Senza ombra di dubbio Bjørke (metà del progetto Filur con Tomas Barfod dei WhoMadeWho) è tra gli artisti più stilosi degli ultimi anni, capace di non relegarsi alla sola musica da ballo ma di protendersi verso stili considerati più razionali, come Ambient, Shoegaze e Synth Pop d’avanguardia. Per il suo quarto Album il danese guarda (ancora) in direzione degli 80s, ma non cercando semplicemente la trama da adoperare come copia carbone. Un pizzico di 80s Pop lo si assapora già in “Rush”, col ritmo ridotto all’osso e quasi in modalità Downtempo, per proseguire su “Sylvia” (col featuring di CTM) con matrici Electro rischiarate da luci New Wave e melodie suadenti che richiamano gli Enigma di Michael Cretu. Quando parte “Marbled Blood” l’arpeggiatore applicato al basso si fa assai evidente, e pare creare quasi un controtempo con la cassa e il restante impianto ritmico. Sospirati accenni Trance, conturbanti ed eterei, fanno il resto. In coppia col musicista finnico Jaakko Eino Kalevi intaglia “TNR”, una specie di Disco House con voci ed arrangiamenti celestiali, per poi slanciarsi verso la New Wave e il filone detto Minimal/Coldwave attraverso “Grit”. Peccato non ci sia alcun intervento vocale che l’avrebbe completata egregiamente. Con “Lies” (affiancato da Nomi Ruiz, ex Hercules & Love Affair) torna al Synth Pop dall’appeal abbastanza radiofonico ma non troppo scanzonato, “Into Smithereens” (col ritrovato Kap10kurt) ripesca ancora dal campionario New Wave e Post Punk, tributando il momento in cui le chitarre elettriche si unirono (e talvolta lasciarono spazio) ai sintetizzatori e alle drum machine, “Apart” sfodera nostalgica Cosmic Electro Disco con attitudini Pop, sognante ma con la cassa in quattro che tiene abbondantemente desti (l’effetto finale ricorda “Antarctic Love” di Visonia). L’ultimo atto è “Forever”, altro brano figlio degli ascolti di Depeche Mode, Orchestral Manoeuvres In The Dark, Human League o Visage, dalle chiare attitudini 80s convogliate in un blocco strumentale che suona come omaggio all’epoca in cui macchina e uomo diedero avvio ad un’indimenticabile alleanza creativa. [Giosuè Impellizzeri]