L’infaticabile Kirill Junolainen, in lizza nell’ideale classifica degli artisti col numero più consistente di pseudonimi insieme ad Uwe Schmidt, Umek, Thomas Peter Heckmann, Richard David James, Danny Wolfers ed altri ancora, ritorna sulla Battery Park Studio di Prototype. Il titolo potrebbe essere fuorviante ma è davvero l’unico link con la penisola a forma di stivale. Il resto è un tributo alla Germania e in particolar modo alla band che, forse più di tutte, ha influenzato il corso della storia della musica elettronica, i Kraftwerk. A suggerirlo sono, ancor prima della musica, sia l’artwork, che ammicca in modo chiaro a quello di “Computerwelt” (1981), sia i titoli dei dieci brani, tutti rigorosamente in Deutsch. Ad onor del vero anche il titolo principale fa l’occhiolino ad “Expo 2000” che i robot di Düsseldorf composero nel 1999 nel loro Kling Klang Studio. Il russo apre con una Electro ambientale, un romanzo di fantascienza trasformato in suono, fatto di atmosfere nebulose sotto cui si odono rintocchi sferraglianti e voci di androidi (“Visualisierung”), e prosegue con l’acapella robotizzata frammista ad effetti (“Konzepte”) per sottolineare meglio le intenzioni. “Kommunikation” paga in parte il tributo a “Elektronisches Zeitecho” di Der Zyklus (2001), in cui geometrismi ritmici e sontuosità melodica si incastrano vicendevolmente, “Weltausstellung” è quella che nei primi anni Ottanta si definiva Techno Pop (senti Yellow Magic Orchestra) ancorata saldamente a scenari sci-fi, “Datenstrom” è un interludio fatto di effettistica da navicella spaziale. Poi c’è una tripletta (“Netzwerkeffekt”, “Zeitmanagement”, “Klangfiguren”) che punta più alla meccanizzazione del ritmo che a espressioni melodiche, con voci derivate dallo Speak & Spell, sincopi a gogo e stantuffi di fx, a rammentare le prime audaci prove di Anthony Rother (“Sex With The Machines”, “Simulationszeitalter”). “Zukunftsenergie” è sospesa nell’Ambient spaziale ed elettrificato, “Roboterlied” è l’epilogo che viaggia sulla modulazione tonale di voci sintetizzate (provate ad immaginare un androide che si scalda la corde vocali intonando scale). A pochi mesi da “Desktopeffekt” firmato Dr Floyd e in contemporanea con “Futuristi Musicali” siglato X-Ray Krew, Junolainen affina il tiro e ci offre un lavoro integralista e fedele al credo originario dell’Electro, ragionata e non scimmiottata. [Giosuè Impellizzeri]