Tra i termini più abusati negli ultimi tempi, oltre ad “underground”, “DJ”, “artista” e “producer”, c’è “sperimentazione”. Spesso ci si ritrova a fronteggiare con brani definiti sperimentali ma che di tale non hanno davvero nulla, nemmeno il titolo. Altro effetto della globalizzazione? Forse. Uno che però è pertinente con la sperimentazione è senza dubbio Cristian Vogel, nato in Cile ma cresciuto a Brighton. Insieme ad Aphex Twin, Autechre, Jamie Lidell, Squarepusher, Plaid ed altri ancora, esplora quel che pare inesplorabile e crea sequenze a cavallo tra generi e stili, di ardua (se non impossibile) definizione, influenzate tanto dalla Techno più cervellotica quanto dalla musique concrète e da altre correnti d’avanguardia. Dalla Gran Bretagna si sposta a Barcellona nel 2001 (dove, qualche anno più tardi, produce “Press The Spacebar” delle Chicks On Speed) per poi volare a Berlino nel 2012. E’ proprio una label della capitale tedesca, la Shitkatapult di T.Raumschmiere, a pubblicare “Polyphonic Beings”, che parte subito spiazzando l’ascoltatore attraverso un mix tra Reggae/Dub ed IDM (“Exclusion Waves”), e prosegue la scia in una specie di Industrial rallentato e sminuzzato (“McCaw’s Ghost”). “How Many Grapes Went Into That Wine” suona quasi snervante per il suo ripetersi ciclico di suoni Abstract ai confini con l’Ambient più plumbeo, insieme a concessioni ritmiche imprevedibili, cambi repentini di velocità e deviazioni technoidi. Poi c’è una specie di Breakbeat irregolare, dalla superficie piena di asperità e coi grovigli di materia liquefatta (“Lost In The Chase”), a cui segue “La Banshee 109” in cui esplora l’inconscio mediante una Dub Techno meticolosamente levigata e squadrata su beat zoppicanti. C’è pure spazio per l’Ambient psichedelico, con la cassa in quattro che va e viene in una estatica intermittenza (“Forest Gifts”), e persino un volo pindarico nelle materie oniriche calandosi nell’Ambient più dreamy (“Society Of Hands”). Optando per la versione in vinile troverete un brano in più, “Spectral Jack”, che batte ancora il percorso dell’IDM più siderale. “Polyphonic Beings” conferma, laddove ce ne fosse bisogno, che Cristian Vogel è tra i pochi a cui oggi possiamo ancora abbinare, senza timore di smentite, il termine “sperimentazione”. [Giosuè Impellizzeri]