatherall & Keith Tenniswood e degli stessi Alter Ego.
-Aa.Vv. “Max Power -Booty Bass” (Resist): nata in collaborazione con Max Power, il famoso magazine inglese dedicato al mondo delle automobili, questa raccolta selezionata e mixata da Chris Roohan punta il dito verso stili come drum’n’bass, hip-hop, ghetto-tech, dirty-funk, dub-step, grime e break che in Inghilterra continuano a vivere una parabola ascendente. Più urbano il cd 1 nel quale vengono alternati i pezzi di Cypress Hill e N.O.R.E. a quelli di Dj Punk-Roc e Stanton Warriors mentre più vicino alla dance il 2 solidificato intorno a tracce di Krafty Kuts, Armand Van Helden ed Azzido Da Bass con la celebre “Dooms Night” che, grazie al remix di Timo Maas, divenne la grande smash-hit del 2000. Un progetto decisamente diverso dalle miriadi di mix-cd’s attualmente in circolazione che peccano, purtroppo con molta frequenza, di poca creatività .
-Karma “Beach Towel/Carte Blanche” -the remixes- (Compost): remixes in arrivo per due nuovi estratti dall’album “Latenight Daydreaming” in cui il folk incrocia il jazz passando per il pop. “Beach Towel” viene riletto dal francese Nicolas Chaix alias I:Cube (quello che, insieme a Gilb’R, forma i Château Flight) che fa leva sul suo istinto sofisticato ed anticonvenzionale per giungere ad un risultato che ha il sapore della cosmic-disco. Pascal Schäfer invece mette le mani su “Carte Blanche” ricongiungendo l’estetica del jazz ai patterns elettronici e vicini alla techno martellante derivata da una cassa ben in evidenza.
-Heiko Laux “Waves” (Kanzleramt): a quasi cinque anni da “Ornaments” Heiko Laux incide un nuovo album, il quinto di una sfavillante carriera. Un orecchio attento non ci metterebbe molto a trovare dei punti in comune coi vecchi lavori sempre contraddistinti da chiari richiami alla techno di Detroit, quei ritmi circolari della motor-city che il tedesco tenta ancora di ridisegnare. Immerso tra deep-house e stilemi techno, “Waves” è un lavoro da non lasciar passare inosservato perchè coordina molti più elementi rispetto a quelli che si ritrovavano nell’hardgroove di qualche tempo fa banalizzata da un eccessivo e smodato utilizzo dei loops.
-Nic Fanciulli “Renaissance 2” (Renaissance): follow-up per il giovanissimo inglese (ha poco più di venti anni) che torna a selezionare la celebre raccolta inglese. A venirne fuori è un travolgente quanto appassionato tracciato sonoro che, prendendo corpo in due cd’s, strappa le regole dell’attuale discografia europea ormai fin troppo legata ad un ostentato minimalismo. Il giovanotto sceglie tracce come “Tonight” di H-Foundation, “I Try” di François Dubois, “Ride The Pony” dei Fuckpony e “Shimmering Stars” di Jakatta raggiunte da una sfilza di remix firmati da Charles Webster, Justin Martin, The Timewriter, James Talk, Âme, Ashley Beedle e John Tejada pronti a sottolineare l’amore per una dance music più raffinata dei soliti tools dozzinali. Non manca lo stesso Fanciulli con “Luky Heather” e “Cat Out Of The Bag” perfettamente incastonate in un mix-cd che ha classe da vendere grazie ad una playlist ed una tecnica di mixaggio davvero sopraffine.
-Opus Ink “The Boot Street E.p.” (Saw Recordings): prima apparizione per questo inedito progetto che vede impegnati nello stesso studio gli Audiofly (Anthony Middleton e Luca Saporito) e il nipponico Satoshi Tomiie. Il sound che ne deriva, sempre più incline alla nuova elettronica europea, è rigido e direttamente convogliato su materie liquide ed avvolte in velature progressive. L’ennesimo centro per Saw ? Forse si visto che “Darkroomboot” (già disponibile da settembre nella raccolta “Face Off” voluta dal magazine inglese DJ) è uno dei pezzi più rincorsi delle ultime settimane.
-Imatran Voima “American Splendor E.p.” (Golden Dice): “Techno Slut” riappare sull’americana Monotone (quella di Larry McCormick aka Exzakt) e contemporaneamente il duo finnico degli Imatran Voima (noto anche come V.U.L.V.A.) si appropria del #001 della neonata Golden Dice. L’e.p. è incredibilmente electro, quella dettata dalle misure sincopate, dalle voci robotiche, dai bassi modulati su sequenze pfunk e dai tipici arrangiamenti che i due propongono da anni attraverso releases ricercatissime su labels come Kostamus, Tellektro, Monsp e Dominance Electricity. ELECTRO nel senso stretto del termine assolutamente non indicata a chi pensa solo ai 4/4.
-Sally Shapiro “Anorak Christmas” (Diskokaine): la principessa svedese dell’italo dance ritorna sulla label austriaca di marfloW con un mix dai suoni ‘natalizi’ e festosi. Non a caso si tratta di “Anorak Christmas”, visione sonora electro che riconduce allo stile italiano tanto in voga negli anni ottanta. Accanto trova spazio la già gustata “I’ll Be By Your Side” (senti Diskokaine #002) in un’inedita Extended Club Mix mentre sulla b side si snodano i due remix dell’olandese Rude 66 (Vynalogica, Crème, Bunker, Viewlexx) conditi con la tagliente 808 e con la più massiccia 909.
-Aa.Vv. “Cabinet Classics And Unreleased” (Plus8): la mitica Plus 8 di Richie Hawtin e John Acquaviva rispolvera l’altrettanto memorabile catalogo Cabinet tirandone fuori delle gemme prodotte tra 1994 e 1998 dal trio Dj Zky, Daniel Paul e Dj Trike. I claps e le casse s’alternano su hihats a sega inneggiando alla fiera techno di un tempo oggi ancora utilizzabile ma solo se definita ‘minimal’. Il cd 2 è quello degli unreleased che comunque vengono fuori dalla produzione dichiaratamente anni novanta: matrici chicago-house sono sventrate da incursioni acide che stordirebbero anche un sordo. In grande evidenza la lampeggiante “Bassfunk” raggiunta dai beats polverosi di “Selbstauslöser”, dalle casse distorte di “Michele”, dalle evoluzioni funk di “Live At E-Werk”, dalle manganellate acide di “Turbulenz” e dalle intelaiature deep di “Two Strangers”. Minimale coi cosiddetti ‘attributi’ quella che filtra attraverso Cabinet, ben distante da chi scimmiotta i generi solo per moda.
Electric greetz