#094 -Con VinylRecorder stampi a casa i vinili [26-03-2006]

Vinile si o vinile no ? Questo il dilemma che oggi caratterizza la scena musicale mondiale sempre più indirizzata verso il supporto digitale (in primis il file mp3). Ma il caro e vecchio vinile non ha ancora tirato le cuoia visto che la maggioranza delle labels indipendenti lo continua ad utilizzare come primo supporto per l’incisione delle proprie releases. Ci si trova inoltre, in un periodo in cui abbondano le nuove etichette quasi a simboleggiare una certa vitalità all’interno del panorama underground che non si è mai lasciato sopraffare dalla crisi degli anni passati. In questo quadro s’inserisce una novità per tutti coloro che hanno sempre desiderato incidere un vinile: in Germania è nata VinylRecorder, una macchina che per linee generali ricalca il metodo del classico tornio di incisione, quello che prima taglia la matrice partendo dalla lacca (o acetato), supporto che poi deve essere sottoposto ad un processo elettrogalvanico per ricavare un disco in metallo con solchi in rilievo (attraverso un calco negativo in nichel) adatto alle forti sollecitazioni delle presse che stampano poi in serie il disco in vinile. La fondamentale differenza sta nel fatto che questa ingegnosa macchina utilizza come motore del piatto un classico giradischi Technics SL1200 (opportunamente modificato) che riesce a far avvenire il taglio direttamente su uno speciale disco in vinile anzichè sulla più delicata lacca. La stampa, sempre e solo eseguibile ad un pezzo alla volta, porta ad un vero e proprio disco di plastica in tutti i formati e di altissima qualità. La macchina in questione, seria ed accessibile nel prezzo che si stanzia sui 3200 euro circa (generalmente questo genere di strumento costa 10-15 volte in più), richiede una certa esperienza nell’utilizzo. Per ulteriori infos non esitate a visitare www.vinylrecorder.com e www.cutterheadrepair.com dove troverete utili informazioni anche in lingua italiana.

-Aa.Vv. “Hit Parade/Mix Parade” (Space Factory): è finalmente pronta, dopo mesi di gestazione, la prima raccolta su cd della Space Factory fondata nel 2003 da David Carretta e la compagna Gigi Success. Nel cd mixato, “Mix Parade”, il celebre dj-producer di Marsiglia sposa l’electro-pop non disdegnando la più sequenziale techno e la ruvida ebm importata dagli anni ’80: da Exchpoptrue a The Hacker, da Kiko a Savas Pascalidis sino a tracce più agitate di Miss Yetti, Salamander, Stamba e Millimetric. “Hit Parade” invece, selezionato da Gigi Success, guarda il panorama più pop con pezzi di Plastique De Rêve, Poppopfalse (nati da una costola delle Exchpoptrue), G-Punkt, Ido ed Harvey Smithfield (noto anche come Scratch Massive). Un progetto che fa risplendere la musica del panorama underground sempre pronta a regalare novità.

-Ellen Allien & Apparat “Turbo Dreams” (BPitch Control): la scelta è caduta su “Turbo Dreams” che anticipa l’uscita dell’atteso album “Orchestra Of Bubbles”. Il prezioso elaborato, realizzato a quattro mani dalla coraggiosa Ellen Allien e dall’estroso Sasha Ring alias Apparat (quello della Shitkatapult), si pone a metà strada tra il modaiolo minimal beat e l’electro essenziale di Berlino. I due remix invece ne stravolgono un pò i canoni: il cileno Pier Bucci lo rende più dark riducendo le strutture ritmiche ai minimi termini mentre Marc Houle, personaggio cardine della M_Nus, trae ispirazione dall’acid-house degli anni ’80 con un costrutto più lindo e davvero funzionale. Ps: ma oggi anche i sogni sono provvisti del turbo ? Peccato.

-The Weathermen “Embedded With The Weathermen” (Fire Zone): rilanciati nel mondo della dance grazie ad alcuni efficaci remix voluti dalla We Rock Like Crazy, i The Weathermen (Bruce Geduldig e Jimmyjoe Snark III) si rimettono in gioco con un elaborato sonoro estroso e non relegato ad alcun clichè. Un labirinto tra big beat, industrial, post-rock, hip-hop, dirty pop ed ambient: è questo “Embedded” che raccoglie anche i videos di “Poison” e “Bang!”. Indicato a quelli che non necessitano della misura in 4/4 per giudicare una produzione.

-Franklin Project “Tangotown” (Youngodds): seconda apparizione per la neo label della bolognese Expanded. A firmare “Tangotown” è lo storico producer Elvio Moratto, estimatore della techno che nel decennio passato si è spesso trovato a scalare le charts della dance di largo consumo (“La Pastilla Del Fuego” e “La Fuerza Pagana” sono soltanto due degli innumerevoli esempi). L’Original di “Tangotown” però scorre senza lasciare sensazioni particolari forse a causa della spiccata semplicità del costrutto legato troppo a schemi italici. Il retro vede un più creativo remix degli Ajello (Luca Roccatagliati & Fabrizio Tavernelli, già nella schiera della Relish di Roby ‘Manhead’ Insinna) che, pur seguendo una scia modaiola, si rende più apprezzabile dal punto di vista sonoro attraverso un felice mix tra i suoni dei M.A.N.D.Y. e le ritmiche afro alla Lindstrøm.

-Marcin Czubala “Untold E.p.” (Carabinieri): a differenza del predecessore che tangeva l’electro e la techno, “Untold E.p.” si sposta verso scenari più deep e tech-house, quelli che hanno quasi sempre contraddistinto la produzione di Czubala. Il dj polacco infatti nega la voglia di adattarsi al trend preferendo seguire la sua strada (“Find Your Way” ne incarna perfettamente il senso). Molto vicino allo stile Kanzleramt, questo e.p. di prossima pubblicazione (in circolazione trovate solo una versione promo) rappresenta una bella prova per Czubala recentemente entrato a far parte della Technorient dei Technasia che presto pubblicherà il suo album. La techno dei loops non è ancora morta.

-Fischerspooner “We Need A War” (International Deejay Gigolo): non mi convince affatto questa nuova personalità dei Fischerspooner che, a mio modesto parere, hanno perso la magia che li caratterizzò nei tempi degli esordi (“Emerge”, 2001). L’Original è fatta da squarci rock fin troppo radiofonici mentre il remix di Hell e Smallboy (Jochen Schmalbach, il ‘terzo’ dei Tiefschwarz) non è altro che un infuso iper-modaiolo che mi lascia piuttosto indifferente. Un ‘piattume’ del genere non fa onore ad un catalogo che negli anni trascorsi ha quasi sempre sorpreso. In positivo s’intende.

-The Separatist “Bug Rider” (Soma): a poca distanza da “Audiomer”, il progetto di Percy X e Marco Bernardi ritorna sulla scozzese Soma con una techno pressante nella quale i suoni vengono giocati col pitch e travolti dagli fx. Non c’è spazio per le incertezze in “Bug Rider”, esperimento schizofrenico che lancia fuori suoni impazziti e quasi privi della lucidità che generalmente li tiene ancorati al groove. La situazione si ribalta con “Krockit”, decisamente più deep ed indirizzata ad un discorso micro. Chiude “Lay Six” con cui si ritorna sulla strada maestra della techno, quella che sino a pochi anni fa infiammava la scena continentale. “Bug Rider” riporta sotto i riflettori la vecchia techno di Detroit che inizia a mutar pelle pur mantenendo intatto il suo proverbiale ipnotismo. Groove please.

-Savas Pascalidis “Break It Down” (Space Factory): annunciato più volte come “Lino Ventura E.p.”, finalmente esce questo e.p., il primo che Pascalidis incide per la label dell’amico francese David Carretta, collega per anni tra le mura dell’International Deejay Gigolo. Dai bassi bpm di “Future Street Number 1” ci si sposta alla chicago-house infilata nella ritrovata acid di “Acid Horse” ma la sorpresa è in “Break It Down”, traccia a metà strada tra lo stile tedesco ed olandese, influenzata dal sound ‘legoweltiano’ di Den Haag. Davvero granitico questo Pascalidis !

-Kagami “Pah” (Carizma): per inaugurare la serie di releases su cd la Carizma di Tokyo s’affida al genio indiscusso di Toshiyasu Kagami, pupillo di Takkyu Ishino che l’ha fatto diventare presenza fissa dell’estivo Wire. Con “Pah” l’estroso dj-producer riesce ad unire la techno e il funk mantenendo sempre alta la pressione e la temperatura. Il mix diviene frenetico, ritmico, vigoroso e rovente grazie a quasi trenta tracce che si susseguono con una tecnica invidiabile coadiuvata da una fx machine. ‘Groove’ è la password d’accesso per avventurarsi nel mondo di Kagami che collega il funk degli anni ’70 alla techno dei ’90 passando per l’electro degli ’80. Il concetto viene esternato dai pezzi di Len Faki, High Caliber, Phats & Small, Mark Almaria, Enzo Mori & Stephan Clark, Macca, Vitalic, Tocadisco, Armand Van Helden, Mumps e molti altri. Un mix-cd esagerato sia per un contenuto vibrante e carico di potenza ed energia sia per il modo incredibile di sintetizzare tre decenni di musica attraverso un’ottica che, già da qualche anno, colorisce la scena giapponese.

-Der Zyklus “E.p.” (Frustrated Funk/Clone): un e.p. (nato dalla sinergia di due labels olandesi) per riproporre alcuni dei lavori migliori di Gerard Donald, il geniale producer di Detroit che si cela dietro un imbarazzante numero di progetti come Heinrich Mueller, Dopplereffekt, Arpanet, Glass Domain, Japanese Telecom ed altri ancora. Questa ‘ristampa’ affonda le mani nel catalogo Gigolo dal quale vengono prelevati quattro classici estrapolati dagli indimenticabili “Der Tonimpulstest” (#016) ed “Elektronisches Zeitecho” (#063). Avanguardie kraftwerkiane si miscelano all’electro drexciyana nelle impronunciabili “Mxyzptik”, “Der Tonimpulstest”, “Formenverwandler” e “Die Dämmerung Von Nanotech”. The age of the robots.

-Dyno “Tetsuo” (Mantra Smiles): ispirato (forse) dalla celebre label tedesca fondata negli anni ’90 da Talla 2XLC (purtroppo fallita nel 2001) il bravo Matteo Dino alias Dyno irrompe nel mondo di Mantra con due tracce che mixano (in modo analogico) la tech-house all’inglese e la post-house tedesca. Si lasciano da parte le reminiscenze trance-progressive-acid che caratterizzavano le sue prime releases su Hardbrain (1997-1998) per dare il benvenuto ad un ipnotismo tipico della nuova scuola ‘minimale’. Bentornato Dyno.

-Lopazz/Bad Cop, Bad Cop “E.p.” (Lasergun): due gli artisti coinvolti in questo Lasergun #036. Sul lato a Stefan Eichinger aka Lopazz, già noto per avventure su Get Physical, Output e Cocoon, che ci porge “Lasergun”, un tune ipnotico e contraddistinto da suoni da digital videogame. A coadiuvare il tutto sono inserti acid e voci in fx. Il lato opposto invece vede “Cube 1” del poco noto Bad Cop, Bad Cop, che stabilisce, attraverso un arzillo lavoro di filtri, un rigoroso viaggio mentale inasprito in alcuni punti da un bassline più che sofisticato.

-Barbara Morgenstern “The Grass Is Always Greener” (Monika Enterprise): considerata la regina della ‘poetic electro’, la brava Morgenstern ritorna dopo l’acclamato “Tesri” prodotto con Rober Lippok. Il nuovo album è frutto di un lavoro certosino coadiuvato, in fase di mixaggio, da Bernd Jestram dei Tarwater e mischia al suo interno stili come sci-fi, ambient, rock, new-wave, easy listenings, ballate minimaliste, abstract e videogame-music. Si parla di romantic-pop dalle venature rumoriste con qualche links verso la musica celtica resa evidente in “Die Japanische Schranke” e “Mailand” seguite da “The Operator” con la quale si sfiora l’electro-punk quasi dance. Sarà in tutti i negozi (specializzati) di dischi a partire dal 21 aprile.

-Sasse feat. Kiki “Loosing Touch” -remix- (Mood Music): se ne parlava già da qualche mese ed ecco che escono allo scoperto: sono i remix di “Loosing Touch”, pezzo al quale viene ora conferita una certa longevità. Alexkid ne rallenta i bpm e si posa su un tool di matrice progressive-house che solo alla fine lascia salire la vena bleepy dell’original; il romano Marco Passarani invece plasma un beat geometrico (in puro stile Pigna) che scandisce il ritmo quaternario per suoni (pochi) che si rincorrono sino a sfociare in una sorta di nuova “French Kiss” (leggi Lil Louis) appesa ad un filo di acid-line.

-Joe Colley & Jason Lescalleet “Annihilate This Week” (Korm Plastics): l’olandese Korm Plastics prosegue la scia del rumorismo estremo. Per l’occasione Colley e Lescalleet ingaggiano rumori, interferenze e difetti di macchine ormai in disuso da svariati anni: sono proprio quelle macchine, dimenticate in polverosi ripostigli e dai chips erosi dal tempo, a dare ottimi risultati che si fanno subito pressanti in quattro tracce pronte ad assorbire il frastuono quotidiano delle metropoli del nuovo millennio per poi imbalsamarlo in una sorta di tomba in plexiglas capace di restituirci una realtà deformata, piuttosto astratta e nella quale non è difficile poter intravedere le ombre del mondo grigio del cemento. L’Arte Dei Rumori colpisce ancora.

Electric greetz

DJ GIO MC-505

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