Michael Van Der Niewendijk, noto come Mijk Van Dijk, è uno dei nomi leggendari del panorama techno-trance tedesco sul quale la Germania ha contato molto negli anni novanta. All’invidiabile discografia nella quale imperanti sono progetti come 9-10-Boy (con Tanith), Imkerei Rob & Mijk Van Dijk (con Robert Babicz), K-Jim + Y-bot (con Tobi Izui), Marmion (con Marcos López) ed Ultra-Takkyu vs. Mijk-O-Zilla col mitico Takkyu Ishino, s’aggiungono ora svariate novit� iniziate a germogliare sin dallo scorso settembre quando, sulla Kling Klong di Martin Eyerer, è uscito il “Closer E.p.” raccogliendo non pochi consensi. In questi giorni appare, sulla Blu-Fin di Colonia, “Denn Es Ist Wie Es Ist, Weil Du Bist Wie Du Bist E.p.” che gode di un’ottima masterizzazione a firma del gi� citato Eyerer. Dicembre invece vedr� la pubblicazione, sulla Circle di Alex Flatner, di “Bassfood E.p.” grazie al quale Mijk torna a collaborare con l’amico Ali ‘Namito’ Khalaj a cinque anni dal potente “Härter” finito nelle grinfie della Confused di Huntemann e Jan Langer. Il disco conterr� anche un rework firmato come Plato. Sul fronte remix Mijk partecipa allo Start-Ab-Contest (insieme ad altri vip come Chris Liebing, Kaiser Souzai e Marc O’ Toole) realizzando, in soli due giorni, la versione per la giovanissima star scozzese Sandi Thom. Nella veste di Plato invece firma un rework per Mowbray & Sullivan (i due alfieri della Four:Twenty) e la loro “Embrace Obese Bass” presto sulla Big & Dirty Records. L’ultima news riguarda l’ingresso di Mijk Van Dijk nella International Deejay Gigolo: ad incuriosire Dj Hell è stata la traccia “Jack Your Ass” (che rielabora i tratti della polverosa chicago-house) firmata insieme all’amico Dj Rok. Il disco, #205 del catalogo, sar� in vendita dal prossimo gennaio. Nel contempo il tedesco si è chiuso in studio con Dj Hell per il remix (gi� finito sull’australiana Modular ma presto ripubblicato in Europa) di “I Go Hard, I Go Home” del duo The Presets e in veste di collaboratore per il terzo volume della “Misch Masch Compilation” che la Fine Music rilascer� ad inizio dicembre.
-Shitcluster “Bitslutch” (Bunker): ‘una narcosi aliena che induce all’overdose di ketamina’: queste le parole scelte da Guy Tavares per descrivere il #059 della sua label che, col passar dei mesi, pare sempre più lontana dalla dance e più conforme all’experimental ed abstract di netto taglio dark. E’ il caso di questo 12″ fatto da sei tracce (senza titoli) che spaziano dall’oscurit� più tenebrosa alla penombra sinistra tipica dei film horror. Un lancinante ritorno per il collettivo degli Shitcluster, tra i godfathers dell’industrial di Den Haag.
-Alex Bau “Credo” (Elp Medien): non nato con l’intento di replicare “Connected” edito nel 2004, “Credo” è il nuovo full-lenght di Alex Bau, risultato dell’unione delle tracce apparse in cinque mix vinilici voluti dalla Elp di Marco Carola e Corrado Izzo. Il ‘collector box’ (dalla stampa limitata a 500 copie) consta così di undici tracce dai suoni attuali che però non rinnegano l’amore per il groove che un tempo rappresentava la colonna portante nei dischi di Bau. I sub-bass gonfiano i woofers delle casse, i suoni striduli fanno sudare freddo i tweeters e le soluzioni creepy traghettano verso sponde trendy lasciando emergere ricordi deep-house, beats sincopati e movimenti frenetici. La password per introdursi in questo full-lengt è proprio ‘groove’, il primo ed unico credo di Alex Bau.
-Atomizer “Japanese Disco/Kiss Kiss Bang Bang” (Nag Nag Nag): anticipando di qualche giorno il primo album “Rubber Youth” il duo londinese (simbolo indiscutibile della scena electroclash britannica) incide il #004 della propria label. Assieme a Mr. No propongono “Japanese Disco”, un incisivo anthem in 4/4 costruito sulla fusione di techno ed electro incorniciate da splendenti refreins d’impostazione trance. Sul lato opposto invece “Kiss Kiss Bang Bang” reinterpretazione del classico degli Specimen che fu gi� rimaneggiato quattro anni fa dal nipponico Mutron (“Rotten Zipangu” su Dekathlon). L’effetto si fa simile, meno sci-fi e più techno, con forti richiami alla dance anni novanta.
-Boris Divider “La Hora De Las Maquinas” (Drivecom): accanito sostenitore dell’electro old-school, il madrileno Boris Divider si fa spazio grazie a releases piazzate su blasonate labels come MSX, Satamile e la Psi 49 Net di Anthony Rother. Il suo stile, che tende a rappresentare in musica la visione di una societ� automatizzata e controllata dalle macchine, trova modo di esporsi in questo album in cui la dark-electro tende la mano all’hip-hop e all’ebm. Tra le più intriganti trovo “Mundo Conectado” (con cui si riscopre un pò di sano break alla Mandroid), “Evolucion” (che pare un Alek Stark più scuro), “Reaccion En Cadena” (che ripesca le atmosfere di vecchie pellicole horror) ed “RS-232” che mette sul piatto le misure asincroniche tipiche del mondo Kondi. Il tutto sulla sua Drivecom che consiglio di tenere a portata d’orecchio.
-Max Mohr “Trickmixer’s Revenge” (Playhouse): quello di Max Mohr è il disco ideale per chi oggi ama i suoni sintetici arrotolati su misure basiche. Se “Diamanten” lascia uscire dalla porta un’organica minimal-deep “Assonja Swynja” assomiglia tanto alla techno di altri tempi potenziata dall’intrusione di bizzarrie sonore. Il senso di suspance pervade la spettrale “Spellbound” mentre il pop sale sulle scale di “Lucky Go Wild” che si pone come ponte per ricordare la rave dei novanta naturalmente rallentata. Ai più esigenti consiglio la viaggiosa dub di “Schaben” mentre i più modaioli troveranno conforto in “On The Run”, idealmente posta tra le classiche cacofonie del momento e l’essenza post-techno. Poi la lunar-house di “Old Song” e lo spazio senza fondo ritratto da “In The Woods”, la bonus track che pare una vera colonna sonora cinematografica.
-Plus Device “Puncture” (Hefty): pare che si tratti di un duo proveniente da Detroit e, a giudicare la musica del loro primo lp, nessuno potrebbe contraddire tale tesi. Le ispirazioni vengono dall’altrettanto misterioso Drexciya (svelatosi solo la prematura scomparsa nel 2002) e dalla miriade di progetti di Gerald Donald (Japanese Telecom, Dopplereffekt, Der Zyklus, Arpanet, Glass Domain) mostrandosi attraverso una corposa sequenza di tracce sotto le quali si raduna la trama dell’underground che palpita attraverso battiti essenziali delle drum-machines e nostalgiche melodie. Bilanciato perfettamente tra il pop d’avanguardia e l’antimodaiolo, il disco lascia uscire dai solchi tracce di rara bellezza che raccontano in modo emblematico la musica dei Plus Device, ideale punto di riferimento per tutti coloro che amano sperimentare ogni azzardo pur di mostrare qualcosa di nuovo e sempre piacevole.
-Alex Visconti “As One” (Electricity): “As One” taglia il nastro inaugurale di Electricity, la label del dj lombardo che non ha mai tenuta nascosta la passione per gli anni ottanta. Ciò è reso palese dall’Original scandita da riferimenti electro ed italo-dance. Più connessa alla materia electro-house è invece l’Italoreverse Mix che, in taluni punti, scende nel territorio deep attraverso pads romantici. Sul lato b i remix di Diego Montinaro e del grande Fred Ventura: il primo si avvicina alle sponde del modaiolo minimal pur incorporando l’italo in sordina, il secondo scala il monte dell’electro attraverso beats old-school e basslines tinteggiati d’acid. Un disco che incastra, come le facce del cubo di Rubik, la voce del pop col meccanicismo dell’electro senza mai perdere di vista la qualit� .
-Psyche “Unveiling The Secret” -remixes- (Electronic Corporation): 400 le copie previste per questo 12″ che riporta sotto la luce dei riflettori la musica dei fratelli Darrin e Stephen Huss uniti, sin dal 1982, nel progetto Psyche. L’iniziale combinazione sonora, tra soundtracks di horror-movies ed electro, ha valicato i confini dell’Alberta (Canada) per approdare alla francese New Rose Records che nel 1986 pubblicò la pietra miliare “Unveiling The Secret”. A vent’anni viene tirata fuori dagli armadi e riletta, in quattro fantasmagorici reworks, da Rude 66, Interfunk, Mas 2008 e Beta Evers. Imbarazzo della scelta su quale proporre visto che tutte, pur rinnovandone lo stile, non hanno snaturato la vena originale. Prestate attenzione anche all’album “Unveiling The Secret 2.0” (su Endless) che abbraccia anche altre stupefacenti rivisitazioni ad opera di Christian Piotrowski, The Rorschach Garden, Chinese Theatre, Jenny.exe, Tapeworm, Bastards Of Love e Dj Ram.
-Sven Väth “The Sound Of Seventh Season” (Cocoon Recordings): inaugurata nel duemila attraverso un sound che si immergeva maggiormente nella techno, la saga “The Sound Of” arriva alla sua settima stagione. Il sapore è quello della minimal-techno che il guru della dance elettronica tedesca propone ormai da oltre un anno a questa parte. Nei due cd’s così s’incrocia la musica di Deetron, Raudive, Misc., Audion, Agoria, Dominik Eulberg, Joris Voorn, Jesse Somfay, Cobblestone Jazz, Roman Flügel ed altri ancora. Da non tralasciare “Hey” di Ichundu (nuovo progetto messo in piedi dai fratelli Tiefschwarz) e l’inedito di Guy Gerber intitolato “Belly Dancing”.
-Liberto “Lullaby” (Klik): album di debutto per il greco Lefteris Kalabakas, nome entrato con prepotenza nelle top-charts di svariati dj’s di levatura internazionale grazie al recente “Contra E.p.” (su Nuevo). “Lullaby” guarda il segmento della progressive-house che, in questo caso, profuma anche di trance che decora riccamente i tappeti sonori di pezzi come “Introducing (Objects In Mirror Are Closer Then They Appear)” e “Plus Something”. Per il resto si assiste ad uno sfoggio di ritmiche che passano dalla misura quaternaria al downbeat raggiungendo soluzioni epiche, lidi dub e sequenze crispy. Eleganza e raffinatezza sono le qualit� principali del disco finemente completato da ideali decorazioni musive tradotte in musica da influenze polistilistiche.
-Ivan J “Corsico E.p.” (LDP Digital): release (digitale) #017 che, sfatando la solita sfortuna legata al numero, segna il ritorno di un promettente artista italiano che avevamo gi� incrociato in “Minimal Toolz”. Il suo sound si mette a cavallo tra electro, techno e house sfoderando contenuti un pò osè in “Chick” e sfidando le mani del pianista più virtuoso in “Tech Inside” con un refrein alla Romboy. Sul finale poi arriva la tonante “Curiosity” che mostra una chiara ispirazione dal sound electro-house esportato con successo dalla Germania. Nulla di nuovo a livello stilistico ma sicuramente un ottimo jolly da giocarsi a centro serata.
-Human Resource “Dominator [Is Hell The One And Only Dominator ?]” (International Deejay Gigolo): ennesimo rework per il classico del 1991 pubblicato da un’allora florida R&S, la stessa per cui Hell firmò la primissima esperienza discografica (“My Definition Of House Music”, 1992). Il sound guarda (prevedibilmente) l’old-school, il fenomeno fortunato detto zanzarismo e il revival che avvicina la techno alla prima hardcore di Rotterdam. Tutto questo viene potentemente scandito dall’inconfondibile pasta del Juno 106 attraverso il quale Hell rilancia un anthem leggendario che ha gi� fatto ballare milioni di ragazzi nei raves organizzati lo scorso decennio. Musica del passato riflessa nel futuro.
-Nomenklatur “Switch Lifes E.p.” (Elektrofon): terza apparizione per Nomenklatur (duo formato da Olivier ‘Mitch’ Brucker ed Olivier ‘Lab Insect’ Rossi) che affida le sue creazioni ancora alla gothic-electro ed ebm-techno. “Hell Of A Woman” prende immediatamente i colori spenti tipici del mondo dark riletto in chiave moderna e scandito dalla cassa in quattro, melodie tetre e suoni industriali mentre la più completa “Our Silence Is Death” ondeggia sul tempo di una vaga italo-disco opportunamente rivista e corretta attraverso i suoni della techno francese (senti Kiko, David Carretta, Al Ferox) che continua a grondare energia. Il tutto evoca il mondo della musica dark anni ottanta che Elektrofon ha spesso riverberato attraverso le sue non frequenti ma incisive produzioni.
Electric greetz