#200 -La calda estate di International DeeJay Gigolo

Nonostante qualcuno, troppo infatuato dai trends, non la consideri più una delle top-labels europee, International Deejay Gigolo è ancora lì, nella (nuova) sede berlinese, al numero 3 della Choriner Strasse, ‘vestita’ con un nuovo logo e pronta ad affrontare l’ennesima delle estati al ritmo della sua musica, non più anticonformista e diversa dalla massa come un tempo ma comunque sempre degna di nota. Messo sotto contratto da pochi mesi è Naufel Ksaier alias Woody, fondatore della Fumakilla, che dopo il singolo “August” si ripresenta con una collection di brani del passato radunati ordinatamente in “Selected Works 2002-2006”, in stile detroit-techno, minimal e deep-house, utile per ripercorrere i primi passi della house e della techno. Gradito ritorno è quello di Richard Bartz (considerato uno dei padrini della cosiddetta ‘munich techno’), col singolo “Midnight Man’s Revenge”, naturale seguito all’acclamato album “Midnight Man” edito nel 2005. Per l’occasione il produttore di Monaco mette da parte l’amore per l’electro lasciandosi contagiare dalla minimal-techno. Esordio che sta destando clamore è invece quello di Marascia con la doppia a-side “Rayn/Leggy”, a cui si affiancherà “Rotten 2008” esclusivamente in formato digitale. Attivo da quasi venti anni nel campo discografico (alla metà del decennio scorso anche con progetti di musica commerciale), il dj-producer sardo si ritrova, nel 2002, in vetta alle charts di mezzo mondo con la house tribale di “Shake It”. Dopo qualche anno di pausa il suo estro si risveglia piazzando hits su Boxer, Systematic e diventando il secondo italiano, dopo Adriano Canzian, ad incidere per la label di Dj Hell. E’ proprio quest’ultimo che, ad agosto, tornerà con un nuovo singolo intitolato “The Disaster” che includerà un remix ad opera di Ink & Needle (Tattoo Records). Il disco anticipa la pubblicazione dell’album “Teufelswerk”, pensato e prodotto per eguagliare il successo di “NY Muscle” del 2003. Da poco nei negozi anche l’album di Beat Solèr alias Seelenluft che, abbandonata l’austriaca Klein di Christian Candid, affida ad International Deejay Gigolo il suo “Birds And Plants And Rocks And Things” in cui più di qualcuno cerca un degno successore di “Manila”. Infine, nella pipeline della label tedesca, c’è anche una compilation ‘assemblata’ da Paolo Alberto Lodde alias Dusty Kid (insieme a Andrea Cruccu forma i Duoteque) e l’attesissima “International Deejay Gigolo Compilation Vol. 11”, annunciata per la fine di marzo ma poi congelata insieme ad un presunto nuovo singolo di G. Rizo. Adesso l’obiettivo è quello di raggiungere l’ambito traguardo della release #250: sono davvero poche le labels indipendenti a potersi permettere un’esistenza tanto lunga.

-Beroshima “Moonraker E.p.” (Müller Records): poche ma efficaci le uscite del buon Frank Müller, che pare essersi stancato del binomio electro-techno proposto ripetutamente nei primi anni del duemila. A giudicare dalle più recenti produzioni infatti il tedesco appare desideroso di ritornare ai tempi dei primi Müller (1996-1997) e dei primi Beroshima (“Technovain”, “Redlightlove”, “Deebeephunky”). “Moonraker” rappresenta l’intersezione tra deep-house e deep-techno, di grande effetto e gran classe, incapace di scadere nelle banalità in cui invece molti tedeschi si sono ritrovati intrappolati. Ricalcando la vena detroitiana già lanciata l’anno scorso con “Horizon”, il berlinese intaglia tre versioni, molto simili tra loro, dal sound talmente fresco e radioso da far immaginare le bianche spiagge della Florida o della California. Il tedesco meno tedesco del momento.

-Gunne “Sinusoidal Organic Ondulating Lovesongs” (Lebensfreude): definire la musica di Gunnar ‘Gunne’ Lenke è stato sempre arduo ed ora che abbiamo a che fare col suo album di debutto ci si rende espressamente conto di aver a che fare con un artista non devoto interamente alla dance. La musica architettata per “Sinusoidal Organic Ondulating Lovesongs”, titolo che peraltro complica ulteriormente la sua descrizione, è infatti incredibilmente imprevedibile ed appare discontinua rispetto alle mode e ai tempi dell’elettronica attuale. Basta ascoltare “Bollore”, col featuring di Good Guy Mikesh, o “Deep”, con la voce di Escalope, per comprendere a fondo quel che Gunne frulla consapevolmente nel lavoro. Da un lato il soul, l’ambient e la musica da camera, dall’altro una dance sempre ben calibrata nei suoni. Tra qualche spunto bossanova (“Asado”) ed esperimenti trip-hop (My Name Is Janda”, “Un Hombre Solo”), trovano alloggio anche stesure da suonare sotto le strobo, come “Kalt”, “Beta Machine”, “Lomo” ed “Ode An Die Meute”.

-Black Devil Disco Club “Eight Oh Eight” (Lo Recordings): la storia inizia nel 1978 con “Disco Club” firmato dal duo dei Black Devil (Bernard Fevre e Jacky Giordano), prodotto in toto con soli strumenti hardware suonati manualmente e divenuto un cult negli anni ottanta. Nel 2004 Rephlex riporta in vita alcune tracce di esso, nel 2006 Lo Recordings rilascia “28 After” che fa rinascere ufficialmente il progetto parigino ribattezzandolo Black Devil Disco Club. Ed ecco servite su un piatto (Technics) d’argento sei nuovi tesori da custodire gelosamente nel proprio forziere: da “With Honey Cream”, electro moroderiana da ballare col sorriso sulle labbra, a “Open The Night”, in cui l’afro viene toccata di sguincio su un crescendo di suoni technoidi, da “Is Sorrow”, funky-disco la cui formula è stata recentemente adottata dagli Elitechnique, a “Free For The Girls”, esplosiva miscela italo-funky-disco in cui l’unica incertezza è legata alla parte vocale limitata a semplici vocalizzi. Rimane ancora da ascoltare “Free No Dollars”, in cui le latitudini ritmiche strizzano l’occhio a Patrick Cowley, e “For Hoped”, la chiusura lenta e melanconica per la festa che giunge al termine.

-Rude 66 “As” (Crème Organization): Rude 66 è tra i migliori alfieri dell’electro che i Paesi Bassi possono vantare nell’ultimo quindicennio. Presenza stabile e rincuorante all’interno di quel crocevia di nomi legati a strutture come Bunker o Crème, l’artista rilascia “As”, una traccia in cui tornano a splendere le caratteristiche salienti del suo stile ossia melodie ancestrali, vocoder, bassline e ritmi lividi. Più elaborato dal punto di vista armonico è il remix di Nicolas Courtin (Erkrankung Durch Musique, Ciel Sonore), che lascia oscillare il pendolo del cosmic-sound incastrato in liriche francesi. Rimane ancora in ombra l’album, “Sadistic Tendencies”, in cui dovrebbe figurare sia “As” che il precedente “The 1000 Year Storm”.

-Pacou “Tangent” (Cache Records): Lars Lewandowski, colonna granitica di storiche labels come Tresor, Djax-Up-Beats, Konsequent e Music Man, continua ad esplorare in lungo e in largo il campo della musica elettronica. Nel nuovo Cache prende di mira la deep-electro grazie a “Cryo” e “Multipass”, un pò fumose ma intrise di quel mood retro che le distingue bene dalla massa minimale al momento in circolazione. Anche in “Flow” si riescono a scorgere le nubi del deep, illuminate di tanto in tanto da lampi acidi. Su “Trigger” e “Levitate” si potrebbero spendere altre cento parole positive al fine di elogiare un produttore come Pacou che, insieme a pochissimi altri tedeschi, è riuscito a non lasciarsi incatenare dai trends.

-Sebastien Tellier “Divine” (Record Makers): non è stato certamente arduo intuire le spiccate potenzialità commerciali di questo “Divine”, il terzo estratto da “Sexuality” e co-prodotto con Guy-Manuel De Homem-Christo dei Daft Punk. Come già detto qualche mese fa (leggi Electronic Diary #181), si tratta di un brano radioso ed ideale per accompagnare la stagione calda, dai richiami anni ottanta e che sfrutta, nel contempo, cori alla Beatles e Beach Boys su ritmi electro-pop (sebbene i francesi si divertano nel chiamarla ‘gallic pop’). Nel remix dei Midnight Juggernauts le battute appaiono smembrate a metà per un risultato che ha solo l’infarinatura dell’indie-rock. La versione di Franck Rivoire aka Danger invece è quella per i clubs, un furbo mix tra Daft Punk, Justice ed Eric Prydz. In circolazione troverete anche la stampa su 7″ che propone la rivisitazione di Kasper Winding, poco distante dall’originale ma con qualche accorgimento melodico in più. Il tutto edito dalla Record Makers degli Air che, nel 2008, torna trionfante nelle orecchie del grande pubblico dopo un periodo di solo e puro underground.

-Humantronic “Urban Runner” (Malatoid): creatore, insieme ad André Pollmann alias Apoll, della Neopren Recordings, Frederic Alvernhe alias Humantronic è il protagonista della seconda release di Malatoid, la label dei fratelli campani Lucio & Pep. La title-track del 12″ da poco immesso nei circuiti commerciali ha il gusto della techno moderna, in cui suonini digitali usati a mò di percussioni svolgono la funzione vitale di tener caldo il groove. “Panic In The Morning”, in cui figurano lievi linee di pizzicato-style, è improntato sulla stessa combinazione strutturale atta ad alimentare il filone della cosiddetta ‘rollin’ techno’ alla Luca Bacchetti. Più asciutto ed essenziale il remix di Gary Beck, in stile tech-house, e sospinto sulla modaiola minimal-techno quello degli italiani M.I.D.I. & Mowree. Disponibile unicamente in formato digitale è “Push The Walls” in cui la vicinanza con la deep-techno viene favorita dal logorio continuo di una linea pseudo melodica, grattugiata e spalmata come se fosse cera su un pulsante groove.

-John Tejada “Where” (Palette Recordings): tra i precursori di quel suono che oggi l’Europa preferisce incanalare (ed inscatolare come ‘minimal’, John Tejada incide un nuovo album a due anni da “Cleaning Sounds Is A Filthy Business”. Lo sforzo di cercare nuove strade da percorrere non è molto evidente nella prima parte, fondamentalmente ancorata in tutta la sua essenza al filone microtechno coi suoi samples frantumati, voci digitali, melodie cristalline, variazioni tonali e casse appuntite come spilli. In “Turning Point” però figura un bel lavoro di bassline che emerge rispetto agli elementi sopracitati, e in “Desire” la suadente voce di Nicolette crea un piacevole diversivo. Evidenzio anche il tiro oscillante di “Pivot”, le soluzioni paradisiache di “When”, l’ipnotismo sottile di “Labyrinth” e la passionalità di “La Mer” che trae la linfa vitale dalla vecchia techno d’oltreoceano per poi installarsi e scovare l’aggancio col trend europeo di maggior spicco.

-Alex Tomb “The Gardens Of Babylon” (Elektrotribe): alle spalle qualche remix e comparsate in compilation, ora l’e.p. di debutto che incornicia la sua musica intorno al quadro vegetale dei giardini di Babilonia. Quello di Alexis Toumpouris, ventitreenne, è amore per la new-techno per cui la berlinese Elektrotribe vive da un paio d’anni. Un’Original Mix fatta da melodie minimali e glaciali, una Forgot It Mix giocata su suonini digitali, un remix di Moog Conspiracy per risvegliare gli istinti più deep ed uno di Breger che ricorda la vecchia microhouse di Poker Flat: questo è ciò che troverete in “The Gardens Of Babylon”, fuori dal prossimo 24 giugno.

-Turntablerocker “All Night/Anyone” (Compost Black Label): Thomas ‘Thomilla’ Burchia e Michael ‘Michi’ Beck sono apprezzati per le loro escursioni musicali, iniziate oltre dieci anni fa, tra hip-hop, r’n’b, house, trip-hop, dub, rock e techno. Prendendo più confidenza con la musica dei clubs, adesso incidono un’intrigante doppia a-side per la label più dance oriented di Michael Reinboth: “All Night” è pura tech-house di classe, che procede per loops che sembrano anelli legati l’uno all’altro da melodie e chords. “Anyone” invece si cala più nel deep, rendendosi perfetta per gli after ibizenchi. E’ il remix dei fratelli Ali e Basti Schwarz (i Tiefschwarz) che riconnette tutto ai canonici 4/4 assemblati secondo la formula minimale rotta soltanto da qualche frammento vocale e di keyboard.

-Shin aka Stephan Hinz “Folger” (Yellow Tail): con una reputazione costruita attraverso apparizioni su Global Scum, Kling Klong e Renaissance e remix per Martin Eyerer, Moonbeam e Sanomat, Stephan Hinz torna a vestire i panni di Shin per la Yellow Tail. Il follow-up di “The Captain Of The Flying Monkeys” è un brano deep dal groove irresistibile, oscuro, un pò nebbioso e soft nei breaks centrali. Atmosfere più elaborate vengono quasi sussurrate nel remix di Helmut Dubnitzky mentre Robert Babicz preferisce traslare tutto sulla tech-house lanciando suoni romantici e bassi striati. Qualcuno già la addita come una possibile hit estiva.

-Twine “Violets” (Ghostly International): “Violet” è il requiem della ‘new dark age’, come recita il comunicato stampa diramato da Ghostly. Un memoriale di un’era che viene progressivamente sotterrata dalle dicotomie e dal moderno isolazionismo. E’ da questo concetto che il duo dei Twine (Greg Malcolm e Chad Mossholder) sviluppano tutta una serie di passi e ripassi sul suono ambient, tanto melanconico e triste ma, nel contempo, riposante e meditativo, in grado di trasformare in suoni la tristezza del mondo (e dell’uomo) moderno, lacerato da guerre e problemi di ogni tipo. Quasi un pianeta allo sfascio, come la casa ritratta in copertina, cristallizzato in brani come “From Memory”, “Endormie” e “Longsided” tra i quali si riesce ad apprezzare la bella voce di Alison Shaw (quella dei Cranes). Alla luce di tutto ciò sembra davvero possibile ribattezzare “Violets” come la soundtrack del mondo postmoderno che non è proprio quello che gli scrittori di Urania descrivevano nei decenni scorsi nelle loro avvicenti storie.

Electric greetz

DJ GIO MC-505

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

Lascia un commento