Definito dalla stampa estera il guru dello ‘staccato-minimal-electro-nic style’, Brian Chinetti veste ormai da anni i panni di Orgue Electronique. Plasmatore di melodie burlesche corrose da beats minimali e polverosi, Brian è noto al panorama underground mondiale per suoi i dischi su Bunker (celebre "The Eye That Never Sleeps"), su Stilleben (dove uscì il full-lenght "Arcadia") e su Creme Organization sulla quale a breve arriverà il suo nuovo album. Spesso in coppia con l’amico Legowelt col quale ha fondato diversi progetti come Macho Cat Garage (entrato nelle grazie di Dj Hell), Legopel e il recente The Chicago Shags, Orgue Electronique ormai vanta una reputazione talmente ben radicata all’interno della scena che i suoi acts hanno raggiunto mete impensabili come il Giappone e gli Stati Uniti. Da Den Haag a Detroit, da New York a Tokyo, la musica di Orgue Electronique continua a lasciare nitide orme in quello che ormai è diventato l’abnorme mercato discografico mondiale della musica elettronica.
Ciao Brian !! Iniziamo, come sempre, dalle origini. Quando hai scoperto la musica elettronica ??
"Ciao Giosuè !! I miei genitori possedevano alcuni dischi dei Kraftwerk, Klaus Schulze, Michael Jarre e generalmente mia madre li ascoltava mentre giocavo. Qualche anno più tardi, quando ascoltai per la prima volta "Planet Rock" (avevo circa otto anni), ne rimasi talmente impressionato che decisi di recuperare quei vinili ed ascoltarli in continuazione. Il loro suono mi piaceva ed in breve la musica elettronica mi entrò nelle vene. A seguire iniziai a scoprire tutto il mondo che gravitava attorno alla musica prodotta con sintetizzatori e drum-machines. Questo accadde negli anni ’80 quando il sintetizzatore costituiva una novità all’interno della scena musicale tanto importante che se ne iniziò a fare utlizzo in tutti i generi (dal pop al rap sino alle sigle dei programmi televisivi). Mi piacevano moltissimo i film di fantascienza e i documentari sullo spazio che generalmente erano accompagnati da soundtracks di matrice elettronica. Iniziai a pensare di guardare la tv non per i programmi ma per la musica che li accompagnava"
Perchè proprio il nome Orgue Electronique ??
"Dovetti pensare (e scegliere) il mio pseudonimo abbastanza rapidamente. Producevo già da qualche tempo musica con Legowelt e un giorno gli proposi di spedire alcuni demo alla Bunker Records. Era un periodo in cui pensavamo più alla musica che ai nomi da utilizzare e così non mi soffermai molto su questo pseudonimo a mio avviso non bellissimo vista la lunghezza e spesso mal pronunciato e mal ricordato dalla gente che lo trova sulle copertine dei dischi. C’è stato un periodo che volevo cambiarlo in O.E. ma alla fine ho deciso di mantererlo inalterato tanto è la musica a parlare e non i nomi"
Poche righe fa parlavi dei tuoi primissimi approcci alla musica elettronica. Chi erano i tuoi artisti preferiti ??
"E’ difficile risponderti perchè da piccolo non avevo modo di comprare dischi e quindi non ricordo bene autori e titoli. Tra l’altro vivevo in un piccolo paesino dove i dischi erano introvabili e quindi ero spesso costretto a registrare canzoni su cassetta attraverso programmi radiofonici. Avevo un sacco di cassette registrate grazie a molte radio-pirata (in quel periodo tantissime !!) che proponevano musica italo-disco, electro e rap. Ricordo anche che mio fratello scambiava molte di queste cassette con amici di scuola, anch’essi affascinati dalla ‘synthesizer-music’. Non c’era un artista in particolare che adoravo ma tutto un genere musicale. Adesso posso acquistare dischi e spesso riesco ad entrare in possesso di vecchi vinili che ascoltavo da bambino. Generalmente si tratta di pezzi italo, electro e chicago-house che registravo ai tempi della scuola. E’ comunque difficoltoso rintracciarli visto che non conosco i nomi degli artisti rimasti sconosciuti per tantissimi anni"
Spesso il tuo stile è stato definito ‘staccato-minimal-electro-nic-sound’. Cosa s’intende ??
"Lo ‘staccato’ è una maniera di suonare le note, in modo veloce, trattenute poco sulla tastiera e separate da elementi ritmici. Molta della mia musica gravita attorno a programmazioni di ‘staccato-style’, generalmente relegato alle melodie. Naturalmente la mia musica è riconducibile all’electro contraddistinta quasi sempre da melodie in ‘staccato-style’ ;o)"
Vivi in Olanda, un Paese dal quale proviene gran parte della produzione electro attuale.
"L’Olanda può apparire interessante vista da fuori ma vi assicuro che non è così come sembra. Certo, è innegabile che qui in Olanda ci siano molti producers ma nonostante ciò la scena musicale non si è molto evoluta. Siamo un gruppo capace di tradurre in musica l’entusiasmo che proviamo nei confronti della musica elettronica ma la maggior parte della gente non segue con interesse i nostri lavori. Proviamo a prelevare e selezionare le cose che amiamo dalla storia della musica elettronica ed aggiungiamo qualcosa di personale cercando di non rendere la musica solo un prodotto utilizzabile per ballare nei clubs di notte e da dimenticare quando fa giorno. La musica elettronica può essere divertimento con anima e passione senza ricorrere a giudizi elitari e puristi"
Cosa pensi invece sull’attuale scena europea ?? Ti convince ??
"A dire il vero non conosco a fondo cosa stia accadendo in Europa visto che la maggior parte delle tracce che ascolto provengono dagli studi dei miei amici più vicini o dai clubs nei quali suono. Negli ultimi tempi non ho ascoltato nulla che abbia realmente attirato la mia attenzione per qualcosa in particolare anzi, trovo molti pezzi abbastanza noiosi e privi d’inventiva. Pare che molte produzioni non possiedano passione, visione del mondo musicale … ma semplicemente voglia di piazzarsi sul mercato senza un motivo ben preciso. Discorso a parte spetta ad artisti come Luke Eargoggle, Raiders Of The Lost ARP, Bangkok Impact ed altri che invece incarnano una vera e propria passione per la musica che si traduce in un sound interessante e sempre rinnovato"
Molte delle tue produzioni sono state realizzate assieme a Legowelt. Quando hai conosciuto Danny Wolfers ??
"Conosco Danny sin dai tempi della scuola. Lo considero parte integrante della mia vita all’interno della sfera musicale visto che fu lui a spingermi alla composizione vendendomi un vecchio e sgangherato Amiga e fornendomi alcuni samples tratti dal suo archivio. Danny ha iniziato a produrre qualche anno prima di me e la nostra collaborazione è nata grazie allo scambio di idee comuni e di riferimenti alle stesse tipologie musicali. Quando siamo insieme in studio pensiamo a divertirci non prendendo le cose troppo sul serio: spesso assomigliamo a due bambini che giocano !! Pensiamo ad un tema, colleghiamo i cavi ed iniziamo a suonare"
Uno dei progetti realizzati assieme a Legowelt è Macho Cat Garage apparso su Downlow e Viewlexx. Credi che prima o poi possa tornare su vinile ??
"Macho Cat Garage … purtroppo i due hanno venduto i loro sintetizzatori. Hanno colorito il ventunesimo secolo con buoni pezzi ma non abbastanza da impressionare sponsors ed etichette che potessero guadagnarci dei soldi. Al momento si sono ritirati ma, se riusciranno a vendere abbastanza pezzi di ricambio nel loro negozio di magnetocardiogrammi, potrebbero riuscire a fare ancora musica. Scherzi a parte, avevamo delle tracce pronte che potevamo firmare come Macho Cat Garage ma abbiamo deciso di far uscire allo scoperto The Chicago Shags, un ideale progetto concepito nella Chicago degli anni ’80 da un gruppo di giovani delinquenti che hanno rubato gli strumenti ad un produttore importante"
Hai avuto modo di suonare in tutto il mondo: dove hai trovato il pubblico più ricettivo al tuo sound ??
"Presto tornerò a suonare nella mia città preferita, Gothenburg (Svezia), dove la Kentaurracing Records ha recentemente aperto un club chiamato Racetracks. Il pubblico di Gothenburg si diverte con la nostra musica e, ogni volta, fa salire l’entusiasmo alle stelle. Un altro posto indimenticabile è sicuramente Glasgow, popolata da tanti music-lovers dalle larghe vedute che mi hanno sempre regalato ottime soddisfazioni. Generalmente suono solo dove la mia musica può essere recepita positivamente e ciò è reso possibile grazie alla mia agenzia di booking che seleziona minuziosamente tutte le offerte. Per me è importantissimo soddisfare il pubblico che affolla il locale"
Conosci la scena musicale italiana ??
"Mi piacciono le tracce firmate da Mat 101, Raiders Of The Lost ARP, Marco Passarani ed Alexander Robotnick: questi i nomi che conosco. Credo che questa gente svolga il suo lavoro pensando al bene della musica e non al business che questa può portare. Qualche tempo fa venni in Italia per una serata: ero a Roma in un giorno di pioggia ed ebbi la possibilità di conoscere amici che amavano davvero la musica elettronica. Mi esibii dinanzi ad un pubblico abbastanza preparato ed entusiasta del mio sound. Fu molto divertente ed appagante: mi piacerebbe tornare ma non durante una giornata di pioggia !! ;o) Non me la sento di escludere nemmeno una collaborazione con l’Italia: al momento le sinergie non possono che far bene"
Il tuo vero nome è Brian Chinetti: hai forse origini italiane ??
"No, semplicemente una coincidenza"
Parliamo ora dei tuoi nuovi progetti e piani per l’autunno.
"A dire il vero non ho mai avuto piani predefiniti: preferisco fare le cose in modo naturale senza programmarle. Al momento sto realizzando diverse versioni di una traccia ma questo non rappresenta una mancanza d’ispirazione. Sono del parere che spesso, partendo da un’idea, si possano raggiungere risultati differenti. Poi ho un album che dovrebbe uscire su Creme Organization intitolato "The Garden": spero che possa essere pubblicato entro l’anno ma non ne sono ancora sicuro perchè ci sono alcune cose che vorrei cambiare o addirittura trasformare. Poi sto realizzando altre tracce per alcune compilations e nel frattempo vecchi pezzi stanno trovando la maniera di poter entrare in various artists e.p.’s . Per il resto proseguo la composizione libera senza schemi precostruiti. Il mio unico piano è continuare a fare solo quello che mi piace senza adattarmi alle mode"
A proposito di mode: hai idea di quali potrebbero essere le possibili nuove evoluzioni della musica elettronica ?? Sono in tanti a parlare del ritorno dell’acid-house … che si fa sentire in modo sempre più ossessivo.
"Non mi sono mai interessato ai trends musicali e alle tendenze in generale che spesso trovo noiose e banali. Credo (e spero) che dietro una qualsiasi tendenza si nasconda sempre una parte di pubblico che continui a capire l’essenza vera della musica. Le tendenze non possono far parte di quella fascia di persone perchè non fanno altro che chiudere tenporaneamente la mente per altre cose interessanti"
Il tuo studio è una perfetta icona della strumentazione analogica. Per quali motivi continui a preferire gli ingombranti hardware al posto dei più moderni software ??
"Mi piace ascoltare musica vecchia perchè, secondo me, in qualche maniera è quella che ha più fascino e che mostra anche le qualità del compositore. Se la musica fosse una sorta di pittura la tipologia di produzione sarebbe la firma personale. Mi piace adoperare vecchi strumenti perchè con quelli riesco a dare colore al suono. Forse sono nostalgico … perchè avverto la mancanza dei primi anni in cui impazzava la musica elettronica. Mi piacciono gli strumenti poco costosi, quelli che generalmente sono sottovalutati dalla critica: da quelli cerco di tirarne fuori il meglio. E’ difficile che spenda più di duecento euro per un sintetizzatore o un drum-computer … ormai fanno parte del passato e molti se ne disfano con tale facilità che non è certamente difficile trovarne a prezzi modici. Mi piace entrare nel mio studio e vedere questi vecchi sintetizzatori che mi spingono a suonare musica e a divertirmi: era quello che sognavo quando ero bambino. Negli hardware trovo la giusta ispirazione e non riesco proprio ad immaginarmi senza synths analogici forse perchè sono nato e cresciuto attorno a questi strumenti. In passato ho provato ad utilizzare programmi software per comporre ma i risultati non sono stati dei migliori. L’equipment analogico mostra fascino, suoni dalle forti colorazioni, ricchezza di dinamicità operando ad un livello di qualità che è duro da emulare con le tecniche digitali. Continuo a credere che l’hardware sia la via più naturale per comporre musica ma non bisogna certamente credere che le macchine lavorino da sole. Non potete essere Vangelis solo se possedete uno SH101. E’ sempre la creatività a fare la differenza e che poi fa nascere uno stile personale ed unico. Certo, la strumentazione è parte integrante dell’ispirazione ma il motivo che si cela dietro i pezzi banali non sono i mezzi adoperati per produrli ma le persone senza idee"
Sono in tanti ormai a parlare della morte del vinile. Cosa ne pensi ??
"Noooo … c’è ancora (e credo che continuerà ad esserci anche in futuro) un folto gruppo di sostenitori del vinile che si oppongono con tutte le forze per difendere a spada tratta il vecchio supporto analogico. Finchè esisterà questo ‘gruppo’ ci sarà mercato. Non ho mai dato molto peso alle considerazioni che danno per spacciato il vecchio vinile forse perchè, come ti ho già detto prima, acquisto solo vecchi dischi che non hanno mai visto luce in versione cd. Forse in futuro saranno i files mp3 estrapolati da internet a dar fastidio al vinile ma questo discorso non va bene per i collezionisti. Mi piace tantissimo andare alla ricerca di vecchie produzioni discografiche in negozi dell’usato e, questa mia mania, la considero quasi un hobby. Non riesco ad immaginarmi in un mondo fatto di supporti virtuali (come l’mp3) dove si suona musica che non si possiede realmente e che si maneggia solo attraverso un click del mouse. Probabilmente stiamo parlando solo del potere emozionale che però, a mio avviso, non bisogna mai sottovalutare o mettere da parte"
La chiacchierata volge al termine caro Brian. Ora è tempo di saluti.
"If you don’t like what you do, chances are that nobody else will like it either !! Grazie Giosuè per avermi dato la possibilità di ‘affacciarmi’ nuovamente all’Italia. Un caro saluto a tutti da Orgue Electronique"