Esistono dischi che hanno la fortuna di vivere una seconda vita, talvolta molto più intensa della prima. È il caso di “Andromeda”, brano che viene pubblicato in formato 7″ nel 1981 sulla misconosciuta Papaya e che davvero in pochi ricordano ed hanno la fortuna di vantare nella propria collezione/archivio. Su Discogs la quotazione ha difatti toccato i ben milleseicento euro. L’occasione è ghiotta per il Reissue, ufficiale e non un bootleg “pirata” come i tantissimi ormai in circolazione, che segna il debutto della Disco Segreta. Trattasi di una sorta di mash up ante litteram che adopera come base strumentale il classico dei Bee Gees, “Stayin’ Alive”, riadattato su un testo in lingua italiana improntato sulla fantascienza dei tempi (spazio, astronavi, viaggi interstellari, vita su altri pianeti, robot, alieni umanoidi). L’Andromeda che viene dal pianeta Amore, tutto blu, è l’aliena che gli adolescenti di quegli anni avrebbero voluto incontrare per davvero, vantandosi a vita con gli amici di essere riusciti a far capitolare il cuore di una seducente extraterrestre dalle fattezze completamente diverse rispetto ai canoni con cui solitamente si descrivevano i presunti E.T. giunti in visita sulla Terra, con tre occhi, pelle squamosa e sguardo rettiliano. Questa Andromeda annullava le innumerevoli astrazioni nate nei romanzi e fumetti di fantascienza, e rendeva gli ipotetici “invasori dello spazio” assai meno pericolosi ed ostili di quanto si riteneva nell’immaginario collettivo. Oltre all’Original ed una Extended, il 12″ accoglie pure il favoloso remix a firma Beppe Loda sorretto da influssi più marcatamente Disco/P-Funk. Una pubblicazione che attinge dal passato per consegnare al presente e al futuro, alimentando il feticismo legato al possesso della musica, intesa non solo come virtù udibile ma come oggetto materiale. 500 le copie disponibili, numerate a mano e con la copertina fedelmente restaurata dall’originale di quasi trentacinque anni fa. [Giosuè Impellizzeri]