E’ Andrea Capizzi, nato a Genova nel ’56 ma trapiantato a Bruxelles dal ’90, ad animare il progetto Love Lunch Corporation. Negli primi anni Ottanta crea, insieme ad altri, gli Eurotunes che finiscono nella compilation “Ref.907” edita nel 1981 dalla bolognese Italian Records e di recente (2013) ripescati per la loro “Swimming Pool Motion” dalla Spittle Records per la raccolta “Italia Synthetica 1981-1985”. Musica da collezionare oltre che da ascoltare, che testimonia come anche l’Italia diede forti input propositivi nella fase avanguardistica nel passaggio dalla musica suonata con gli strumenti tradizionali a quella eseguita con le macchine. Dal 2008 Capizzi convoglia gli istinti creativi in Love Lunch Corporation, inizialmente supportato dalla colombiana Black Leather Records che rilascia qualche EP ed un album, “Vulgar”, aperto dalla cover di “Change Faster” dei N.O.I.A. (altri ammirevoli protagonisti dell’epoca sintetica italiana dei primi anni Ottanta) ed avvalorato dai featuring di Hong Kong Counterfeit, Johanna Storimans ed Anita Lixel. Dopo due anni, il sound risulta ancora (prevedibilmente) ancorato all’estetica 80s, ma suona (imprevedibilmente) più riflessivo, pacato, meditativo e mai chiassoso o danzereccio. Nel suo Nomoney Studio Capizzi registra, tra 2012 e 2013, gli undici brani di “Absent”, schiuso da “Absent & Immaterial”, romanticismo minimalista che tratteggia assonanze col compianto Porn.Darsteller o It & My Computer, similitudini che proseguono con riferimenti Coldwave in “The Dancer”. “Waiting For The Rain” cammina in modalità quasi beatless, “The 100th Monkey” pare un sogno retrofuturista con melodie che si stagliano intorno ai geometrismi della drum-machine, “Morning” è un’altra ballata in cui il suono del pianoforte contrasta col plasticismo ritmico. A tenere il tempo di “La Musica É Finita” è (forse) la cassa di una TR-808, abbracciata ad un basso simil-ottavato ed una dimensione Italo Disco però sottratta dell’istinto Pop, “My Voice, My Noise” è, presumibilmente, quella che suona più canonicamente 80s, tra mini riff in onde quadre, basso analogico e vocal filastroccati, “500 Miles” (costruito sulle liriche del pezzo omonimo di Hedy West del 1961) riprende il concetto beatless traghettandoci in un sogno Dream Pop. Altre prove ancora (“The Beginning Of Joy”, “Too Lonely”, “Tell Me”) ricongiungono l’ascolto col Synth Pop di Human League, Heaven 17, Depeche Mode e OMD. A differenza della versione digitale, in circolazione sin dallo scorso febbraio, il CD contiene una bonus track, il remix di “Waiting For The Rain”, e il booklet con tutti i testi. Un motivo in più per cercare la versione “fisica”. [Giosuè Impellizzeri]