A sei anni da “State Of Limbo”, Adam Mitchell è pronto col nuovo Album, il quinto della sua carriera iniziata circa 25 anni fa. Annoverato tra i primi DJ che cementificarono i suoni Industrial ed EBM nella Techno dei loop, il fratello di Frankie Bones (nel 1990 aprirono a New York un negozio di dischi specializzato in Techno, il Groove Records poi diventato Sonic Groove Records) è un integralista, convinto delle sue scelte e del suo percorso, e le svariate apparizioni su etichette come Drop Bass Network, Sativae, Scandinavia, Predicaments e Things To Come lo confermano. Zero compromessi e tanta voglia di tutelare uno stile, la Techno, progressivamente fagocitato dalla cultura mainstream. In questo “Irreformable”, in uscita sulla sua Sonic Groove Records (omonima del citato negozio di dischi), il DJ statunitense ora di stanza a Berlino mette in mostra quella che lui stesso ha ribattezzato “Industrialized Techno”: attraverso dieci brani snocciola tutta la sua verve creativa, mai rinunciando agli elementi che praticamente da sempre contraddistinguono la sua discografia. “Interchanges (Enter & Exit)” offre l’ingresso (e l’uscita, visto il titolo) in un anfratto buio ed umido, coi bassi che si stagliano insieme al ritmo sbilenco, “Catenary” non riserva grandi evoluzioni se non quella costante ascesa dettata da suoni metallici, in “Binary Possession” il ritmo si incunea e, come se fosse uno speciale forcone da fienile, riesce a forare i suoni di una Techno incupita e dura come granito. “On The Verge Of Decimation” propone la cassa in fuori come tantissima Techno (e pseudo tale) prodotta negli anni Novanta, con tanto di hihat in levare ed immobilizzata nelle catene del loop circolare. Probabilmente suona troppo retrò ma torna utile per rammentare la Rave Age ormai dispersa nei meandri della memoria. Poi tocca a “Sheer Insanity”, con un basso in levare di cui avremmo fatto volentieri a meno ed uno spoken word in stile Martin Luther King. Anche qui, oltre a qualche lieve coloritura, non vi è nient’altro di realmente intrigante. L’immersione nei 90s prosegue con “It’s All Relative”, mediante una cassa Rotterdam e ricami Goa Trance. Il registro varia grazie a “In A Race Against Time” e “Tornado Warning”: su entrambe insistono le sincopi di una Electro/Industrial che concede nuovo brio alla tracklist e riaggancia lo stile di label come Satamile e Kommando 6. Qui pare vedere strani luccichii nelle tenebre. Per chiudere Mitchell opta per quella che suona come pura Industrial Low-Fi Techno, “Small Black Object”, immersa in frequenze che sembrano provenire da vecchi circuiti scoppiettanti, e voci fuori campo a fare da collante, così come anni fa usava fare Fixmer in monolitici brani come “Rage” ed “Electrostatic”. Un Album massiccio, forse con qualche lieve appiattimento, ma indubbiamente tra i dischi che oggi forniscono ossigeno ad una Techno sempre più depredata dei suoi ideali. [Giosuè Impellizzeri]