Ho più volte rimarcato il concetto relativo all’indipendenza che certe etichette riescono a mantenere nonostante il gusto generalizzato del mercato punti ad altro. Alla britannica Electro Avenue Records, in tal contesto, spetta indubbiamente un posto di rilievo, visto che con le sue (poche) pubblicazioni è riuscita sempre a preservare l’anima non svendendola in cambio di qualche etto di popolarità effimera. Partita nel 2009 con l’eccezionale “Electro Soul Satisfaction” che riportò in superficie la musica di Mic Murphy e Grandmaster Mele Mel, e passata attraverso una manciata di releases digitali di Diplomat, rieccola con quello che, a fine 2011, probabilmente ricorderemo come uno dei progetti Electro più ammirevoli dell’anno. “Galactic Funk Constellations” ci viene presentato attraverso un doppio mix 12″ colorato, a cui viene aggiunto anche un CD con tracce in MP3 ed altro materiale unreleased: una manna caduta dal cielo, visti i tempi non propizi per questo genere di operazioni. Dodici i brani di altrettanti artisti tengono banco in una lunga ed appassionante parata di musica globalmente Electro, influenzata sia dagli esperimenti d’Hip Hop sintetico degli anni Ottanta, sia dalla scuola detroitiana di Model 500. Ed ecco sfilare i suoni ormai classici per questo filone tenuto in vita da attivisti/amatori/collezionisti, combinati da Dark Vektor (il vocoder di “Cepheus” narra avventure asimoviane), Artificial Arm (con un piede nel Funk), Direct Control (pronto ad elaborare ritmi scoposti nelle magie delle sincopi) e il citato Diplomat, che plana su una Trance riverberata da leads epici contrapposti a timpani di effetto cinematografico. Si prosegue sulla velocità ridotta di “Aries (Morning Star)” di Daniel Savio, sulle scroscianti cascate di bassi analogici di Kalson, sulle tempeste di blips di Mandroid, sul vigore old-school degli scratches e del freestyle di Invisible Rockers Crew, sul vortice acido di Beagle, sulle melodie di Sace 2, per concludere tutto su “Microscopium” di Vim Cortez, che reinterpreta il vibe Funk in chiave moderna pagando il tributo a Michael Jackson, Shalamar, Prince e Cameo, e su “Phoenix” del collettivo Electro Avenue All Stars, che ci propone una sorta di “Let The Music Play” (senti Shannon) del Duemila. 300 le copie disponibili per un prodotto che va a collocarsi, idealmente, in un tratto sonoro a metà strada tra l’inglese Breakin’ Records e la tedesca Dominance Electricity, col desiderio di dare continuità al glorioso passato ma senza rinnegare il presente.