#217 -Nasce la Falco Invernale Records

Mi piace considerare la nascita di certe nuove labels indipendenti come uno schiaffo energico alla recessione economica e alla crisi che attanaglia, sempre con più vigore, il mercato del vinile. E’ una sorta di atto di resistenza al futuro che sembra ormai definitivamente messo nelle mani del download, legale ed illegale. Ma c’è chi non si è ancora rassegnato. Per fortuna direi. Come la neonata Falco Invernale Records, nata in Francia col preciso obiettivo di continuare ad esplorare quel che la musica realizzata con datati equipments può ancora offire. Ad inaugurare il catalogo, che crescerà lentamente viste le prospettive non esattamente rosee dell’economia legata alla musica, è “Midnight Blue” di Tobias Bernstrup, pittore-musicista di Gothenburg apparso negli ultimi dieci anni attraverso comparsate sporadiche, limitatissime nella tiratura e sempre strettamente legate al sottobosco creativo della musica retro. Il suo fine è quello di mettere in relazione musica ed arte ed infatti “Midnight Blue” è racchiuso in una copertina che già da sola varrebbe l’acquisto: ad essere immortalata la mitica Ferrari Daytona, la stessa che figurava nelle prime serie di Miami Vice. Ma lo svedese ha altre carte da giocare. La title-track, “Midnight Blue”, appartiene alla scuola romantic-wave che un tempo era assiduamente frequentata da bands come Human League, Alphaville, Orchestral Manoeuvres In The Dark, Visage, Yazoo e The Rockets giusto per citarne qualcuno. Quasi un remake della stessa invece quel “Behind The Wheel”, in cui ogni riferimento al classico dei Depeche Mode è davvero infondato. E poi “Into The Night”, lievemente più scuro ed ombroso, perfetto per chi è alla costante ricerca di materiale nuovo da inserire nella collezione vinilica iniziata nei primi anni ottanta. Falco Invernale Records, dietro cui armeggia Makina Girgir, entra così a pieno merito nella rosa delle labels che desiderano dare manforte ad un movimento che non è affatto morto come qualcuno potrebbe credere. Potenziate dal tocco finale di Mark Verbos (lo stesso che più volte ha aiutato Gabe Catanzaro nei suoi esperimenti italodisco), le tre tracce vedono luce su un vinile azzurro la cui tiratura si ferma alla copia 325.

-Rude 66 “Sadistic Tendencies” (Crème Organization): dopo quindici anni di onorata carriera ed un corposo numero di 12″ rilasciati su etichette più o meno note (Acid Planet, Djax-Up-Beats, Silver, Vynalogica), Ruud Lekx incide il suo primo album, annunciato almeno da due anni ma completato solo di recente. A pubblicarlo è la Crème Organization, label che gravita intorno a quel piccolo-grande mondo chiamato Clone insieme ad altre realtà affermate nell’underground quali Bunker o Viewlexx. “Sadistic Tendencies”, come dichiara lo stesso Lekx, inizia lì dove si era concluso “Black Sabbath (The Three Faces Of Fear)” del 2005, snocciolando il meglio di una electro spesso definita ‘horror’, vista la sua attinenza alle soundtracks di film d’orrore di altri tempi, alternata ad un suono più meccanico innalzato su ritmi cubici, vocoders e puliti basslines modulati in analogico. Il mondo di Rude 66 è scuro, ombroso, frequentato da creature sadiche e sinistre ma vogliose di ballare al ritmo di “As”, “The 1000 Year Storm” e “Angst Bleibt (Ein Bisschen Kurzer)”, tutte create in uno studio analogico al 100%.

-The Fascination Movement “0.5” (Aube Records): il debutto per The Fascination Movement si compie su una delle labels più interessanti e coraggiose degli ultimi tempi, la Aube. Legata indissolubilmente al movimento new-wave, l’etichetta di Düsseldorf continua a credere in uno stile retro che, nello specifico in “0.5”, tende a centrifugare al suo interno diverse scuole di pensiero. In “Just Pretend” ad esempio, su un riff simile a “French Kiss” di Lil’ Louis si innestano liriche alla New Order e Depeche Mode, su “Radio” invece si continua a parlare la lingua della sempre attuale new-wave che, seppur con quasi trent’anni sulle spalle, sembra sempre giovane. Lampi funk poi illuminano “Down Again” e referenze italodisco e rock danno colore a “Runaway”. E’ questa la new-wave del 2000.

-Mijk Van Dijk “Xmas Carols EP” (Blu Fin): release tipicamente natalizia per la label di Colonia, spalleggiata nel suo #051 da Mijk Van Dijk, tra i nomi più statuari della dance tedesca. Alla sua terza esperienza con l’affermata etichetta diretta da Andrea Engels, il dj-producer realizza l’ottima “Sweeter The Bells”, un sognante costrutto nato lì dove si congiungono la techno moderna e la neo-trance, entrambe modulate su linee melanconiche rammentando quel che potevamo ascoltare nei dischi di Kiko tra 2000 e 2002. “Twinkle Star” è invece una sorta di jingle-bell del post-millennio, il brano che riesce a far sorridere mentre ci si agita sotto le accecanti luci stroboscopiche. Consideratelo il regalo che il buon Mijk vorrebbe farvi trovare sotto il Tannenbaum.

-Fancy & Spook “Extended Peril” (Heatray Records): ad oltre due anni dalla loro ultima apparizione, il duo di Glasgow che punta tutto sul volto più underground della electro torna a colpire attraverso la propria Heatray. Le quattro nuove tracce sembrano tutte chiaramente influenzate dalla ‘scuola anfibia’ di Stinson & Donald, recentemente immortalata da artisti come DMX Krew, Faceless Mind e Gosub giusto per citarne qualcuno. Si tratta di una sequenza musicale un pò tetra, somigliante a vecchie cose della svedese Stilleben, altamente futuristiche nella scelta dei suoni, meccaniche nella loro costruzione ritmica e cibernetiche a sufficienza per essere annoverate a pieno titolo nel nuovo filone post-drexciya. Electro in slow-motion.

-Terence Fixmer “Fiction One EP” (Planete Rouge): la globalizzazione della musica elettronica ha interessato e coinvolto più o meno tutti e così anche Terence Fixmer, un tempo alfiere del movimento nu-ebm e noto nel mondo per il suo ego sonoro decisamente battagliero, tende a mimetizzarsi nel panorama europeo ormai quasi completamente piatto ed omogeneizzato. Il nuovo EP su Planete Rouge non divide nulla col passato e sembra voler indicare la nuova strada per il producer di Lille. Ritmi soffusi, suoni dosati con parsimonia, energia usata col contagocce: queste le caratteristiche delle quattro tracce che, seppur supportate da nomi di rilievo, mi lasciano alquanto confuso ed interdetto. Se anche uno come Fixmer, che ha costruito la sua carriera e la sua immagine su uno stile personale e un tempo distinguibile in mezzo a mille, getta la spugna qualcosa vorrà dire. Il primo decennio del Duemila chiude un’epoca e sbarra la strada anche a chi avrebbe voluto essere diverso dalla massa. E ciò, per un’arte come la musica, non è affatto rincuorante.

-Moog Conspiracy “Ground Zero” (Elektrotribe): con “Ground Zero”, che forse vuol rammentare la tragedia dell’11 settembre 2001, ci è dato sapere che dietro Moog Conspiracy ‘armeggia’, oltre a Romain Favre anche David Szauder alias Mr. Monkeypresso. La loro sinergia dà ancora ottimi risultati attraverso una minimal-techno assai visionaria, a tratti lancinante, avvolta nelle tenebre e spesso abbracciata all’ambient più emozionale. Oltre a quattro tracce in pieno stile Moog Conspiracy presenziano anche due remix di “Dishy You”, realizzati rispettivamente dal tedesco Breger e dall’inglese Alex Tomb. La mia preferenza cade su quest’ultimo, più cristallino nei suoni e più onirico nella stesura.

-Legowelt “Dark Days 2” (Strange Life Records): che Danny Wolfers fosse instancabile l’avevamo capito da tempo, ma capita di rado che un artista riesca a pubblicare, così tanto velocemente, singoli ed albums di una certa fattura. Il musicista di Den Haag infatti è lontano anni luce dalla dozzinalità tipica di chi produce musica per venderla come se fosse farina o pomodori pelati: il secondo atto di “Dark Days” (il primo aprì il catalogo Strange Life quattro anni or sono) è fatto di quattordici tracce prodotte tra 1994 e 2008 che cavalcano l’ambient, l’experimental e l’electro più vicina al mondo della cinematografia. Quattordici brani, quattordici viaggi, quattordici visioni che siglano la maturità dell’artista balzato sotto i riflettori internazionali nel 2002 per “Disco Rout” e poi tornato intenzionalmente ad operare nei meandri dell’underground più vivo, vero e passionale.

-Sneak-Thief “Zmaj EP” (Lunar Disko): un buon momento per Michel Morin che riesce a trovare sempre la giusta strada per la pubblicazione della sua musica. Dopo l’avventura sull’australiana M Division, rieccolo all’opera su Lunar Disko, neonata struttura nata in quel di Dublino. La title-track, “Zmaj”, è la ‘solita mistura’ (in senso positivo) che l’artista riesce a forgiare per ogni sua apparizione discografica, ovvero un incrocio tra echi italo e dark disco, un mix tra funk ed ebm, sempre molto virtuoso nell’avvicendamento armonico. Il canadese, infatti, fa suoi i tasti bianchi e neri della tastiera dimostrando un’abilità tecnica ineccepibile. Il remix di Mr. Pauli (Viewlexx, Clone) è più rotolante e gommoso, pronto a rimbalzare su paratie funky. Il lato b si apre con “Not A Ghost”, in cui vengono conficcati i blip di “Da Da Da” (Trio) in un flusso romantico ed un pò dormiente, ma perfetto per chi ama fluttuare sui sogni. Chiude “Love & Modulation”, spassionata electro-disco-retro nata sull’incastro tra le linee solari dell’italodisco e le più gotiche membrane noir alla Cabaret Voltaire. Un esordio da brivido per la Lunar Disko, ma limitato alle 500 copie.

-Cosmopolis “Cosmopolis Theme” (Rush Hour Recordings): un progetto decisamente degno di nota questo Cosmopolis, edito dall’olandese Rush Hour di cui abbiamo parlato più volte in passato (soprattutto per Aardvarck e Comtron). “Cosmopolis Theme” è un brano che attinge dal bagaglio detroitiano ma che, nel contempo, lo trasfonde su referenze italo. Il sequenziale boom poi fa da collante ed ammicca, in modo inequivocabile, alla hit dei Trisco di quasi dieci anni fa (“Musak”). Il lato b ci offre un buon remix di Yuro & Trago, altri consolidati alfieri della label di Amsterdam, che invece va a smuovere toni più plastici e quasi rinfrangenti. Synth-lines lucide ondeggiano sui ritmi binari creando un particolarissimo effetto ibrido tra old e new school.

-Nils Nilson “Erntezeit” (Pocketgame): nata nel 2001 e nota per le sue pubblicazioni rigorosamente in formato picture disc, la tedesca Pocketgame taglia il traguardo della decima uscita modificando ulteriormente il suo indirizzo musicale. Protagonista è Nils Büsch, nella scuderia Ostwind (tra le vere anticipatrici tedesche della corrente minimal-techno), con un brano che rivitalizza quello che di solito si ascolta nei dischi di Loco Dice, Luciano o Steve Bug, ossia l’incrocio tra linee melodiche quasi esotiche e ritmi deep-house. Il remix dell’attivissimo Dylan Hermelijn alias 2000 And One non è altro che un brulicante viavai di intricati loops posizionati sulla strada della classica tech-house teutonica, quella che oggi appare come la più naturale prosecuzione al fenomeno del neo-minimal. Lo troverete sia nella versione ‘normale’ che nel più ricco ‘premium pack’ con allegato l’adesivo, il cd e il poster.

-Den Haan “Nightshift/Theme From Den Haan” (Dissident): veloce quanto coraggiosa, la Dissident prosegue la sua saga rigorosamente in vinile single-sided. Pubblicare progetti alimentandoli con la completa assenza di informazioni è una delle primarie caratteristiche di questa scuderia artistica che oggi accoglie anche Den Haan (ossia il duo formato da Matthew Aldworth aka Crème De Menthe, ed Andrew Gardiner), autore di due funamboliche tracce. La sorridente “Nightshift” strizza l’occhio ai bassi hi-nrg alla Bobby Orlando coadiuvati nel percorso da melodie galliche (sembrano proprio cornamuse) e da un cantato davvero italodisco. Simile il contenuto di “Theme From Den Haan”, in cui basso (simile a quello di “The Night” di Romina Cohn, 2002), ritmo e melodie sono i tre elementi fondamentali da cui si sviluppa il mondo sonoro a cui Dissident è legata. Cercatelo, giacchè non sono previste ristampe.

-Beppe Loda “Typhoon” (Synthonic): Giuseppe Loda è tra i dj’s storici che l’Italia può vantare insieme a Daniele Baldelli, con cui peraltro divise l’esperienza al Cosmic e l’aver innestato quel particolare processo evolutivo che portò alla nascita della musica afro. Da sempre schierato contro la musica commerciale e tutte le nefandezze che il mercato musicale propina con l’unico scopo di fare business, Loda palesa il suo ego sonoro nella compilation (selezionata ma non mixata) dedicata al mitico Typhoon di Brescia con una tracklist che è una vera retrospettiva a ciò che fu. Un lavoro (disponibile in cd e doppio vinile) che rende omaggio ad un club divenuto vera sorgente di stili ed epicentro di avanguardistiche tendenze musicali scavando negli archivi della memoria e tirando fuori gemme senza tempo di Tones On Tail, Polyphonic Size, Chris & Cosey, Modern English, Egotrya e moltissime altre. Storico, senza ombra di dubbio.

Electric christmas and eclectic new year

DJ GIO MC-505

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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