Apprezzato per una corposa serie di uscite su etichette di tutto rispetto come Crème Organization, Nation e M>O>S Recordings, D’Marc Cantu è tra quelli che, a partire dalla seconda metà degli anni Zero, si sono impegnati per dare nuova vita all’estetica Jack, ma non ricorrendo a copie carbone di pezzi epici del passato bensì cercando, a volte con risultati decisamente apprezzabili, di evolvere gli schemi. Per la Drone di Richard Fearless (proprio quello dei Death In Vegas), Cantu si reinventa ancora, soprattutto nella title track. “Decay” è un vero crocevia di influenze e suggestioni sonore, e si muove tra House di altri tempi, con tanto di snare scalcianti, divagazioni Synth Pop, echi Italo e scie melodiche vagamente Trance. A metà stesura si ha persino l’impressione di fronteggiare con qualche vampata di Electro/Disco/House post Electroclash (Robert Calvin, Hong Kong Counterfeit, Bangkok Impact), con le note che si impennano verso l’alto col pitch che pare impazzito. Camaleonticamente cambia tutto nel brano inciso sul lato b, “Rival”, «registrato in presa diretta con un Korg Volca Beats lo stesso giorno in cui lo acquistai», come racconta lo stesso autore. Si tratta quindi di una produzione estemporanea, un brano creato di getto, non ragionato, il cui flusso varia in base alla voglia del “programmatore di beat” di escludere un suono piuttosto che far entrare una nuova percussione, aumentare o diminuire il decay o interagire con altri filtri. Il risultato è un turbinio di ritmo old school, tra riverberi che crescono e distorsioni che aggrediscono. La variazione dello shuffle, infine, testimonia come Cantu non abbia voluto editare nulla, lasciando la traccia così come è stata generata dalla “scatola sonora” della Korg. Una jam session solista, un frammento di un live, chiamatelo come volete ma il risultato non cambia. Una produzione viscerale, prodotta nel nuovo millennio ma col cuore che palpita negli anni Ottanta. [Giosuè Impellizzeri]