Correva il 1976 quando i dj’s americani Bob & Tom infiammavano la pista della Baia Degli Angeli col sound afro-disco-funk. Poi ci pensò il nostro Daniele Baldelli a reintrodurlo nel Cosmic presso Lazise (sul Lago Di Garda), il mitico club che per primo ha favorito la diffusione di un sound assestato tra gli 80 e i 105 bpm e fatto da un mix di funk, soul, afro e disco. Passato alla storia come ‘cosmic-sound’, oggi è oggetto di continue reinterpretazioni (Hans-Peter Lindstrøm, Prins Thomas, Munk, Headman, The Glimmers giusto per citarne qualcuno) e ripescaggi più o meno riusciti. Tra i più azzeccati ed indovinati c’è sicuramente “Elaste”, il progetto che riporta a galla la cosiddetta Slow Motion Disco tanto in voga tra la fine degli anni settanta e i primi ottanta. Ad idearlo è il tedesco Mooner, autore assieme all’amico Zombie Nation del fortunato “Kernkraft 400” (1999), protagonista del progetto Club Le Bomb nonchè fondatore della Erkrankung Durch Musique Records. In “Elaste”, disponibile sia su vinile che cd, ha creduto ciecamente anche Michael Reinboth della Compost, sicuramente non nuova a questo genere musicale (basti pensare infatti alla serie Black Label fatta prevalentemente di italo-disco-funk). Primo ad uscire è l’e.p. 1 che propone tre gemme che Mooner ha recuperato da un lontano passato. Dalla superhit del 1980 “Dance On The Groove (And Do The Funk)” di Love International al remix di “Mystery Man” firmato da Clive Stevens & Brainchild costruito sulle classiche percussioni dell’afro. Trova spazio anche “Oriental” di Peru, memorabile anthem prodotto nel 1983 dalla band olandese nella quale militava l’allor emergente Rob Papen (oggi uno dei più accreditati programmatori di software musicali) ed ispirata dal sound nipponico degli indimenticati Yellow Magic Orchestra. Per sostenere l’interessante progetto lievitato sull’ascolto di musica spesso dimenticata sui banchetti di mercatini dell’usato, Mooner ha organizzato anche una serie di serate in compagnia di artisti come Alexander Robotnick, Kottan e Miss Le Bomb.
-Datafreq “Fun For The Whole Family” (Das Drehmoment): il canadese Dave Rout è un vero patito della tec(h)nologia vintage fatta di strumenti e videogames d’altri tempi. Da queste due direttive nasce l’album “Fun For He Whole Family” pieno zeppo di intrusioni new-wave ed electro mai intese come pedestri emulazioni della celebrata sid-music. In brani come “Scene Machine” e “I Desire” infatti le geometriche melodie s’incastrano in assetti synth-pop con testi passati nel vocoder e in disegni di basso tendenzialmente 80’s. Rimembranze alla Alek Stark si fanno sentire in “Arcade Junkie” e “Claudia Bruckens Lips” (forse dedicata alla Claudia Brücken dei mitici Propaganda ?) che fa l’occhiolino all’electro finnica raggiunta poi dall’incisività ruvida impressa in “Deadman Control” che lascia riaffiorare gli schemi adoperati dal primo Carretta. Per questo accessibile album si mette mano a vecchi Korg e Roland sapientemente abbinati a Nintendo Gameboy, uno sgangherato Atari 2600 e a varie versioni del celebre Speak & Spell. Vero modernariato elettronico quindi che pulsa nelle note malinconiche della vecchia new-wave e nei tipici bassi ottavati della dance di venti anni addietro.
-Zok Zok “No 7” (Zok Zok): dopo l’attacco a Ferris MC (nel #03.5) Zok Zok (ovvero Fabian Feyerabendt, Stefan Küchenmeister & Benjamin Weiss già noti come Tok Tok) ne combinano un’altra delle loro. In questa nuova strampalata occasione il tributo è per la nostra Italia uscita vincitrice dai Mondiali di Calcio. Dalle tre tracce senza titoli emergono omaggi a Del Piero, Cannavaro, Totti, Buffon, Zambrotta, Grosso, l’italo disco, Gianna Nannini, la Lancia e ai clubs di Rimini. In particolare puntate sulla b1, curioso rifacimento di “Azzurro” di Celentano (ma scritto da Paolo Conte), brano su cui i tedeschi (Boris Dlugosch e Michi Lange) misero le mani già nel 2000 avvalendosi del contributo vocale di Fiorello. Viva l’Italia.
-Martin Matiske “Blackout E.p.” (International Deejay Gigolo): a quattro anni dal fortunato “Stars & Galaxy” il giovanissimo Martin Matiske (che a soli 11 anni ha suonato all’Ultraschall insieme a Dj Hell) ritorna con un disco chiaramente ispirato dall’electro di Detroit. Da “Blackout” vengono fuori materie acide e lisergiche che paiono scorrere sull’olio per finire in meccanismi perfettamente allineati al mondo cibernetico di androidi e cervelli racchiusi in microchips mentre con “Japanese Science” si smuovono itinerari robotici e linee di synths melanconiche perse nei meandri di un beat old-school e di qualche sample ‘preso in prestito’ da “Rising Sun” di Japanese Telecom (Intuit Solar, 2002).
-John Acquaviva “Acquaholic Vol. 1” (Great Stuff): il mix-cd dell’italo canadese (fondatore della mitica Plus 8 assieme all’amico Richie Hawtin) è forgiato essenzialmente su un combo electro-house, mai troppo esplicitamente minimalista e piuttosto commerciale per la scelta dei suoni. Partendo dalla riedizione del classico dei Whirlpool Productions, “From:Disco To:Disco”, ad opera di Mike Monday si raggiungono pezzi di Jon Kennedy featuring Tasha, Eyerer & Chopstick, Swen Weber, In-N-Out (ovvero gli spagnoli Amo & Navas), Coburn, The Knife, Oliver Huntemann & Winter featuring Xenia Beliayeva e “Posing As Me” di un ritrovato (e rinnovato) Umek. All’appello non mancano le più recenti produzioni dello stesso Acquaviva come “No Fear” firmata assieme a Tobias Lützenkirchen (il remix è di Trick & Kubic), “Sugar Fix” composta con Ramon Zenker e “Feedback” con cui si tira in ballo l’italiano Stefano Miele alias Madox.
-Dj Tonio & Olivier Giacomotto “Truc” (MB Elektronik): così la label di Marco Bailey arriva al suo #029 rispolverando il sound di una coppia francese (figura chiave della techno pirenaica) che qualche anno fa si faceva sentire con una maggior frequenza. “Truc De Dingue” mischia electro e techno con un ormai classico basso in controtempo con la cassa e con prevedibili leads importati dalla trance; “Truc De Oef” invece corre su grooves più spediti e corrosi da incisivi refreins funk che, nella parte centrale, stridono e tirano giù i soffitti delle dancefloors.
-Care In The Community & Cutty Ranks “Limb By Limb/Badness” (Super Charged): per il suo diciassettesimo episodio la Super Charged di Brigthon tira fuori un disco che porta una ventata di novità nel campo del breakbeat. “Badness” infatti introduce nel mondo delle battute sincopate delle presenze acid e dark davvero graffianti. Altrettanto valida l’alternativa proposta sulla b side, quel “Limb By Limb” che infila la dark-techno nel reggae. Una fusione curiosa che si adatta bene al clima spensierato tipico dell’estate in corso.
-Phonogenic “Panomeno E.p.” (Dance Electric): arriva da Tampere (Finlandia) il bravo Tuomas Salmela alias Phonogenic, ben conosciuto per releases su 20:20 Vision, Pokerflat e Moodmusic adorate, nel corso degli ultimi cinque anni, da personaggi come Pete Tong, Sasse, Jori Hulkkonen, Danny Tenaglia, Layo & Bushwacka!, Steve Lawler e molti altri. L’approccio alla giovane Dance Electric avviene con un pezzo, “Panomeno”, che ha il retrogusto più del funk elettronico che di un classico post-house nonostante l’abituale stesura e i prevedibili cambi basso-cassa. Simile, ma a mio parere meno efficace, “Equality Now!”, più bleepy nella scelta dei suoni, seguita a ruota da “Digi4eva” che rientra nella canonica formula di house elettronica coi basslines che si contorcono sul beat.
-The Presets “Are You The One?” (International Deejay Gigolo): è questo il primo singolo estratto da “Beams”, il full-lenght del duo australiano recentemente entrato nelle grazie di Hell. Con l’Original si riscopre l’electroclash inglese nata a cavallo tra rock e dance mentre col remix di Simian (proveniente dal mondo Ed Banger col fortunato “Never Be Alone” firmato assieme a Justice) ci si ficca in un ambiente più elettrico dai tocchi bleepy e dal sapore house-retro scandito dai leads new-wave. La voce viene confinata in angusti cantucci nei quali fanno apparizione anche presenze afro e funk.
-Age Of Broken Mind “Blood & Shit” (Emotive): titolo forte per la nuova apparizione dei fratelli Lucio e Giuseppe Carpentieri questa volta nascosti dietro il progetto Age Of Broken Mind. L’Original schiera in prima linea elementi electro-techno da ballare a perdifiato abbinati ad una linea vocale molto electroclash britannica (senti Atomizer o Punx Soundcheck). Più vicino ai canoni italici è il Lucio & Pep remix imperniato su ipnotici refreins e suoni grattugiati. Bonus-track del progetto è la già nota “Free Trip To The Fullmoon” (di cui parlai già in Electronic Diary #088) forgiata su un’irresistibile fusione tra electro, techno e rock. Da suonare ad alto volume a tutti quelli che avevano dato per morto questo filone tanto in voga tra il 2002 e il 2004.
-Hrdvsion “Gary White” (Wagon Repair): per la seconda apparizione su Wagon Repair Hrdvsion (ovvero Nathan Jonson, fratello minore del più noto Mathew) trova la massima linfa ispiratrice nella techno del decennio passato. Pochi i punti di contatto con l’abstract e la jungle di “25 Cents” (2002) che ora lasciano spazio ad una techno contaminata da strutture fantasiose derivate dall’astrattismo di Squarepusher ed Aphex Twin. Tra le più efficaci “Scared This Won’t Be Here Forever” dichiaratamente contagiata dal noize e “Rely On Computer” che fa leva su lievitazioni hypno-acid particolarmente apprezzabili col pitch a +8.
-Cor Fijneman & Mark Norman “80 Days” (Black Hole): lasciandosi ispirare dal popolare romanzo scritto da Jules Verne nella seconda metà dell’Ottocento, l’olandese Black Hole dà avvio al progetto “80 Days”. Ad essere impegnati in una pazza corsa attorno al globo però ora non è più Phileas Fogg, l’eccentrico gentleman inglese, bensì Cor Finjeman e Mark Norman, due nomi che il panorama della trance conosce già molto bene. Sono loro che mixano, in due cd’s, tracce di Gabriel & Dresden, A Boy Called Joni, Marc Van Linden, Marco V., JDK, Perasma, Alex Gold, Way Out West, Fabb X, Tom Porcell, Midor, e Progression. In rilievo “Los Angeles” di F.L.U.I.D. ricostruita da Ton TB che i più accaniti sostenitori ricorderanno per lo storico progetto Three Drives On A Vinyl. Nella lussuosa confezione trova spazio anche un poster che nella veste grafica ricorda le locandine cinematografiche ed un ticket che, attraverso la sua password, darà libero accesso ad una serie di gadgets ed iniziative promosse dall’80 Days Tour. Una vera ‘trappola’ inevitabile per gli amanti del suono trance.
-JD “Full One/Maya” (Inminimal): una nuova label ai nastri di partenza: trattasi della Inminimal che contribuisce nell’ingrandire ancor di più il vasto e variegato scenario musicale partenopeo. Al mixer c’è JD alias Dario Giuliano, autore di una doppietta di groove-minimal niente male spesso intersecato a suoni mentali e spunti trance. A coronare questo #001 è il remix del bravo Tom Clark (della Highgrade) che regala un lungo trip ossessivo a cavallo tra minimal e techno con alcuni suonini che mi riportano alla mente le vecchie produzioni dell’ormai dispersa BXR.
-Alexi Delano pres. A.D. 1010 “Stories Of An Alien Brother” (Harthouse): giocando a fare il capitano di una navicella spaziale vagante per lo spazio Delano narra le storie di un ipotetico fratello alieno che guarda la Terra dall’alto, che osserva il comportamento dell’uomo di fronte alle situazioni più varie, che ascolta la musica venuta fuori dall’electro dei Kraftwerk (“Understanding”, “Laser Beam Dream”, “Alpha Data”) o dalla techno di Jeff Mills (“Can You Compute?”, “They Are With Us”). Nessuna barriera quindi per il cileno trapiantato in Svezia che si diverte a separare le dodici tracce di “Stories Of An Alien Brother” con undici microtracks che paiono estrapolate da un moderno “Guerre Stellari”. Il lavoro si chiude con “If One Day…”, ipotetica visione di quel giorno in cui i cosiddetti marziani, ritratti dalla fantasia umana come esseri verdi e dalle forme più stravaganti, metteranno il primo piede sulla Terra.
-Octogen “Ligrgirl E.p.” (Soma): titolo da ‘Pagina della Sfinge’ per Marco Bernardi che inaugura il progetto Octogen. Electro-soft con “Save Your Saviour” mentre la macchinosa “Ligrgirl” trascina fuori una melodia malinconica avvinghiata ad intricati intrecci electro. “Mio Bel Figlio Lucca” schiera in prima linea un passionale esperimento di pura glitch-house e poi “Numbers & Notes” dalla quale emergono rilanci trance sui tipici beats spiegazzati di Bernardi, quelli già filtrati da progetti come “Morpheusis”, “Sigmunds Day Out” e dal recente “Welcome To My World”.
-Soda Inc. “Inner Vision” (Plastic City): melodie, ritmi tech-house, referenze pop, incursioni deep: queste le caratteristiche sostanziali dell’album dei Soda Inc. (Babak Shayan e Jon Silva), un pittoresco elaborato che fa leva su spunti curiosi (“The Mask” gira su un testo di Oscar Wilde, “Falling” si avvale del contributo di Patrick ‘Trixx’ Anthony, trombettista e vocalist per gli UB40 ed “Everything You Do” nasce sulla riedizione del classico pop del 1999, “Crush” di Jennifer Paige, ora interpretato dalla canadese Erica Blanchard). Un elaborato curato in ogni dettaglio questo dei Soda Inc., (anche per il super-jewel box) voglioso di oltrepassare la soglia del sin troppo sfruttato filone minimal spostando il baricentro dell’attenzione verso un segmento tech-house che, spesso, riesce a spingersi sino ai confini col progressive di matrice anglosassone.
-Nikonn “Poladroid” (Undo): nessun punto di contatto col russo Poladroid che nel 2001 approdò alla Gigolo con “Zuper Orgasmo”: in questo caso il disco batte bandiera greca. Dietro Nikonn infatti opera Nikos Bitzenis, fondatore assieme a Stelios Emanoulides del progetto electro-pop Mikro. Dinamismo, strutture ritmiche immacolate e delicati arpeggi s’intrecciano alla voce eterea di Maria Papadopoulou che accompagna l’ascoltare in un vero sogno verso luoghi incontaminati, lontani dai problemi quotidiani e distanti dalla ciclicità della vita cittadina. Un album chilly insomma, fatto da strumenti elettronici ma al di fuori dei canonici beats che servono a scatenarsi sul dancefloor. Il tutto è racchiuso in un package che rammenta le scatole di datate pellicole fotografiche.
-Kid606 “Pretty Girls Make Raves” (Very Friendly/Tigerbeat 6): si tratta di un album che ha il diretto compito di far muovere a tempo i piedi sul dancefloor. La cosa si intuisce già dal beat corroso di “Let It Rock” speditamente programmato sui 154 bpm. Primitive anche le materie ritmiche di “Chicken Fight” che si butta a capofitto nelle strutture classiche di Jeff Mills attorcigliate ad un velo acido. I suoni divengono appuntiti e fuzzy in “Boomin'” oggetto di un lungo lavoro di editing mentre con “Meet Me At The Bottom” torna in auge la vecchia techno alla Green Velvet. Più sci-fi il contenuto di “Comeuppance” e drasticamente acid-chicago quello della snodata “T.Y.T.R.” che pare provenire da qualche vecchio vinile pubblicato tra il 1991 e il 1993. Si scherza un pò coi samples da cartone animato centrifugati in “Get Down Low” e si conclude la corsa sugli 81 bpm di “Oakland Highsiding” in cui, un ascoltatore attento, potrebbe vedere qualcosa alla Daft Punk. Un Kid606 più vicino alla dance questo di “Pretty Girls Make Raves”, tassello da non farsi lasciar scappare se si è in cerca di un pò di sana musica anticonvenzionale.
Electric greetz