A cinque anni dalla prima apparizione finalmente si svela l’identità del misterioso artista belga che ha legato la sua immagine all’icona di una sorta di dottore alienoide con tanto di carnagione verde pisello. Dietro la pelle marziana di Dr. Lektroluv si cela Stefaan Vandenberghe, label manager della nota compagnia discografica N.E.W.S. nonchè A&R, nella veste di T-Quest, della storica Music Man nata sul calare degli anni ottanta con l’esplosione della new-beat e dell’acid-house. Il nome Dr. Lektroluv riappare in vista della pubblicazione di una nuova compilation (dal 3 luglio disponibile in Belgio ma bisognerà attendere la fine di agosto per trovarla nei negozi di tutto il mondo), la settima della serie. S’intitola "Lektroluv 007" e, come avvenuto per le precedenti edizioni, ruota intorno ad una selezione di pura electro music contemporanea ravvivata da classici estrapolati dal passato e diverse esclusive. Quindici le tracce finemente selezionate: da "Ghouls" di Bozzwell a "Tokyo Disko" di Reverso 68, da "Forever" di Maral Salmassi ad "Illuminated Displays" di Arpanet, da "German Bodymachine" di Hell & Antony Rother a "Berlin 2 Bounce" di Danton Eeprom passando per "Hummer" di Siskid, "Land Of Confusion" di Armando e "L’Asteroide" degli italiani Nemesi. Poi un variopinto remix di "Riot 66" di Detroit Grand Pubahs ad opera di Billy Nasty & Gregor Tresher, un altrettanto incredibile rework di "Alison Kirk" di Superlux a firma di Perspects e "Warsaw Ghetto" degli immortali Nitzer Ebb. Ad un anno dall’ultimo progetto intitolato "Elektrik Planet", Lektroluv confeziona un altro tassello per l’ormai collaudata raccolta che nel corso di un lustro è riuscita a raccogliere consensi dagli amanti delle sonorità retro e di quelle a braccetto con la disco e tutto il mondo degli anni ottanta. Adesso è tempo di una missione speciale che lo vede nei panni di agente segreto (il classico 007, ironizzando sul medesimo numero di catalogo) in cerca di buona musica che purtroppo, negli ultimi tempi, sta facendo sentire un pò troppo spesso la sua assenza.
-Aa.Vv. "Superlongevity 4" (Perlon): quarto appuntamento per la saga iniziata nel ’99 sotto il segno del ‘minimal sound’ più spassionato. In quattro vinili (o in due cd’s) potrete assaporare pezzi microhouse e future-funk firmati da Luciano, Ricardo Villalobos, Kalabrese, Narcotix Syntax, Matt John, Cabanne, Horror Inc. (alias Akufen) che trasfigurano i beats della vecchia detroit in suoni scricchiolanti e gracchianti importati dal noize. Perlon, fondata nel 1997 da Zip e Markus Nikolai, ci conferma così come la ‘casa del minimal’, tra le prime colonie orientate esclusivamente verso un genere che oggi è un pò sulla bocca di tutti.
-Evil Hinko "Gedankensprung E.p." (Gedankensport): secondo episodio per la nuova label creata da Alex Flatner (affiancata dalla consolidata Monoïd e dalla giovane Circle) che mira ad un segmento musicale piuttosto modaiolo, a cavallo tra techno, house ed electro. La release di Evil Hinko (ovvero Ivo Hinkel, quello che assieme a Benno Ruhdorfer forma i Kontrasequenz) sintetizza bene i tre filoni smuovendo anche suoni dark e leads che si gettano a capofitto nella bleepy techno. Sul disco, di imminente pubblicazione, appare anche un colorito ed elegante remix ad opera di Robert ‘Rob Acid’ Babicz.
-Kiki & Lee Van Dowski "BPitch Control Collective 1" (BPitch Control): primo appuntamento con la serie dei "Collective": da un lato Kiki con "Motorized", una vera scalata tech-house agganciata in più punti al deep capace di smontare il classico stereotipo del minimal; dall’altro Lee Van Dowski con "Little Doll Chaos Pounce Upon Option Assault Reverberation" che va a posarsi sul segmento funky-minimal-techno, stabilmente organizzato su loops e patches che, in progressione, si lasciano aprire dai filtri (cutoff-resonance) per sfociare in fluttuanti esplorazioni deep.
-Cassius "Toop Toop" -the remixes- (Virgin): emersi in modo clamoroso nel 1999, i Cassius (al secolo Hubert ‘Boom Bass’ Blanc-Francard & Philippe ‘Zdar’ Cerboneschi) si ripresentano al grande pubblico con "Toop Toop", un curioso brano che sposa electro, pop ed una frizzante dose reggae. Oltre alla solare Original potrete avvalervi del remix di Oliver Koletzki (modaiolo quel che basta per tenere la pista su di giri) e due lavori più intricati ad opera di Add Noise e Mr. Oizo, quello di "Flat Beat" (1999). Non avranno vinto la coppa ma i francesi ne meriterebbero una per l’abilità nel produrre musica dance.
-Mousse T. "Masterclass #01" (Mn2s): Mustafa Gündogdu, il turco trapiantato ad Amburgo e noto come Mousse T., prende le distanze dal pop e dalle copertine patinate raggiunte con successi come "Is It ‘Cos I’m Cool?", "Right About Now" e "Il Grande Baboomba" scritta assieme al nostro Adelmo ‘Zucchero’ Fornaciari. In questo mix-cd infatti pensa a quanto siano ormai vicini stili come house, techno ed electro per anni tenuti a debita distanza l’uno dall’altro ma che ora combiaciano perfettamente cone le tessere di un puzzle. La tracklist offre pezzi di Timo Maas, BT, Chicken Lips, The Jackals, Fairmont, Âme, Zoot Woman, Julien Jabre, il classico di Lil’ Louis e Chelonis R. Jones rivisto da Dj Hell ed Anthony Rother. Il turco non pare più legato solo a successi da balera come "Horny" e "Sex Bomb".
-Jet Lag "9:15 To Nowhere" (We Rock Like Crazy): finalmente esce questo disco (annunciato oltre un anno fa) prodotto da Darrin Huss, James White e Dave Rout. Nell’Original si fanno avanti movimenti ritmici breakkati e suoni melanconici estrapolati dalla cara new-wave. A saldare il tutto sono linee di basso pfunk ed una parte cantata che rimanda all’ascolto di intramontabili gemme di Yazoo, New Order ed Erasure. Simile il contenuto di "Glamourous" sebbene posato su ritmi quaternari e tastiere un pò commerciali. Chiude il remix deio Punx Soundcheck che ne acuiscono i tratti acidi dirigendosi verso i leads della tipica techno anni novanta. Un grandioso ritorno per la WRLC, assoluta sostenitrice di una electro music che va ben oltre il dubbio utilizzo del termine di cui si è fatto abuso negli ultimi tempi.
-David Carretta "Change…Vote" (Change): il ‘maestro di Marsiglia’ riappare dopo un breve periodo di pausa sulla giovane Change fondata da Dj Olive ed Isabelle Alcala e sorta dalle ceneri della memorabile Thrust. Il disco non fa altro che presentare i tipici tratti distintivi della produzione carrettiana fatta di esperienze techno imbevute in sonorità ebm. Suoni ruvidi, ritmiche scandite dai 4/4, intrusioni che rammentano bands come Front 242 e il noir di Cabaret Voltaire: questi gli ingredienti di "Change…Vote" e "Ritual Dancefloor", entrambe in linea con i pezzi che il francese (ma di chiare origini italiane) ha rilasciato già su labels come Rewired, Error 404 e, naturalmente, International Deejay Gigolo.
-Lindsay J & Sneak Thief "Open The Door" (Mighty Robot Recordings): già apparsi su Crème Organization, Beautycase e Lasergun, i due canadesi (ma residenti a Berlino già da alcuni anni) approdano alla piccola label di Glasgow con un pezzo che ha classe da vendere. In "Open The Door" infatti si fa avanti un reticolo composto da tasselli r&b, chicago-house, soul, e dirty disco. Ben quattro i remix: dall’italo-funk dei Polygamy Boys al glitch sfibrato di Truffle Club, dal dark-wave di English Electric al miami-bass degli Imatran Voima. Finalmente un pò di sana electro lontana dalle troppo frequenti prevedibilità tedesche dell’ultimo periodo.
-Applegarden "Twentyfive 6 Four" (Clone): prima apparizione per Applegarden, singolare duo di Rotterdam che ama in maniera spropositata l’electronic-funk. A sorreggere questo stile (per cui negli ultimi anni gli olandesi sono diventati dei veri portabandiera) sono due tracce, "Twentyfive 6 Four" ed "Armageddon!", raggiunte da un remix incredibile dei finnici Putsch ’79 che riescono a potenziare l’originale e farne un vero anthem da suonare fino a settembre.
-Vitalic "Bells E.p." (Different): a Pascal Arbez è bastato solo un 12" (il mitico Gigolo #069) per entrare nella cerchia dei producers europei più rispettati. Dopo una parentesi troppo vicina al pop-rock per i miei gusti (senti l’album "Ok Cowboy") il francese ritorna con la grinta dei primi tempi e questo disco ne fornisce gli spunti necessari: da un lato "Bells" col featuring di Linda Lamb (che potrebbe essere scambiato per il follow-up del progetto The Silures, 2003), dall’altro "You Are My Sun" che rievoca i bei tempi di "Poney" e "You Prefere Cocaine". Una riconferma per Vitalic, quella che si attendeva da tempo ormai.
-Roberto Clementi "White Attractions Part 1" (Dub Digital): prosegue senza tregua la corsa della division digitale della lombarda Dub, quella di Luca De Ponti. Protagonista è l’intraprendente Roberto Clementi, appassionato di dance elettronica e di software legati alla produzione musicale. Il risultato si esplica più che bene attraverso "Lowie", fatta da buoni incastri ritmici, una lieve dose dark ed un tremolo che fa sempre la sua bella figura, e "Silver Grane", un pò più deep, sensuale, segmentata intorno alla house di nuova concezione ed immancabilmente scandita da spunti low-fi.
-Dibaba "Saved In Dada Land E.p." (International Deejay Gigolo): dalla fredda Stoccolma Olle Cornéer porta gelide melodie ed emozionali beats che gli aprono le porte della ‘casa’ di Hell. Un riferimento al classico "La La Land" che ora diviene "Dada Land" a rammentare il movimento artistico del Dadaismo: questo il concept dal quale si elevano due tracce ben differenti dalla classica mistura post-house. Strampalate melodie (a volte simili per intonazione allo stile Flügel) fanno da cornice ad uno dei dischi creativamente più accesi editi negli ultimi mesi dalla Gigolo.
-Liebe Ist Cool "2" (Electric Avenue Recordings): i due dietro il progetto, Kitty & Peter Elflein, dimostrano di saper assemblare bene i suoni e di aver capito cosa il mercato di oggi desidera ascoltare ma nulla di più. Il loro nuovo lp infatti, il secondo della carriera, sfodera solo un groviglio di stampo electro-house a volte vetrificato, altre rumorista e vicino alla vena creativa di Dapayk e Renato Figoli. Nemmeno un attento ascolto riesce a tirar fuori grandi emozioni da "2" che lascia emergere un mondo scialbo, inzuccherato ed un pò arcadico dei Liebe Ist Cool. Modaiolo ma non di certo creativo.
-Women Affair "My Cousin’s Blowjobs E.p." (Od Records): proveniente dal mondo peccaminoso della Star Whores di Alek Stark, Women Affair è il progetto che lega Guillermo Baque alias Jelly Skinner e Sergio Revilla alias The Replicant. Con questo disco si rispolvera l’electroclash sorretta da "Technokid" ritagliata entro i confini della recuperata new-wave e ravvivata da un pizzico di sana psichedelia. Poi un rincorrersi di suoni scuri e taglienti che donano al disco un pò di gotico, diametralmente opposto a quello che la maggior parte delle labels pubblica oggi per assicurarsi il minimo delle vendite. Ad imperare su tutto è una sorta di vojeurismo che da tempo contraddistingue l’electro made in Spain.
-Silicone Soul "The Snake Charmer" (Soma): primo estratto dall’album che vedrà la sua pubblicazione a settembre, "The Snake Charmer" continua a vedere la propensione electro-pop del duo scozzese rimasto negli annali della dance per il fortunato "Right On! (2001). Craig Morrison e Graeme Reedie sono interpreti di una sorta di ‘astro-house’ che nella title-track viene attraversata dal flauto di Brian Molley a donare un tocco orientale. Poi la sfacciata electro-house di "In Dante’s Disco" ottima per incendiare le piste e "The Future Uncertain", più dubby e studiata nei ritmi che conducono verso la progressive-house.
-Dj Tiësto "In Search Of Sunrise 5" (Black Hole Recordings): mixato in quel di Los Angeles, il nuovo capitolo della celebre saga riporta sotto i riflettori il sound trance che, da circa tre anni a questa parte, pare inabissarsi sempre di più. A crederci ancora è l’olandese Tijs Verwest capace di raccogliere 28 brani (15 nel primo cd, 13 nel secondo) ricchi di melodie sognanti e parti vocali radiofoniche. Nella seconda parte però il gusto pare spostarsi verso suoni e costrutti più modaioli con riferimenti alle moderne miscele tra techno, house ed electro (senti Ozgur Can, Jaytech, Petter, Way Out West). Conteso tra chi lo adora e chi lo reputa un eterno sopravvalutato, Tiësto si erge ancora come il paladino della trance music. E a lui è necessario riconoscere la coerenza.
-Sally Shapiro "I’ll Be By Your Side" (Diskokaine): da non confondere col quasi omonimo Shel Shapiro dei Rokes (una band attiva negli anni sessanta), la Shapiro in questione viene dall’Europa del nord portando sotto braccio una dose di pura e spassionata italo-disco forgiata assieme a Johan Agebjörn e Martin Wall. Presentato diversi mesi fa attraverso le frequenze radiofoniche dell’olandese CBS (quella di I-F), il disco occupa il secondo tassello della scanzonata label di Wolfram ‘MarfloW’ Eckert e si erge tra le proposte più lucenti della rivisitata italo anni ottanta. Per quanto mi riguarda la puntina corre spedita su "Overload".
-P.Toile "Past Present And Future Of Exclusive Trenton Material" (Trenton): è Claudia Marquardt alias P.Toile a mixare il primo capitolo in cd della saga Trenton, sempre in bilico tra deep-minimal e tech-house. La cospicua tracklist è fatta da da grooves tech-house (Phil Stumpf, 3 Channels), dosi neo-funk che rammentano il Marco Carola della dispersa saga Do.Mi.No (SLG), inflessioni deep dai risvolti emozionali (Aspro, Nooncat) e scariche electro-house di TvS & Aera. Un buon risultato per la piccola label fondata da Sam Rouanet aka Reynold che non si limita a sfruttare in modo passivo i trends che oggi riempiono le zone alte delle charts di vendita.
-Urkuma "Rebuilding Pantaleone’s Tree" (Baskaru): dopo (Etre) la Baskaru prosegue la sua ‘missione’ puntando ancora sull’experimental made in Italy. Questa volta il protagonista è il salentino Stefano De Angelis alias Urkuma che traspone l’amore per il teatro nel campo della musica concettuale. Traendo ispirazione dal mosaico della Cattedrale di Otranto fatto da tipici colori marini, l’estroso musicista ne ricava un tappeto sonoro nel quale figurano rumori, fruscii, modulazioni di suoni ed astrattismi capaci di traghettare l’ascoltatore in una dimensione parallela. Il mondo di Urkuma è avvolto da grida di paura, dall’ignoto, da un buio spettrale che, inconsapevolmente, lascia filtrare anche qualche raggio di luce nel nostro inconscio. Ed alla fine si ha l’impressione di fronteggiare con la musica di un sogno. O forse di un incubo.
Electric greetz