Correva il 2002 quando fu introdotto nel mercato discografico da Zombie Nation che lo scelse come l’artista idoneo ad inaugurare la Dekathlon. “The Fake”, “Walt Whitman” e il featuring per “The Cut” consolidano la sua posizione in Europa sino ad attirare l’attenzione di una delle più importanti labels del settore, la scozzese Soma, che si accaparra “Dial 0”, il secondo full che l’artista di New York realizza dopo il più sperimentalista ed oltraggioso “Hot Action!”. Vari singoli estratti, come “23 Minutes In Brussels”, “Dial Zero”, “Rapture” e “Swallow, contribuiscono nel diffondere capillarmente il suo nome, anche grazie a remixers d’eccezione come Tommie Sunshine, Modeselektor, Vector Lovers e Derrick Carter che, con le loro versioni, rendono più appetibile uno stile alquanto complesso e decisamente poco compatibile coi gusti europei. My Robot Friend è fondamentalmente un artista Punk, legato alla chitarra elettrica quanto un amante della Techno lo sia ai grooves della TR-909. Nel suo terzo album, “Soft-Core”, uscito da poche settimane sulla Double Feature Records, la maggior parte della materia sonora è improntata proprio sul Rock e sul Punk, i filoni sonori che vengono sapientemente sviluppati in brani come “Boyfriend!” e “Robot High School”, alternati ad altre curiose composizioni come “Failure” (sembrano i Beatles riletti in chiave moderna) e “Mean”, una ballata Rock sulla quale si adagia una cassa che segna il tempo quasi come un metronomo. “Soft-Core” viene avvalorato da svariate collaborazioni: da Outputmessage (per “Sleepwalkers” e “Misfits Fight Song”) a Jay Kauffman (per “Waiting”), da Dean Wareham (per “By Your Side”) al citato Zombie Nation (per “The Short Game”) sino alla grande Alison Moyet (la voce dei mitici Yazoo creati dall’ex Depeche Mode Vince Clarke) per “Waiting”. Nella tracklist compare anche “23 Minutes In Brussels”, posizionata quasi come una ghost-track dopo un invisibile intro che il lettore cd legge ugualmente. I brani di Howard Rigberg (questo il vero nome dell’artista newyorkese) assumono una connotazione maggiormente Pop rispetto al passato e ciò fa di “Soft-Core” il contenitore di qualche potenziale hit per il grande pubblico, a patto che sia adocchiata da qualche programmatore radiofonico. Comunque vada rimarrà un lavoro di gran pregio, contraddistinto dalla destrezza nel suonare gli strumenti veri e dal non cadere nell’ovvietà e nella dozzinalità di molta musica attuale, venduta quasi come frutta al mercato. Quella frutta che poi viene ironicamente ritratta in copertina.
EDMX, Yuri Suzuki, Qwerty “Untitled” (Breakin’ Records): ben tre gli artisti coinvolti nel nuovo Breakin’, anche se in verità si tratterebbe dell’ennesimo lavoro realizzato da Edward Upton (questa volta celato dallo pseudonimo EDMX) affiancato da due vecchi amici. Con Yuri Suzuki ritorna a lavorare, a tre anni dal 12″ rilasciato su Affected Music, per “Mental SX 150” e “Forced Entry”: la prima è la scalata che suoni striduli effettuano su una parete rocciosa di ritmi distorti, che fanno molto il vezzo ad una certa Techno ideata nei primi anni Novanta; la seconda è un vortice psichedelico in cui la componente Acid marcia su impetuosi ritmi in 4/4 ma senza mai prevalicarli. Sul lato opposto la collaborazione viene stretta col croato Miro Merlak alias Qwerty, che ormai da un decennio dedica il suo tempo alla manipolazione di suoni estratti da vecchi equipments. In “Con Solid Ate” passa in rassegna una Electro decisamente acida, che Upton ha già sperimentato più volte nel corso della sua carriera, da cui emerge chiaramente l’amore per le macchine analogiche e per la loro tipica manualità riflessa nella musica stessa. Accanto è incisa la più cerebrale “Madd Aciddd” dove spintonate IDM danno colore ad un brano catalocabile come Electro ma trattato con intenti che mirano ad un segmento ben diverso da quello che è la classica Dance music (Aphex Twin docet).
-The Japanese Popstars “We Just Are” (Gung Ho! Recordings): è la label londinese che ha recentemente pubblicato i lavori di Gus Gus, Zoo Brazil e Burn The Negative ad accaparrarsi l’album di debutto dei The Japanese Popstars (Gary Curran, Gareth Donoghue e Declan McLaughlin). “We Just Are” già gode del prezioso supporto di star internazionali della consolle come Azzido Da Bass, Erol Alkan, Paul Woolford, Mason, 2 Many DJ’s, Zdar, Fergie e Pete Tong, attirati dal nuovo modo di trattare la House farcendola di riferimenti Nu Rave e Techno. La musica dell’emergente trio (che qualcuno oltremanica già paragona, forse in modo esagerato, ai Chemical Brothers ed Underworld) è delimitata da melodie psicotiche e ritmi serrati. Le dodici tracce di “We Just Are” sono divertenti ma prive della pretesa di segnare alcuna evoluzione in un sound che, almeno per il momento, continua a funzionare così com’è, facendo l’occhiolino all’Electro House post John Dahlbäck, alla Fidget Electro dei Crookers e alla nuova Dance ideata dalla Swedish House Mafia.
Ichisan “The Full Bet EP” (Airtight Recordings): seconda uscita su Airtight per il producer Igor Škafar, distintosi recentemente per vari lavori su Eskimo e sulla italiana Pizzico (in coppia con Jure Plestenjak aka Nakova). Lo sloveno riempie il suo EP con musica di stampo Nu Disco, esposta ottimamente dalla title-track, “Full Bet Rule”, in cui oltre ad un marciante beat ricorrono escursioni Funk alla Herbie Hancock. Da “Numbers” emerge ancor più nitidamente la voglia di riscoprire il sound che caratterizzò gli anni Settanta concedendo ottime improvvisazioni a tastiere clavinet in chiave Disco tipiche di quel periodo (eseguite da Davor Klaric) e ad un sinuoso basso suonato da Jani Hace. A fare da bonus-track è il remix di “Global Pillage” realizzato dal norvegese Bjørn Torske in classico Cosmic style, che ci fa capire quanto sia stata importante ed utile la lezione impartita anni fa da Lindstrøm e Prins Thomas, tra i primissimi a ‘disegnare’ la scena Nu Disco che oggi vanta svariatissimi proseliti in tutto il mondo.
Mantra “Third Mind” (Bunker Records): Mantra è uno di quegli artisti che sembrano voler evitare a tutti i costi il contatto col pubblico. A sorreggere ciò anche la filosofia della label di Guy Tavares, che non ha davvero nulla da spartire col mondo del mainstream, delle classifiche, dei top DJs, dei party a Ibiza e di tutto quello che appartiene a chi mette il proprio nome e la propria musica nelle bocche (e nelle orecchie) del mondo intero. Mantra si accontenta di raggiungere chi aveva mostrato interesse per “Age Of Aquarius” e “The Second Age” e a Bunker, nel contempo, sta bene rilasciare l’ennesima delle sue releases in ultra limited edition. Questione di punti di vista insomma. Quattro gli untitled contenuti in “Third Mind”, realizzati tenendo bene a mente l’Acid House di fine anni Ottanta. TB-303 (ovviamente) in primo piano e ritmi che scalpitano e sferrano pugnalate in un gorgoglio di energia. Suonate la A1 e la B1 se avete abbastanza coraggio!
Roberto Bosco “Login Exact” (Mowar): tempo di ritornare nei negozi di dischi per la Mowar, tra le labels europee che seguono più da vicino la scena Deep Techno. Ad animare questo #004 fresco di stampa è l’italiano Roberto Bosco, già attivo su etichette come Instabil e Seventh Sign Recordings. I due brani destinati alla belga Mowar risentono dell’influsso della Progressive House britannica (vedi Sasha, John Digweed) pur potendo essere raccolti sotto la campata della Techno. L’ottimo groove di “Login Exact” regge pad e melodie melanconiche, sempre calibrate nella giusta maniera. Nella Dub l’articolazione melodica viene ridotta contrariamente allo sprint ritmico implementato ed ancor più suggestivo. Il remix è dell’inglese Matt O’Brien (Off-Key Industries) ed è Techno che ricalca lo stile di Carl Craig, gonfiata da suoni metallici e riscaldata da un intenso groove che non molla nemmeno per un solo istante.
Moonbootica “Save The Night” (Moonbootique Records): definiti per molto tempo gli ‘alfieri dell’Electro House’, fenomeno musicale imperante nel triennio 2004-2006, i Moonbootica ritornano con un mix-cd che tratteggia il concetto di come la musica elettronica sia sottoposta a continue evoluzioni, spesso imposte dalla tecnologia. “Save The Night” è una celebrazione di quel che è accaduto alla musica dei clubs negli ultimi due anni: sviluppo delle stesure, ormai slegate dai vecchi schemi, elaborazioni ritmiche e combinazioni inusuali di stili sono le prime caratteristiche di una lunga selezione che fa divertire. Ad alternarsi sono artisti come Anton Pieete, Stereofunk, Bodymovin, Evil Nine, Rodriguez Jr., Lemos e gli stessi Moonbootica che colgono l’occasione per inserire alcune delle loro tracce inedite come “Men Of The Future” e “The Ease”. Il tutto viaggia tra post Electro House e continui riferimenti al Breaks e all’Electro distorta made in France.
Various “Music From Mathematics Vol. 1” (Mathematics Recordings): ottimo various artist EP per la label di Chicago da sempre dedita alla Techno dalle influenze Industrial, EBM e Jackin’. I ricordi di fine anni Ottanta qui si sprecano e si succedono con una velocità tale che anche il più attento dei cultori necessita di un secondo e più approfondito ascolto per godere appieno di ogni singolo elemento. Si inizia con “Shout” di Sir Katie, dove rintocchi industriali filtrati dall’effetto flanger si sovrappongono ad una base quasi Rock. Sul tutto si insinua, progressivamente, l’impianto melodico eseguito alla tastiera del classico dei Tears For Fears da cui è tratto il titolo. Accanto è incisa “Space Voodoo” di Marcello Napoletano: il salentino stupisce ancora con la sua Techno, dopo l’ottimo “A Prescription Of Love EP” uscito qualche mese addietro, nata dall’amore spropositato per la musica di Detroit. Oltre a grooves dal giusto tiro, crea spirali melodiche che sfiorano ambientazioni cosmiche. Electro Pop vecchio stile invece per gli Olfryght e la loro “A Hand In The Sky”, stilizzata su basso rotolante, vocoder e solari refreins. La chiusura è decisamente violenta con “2 Live & Die” dei mitici I.B.M. (Jamal Moss e Steve Poindexter), schietta riesumazione della storica EBM trattata con cura e proverbiale coscienza.
Torro Remote “Transparent” (Elektrotribe): tra i newcomers inglesi che meglio si stanno distinguendo anche al di fuori del caotico mercato del digitale, Torro Remote torna, per la terza volta, su Elektrotribe. Esplorando Techno, Progressive House e Minimal, l’artista incide quattro tracce che faranno felici gli amanti del Live e delle sue innumerevoli applicazioni. A caratterizzarli è essenzialmente il fantasioso disegno di basso contorto, conficcato in grooves ben impastati di percussioni ed effetti low-fi. Poco propenso alle strutture dotate di fronzoli, il sound di Torro Remote è indicato a chi non è in cerca di melodia ma di tanto ritmo per muoversi e far muovere.
Electric greetz