A Michael Borrmann sono stati necessari ben cinque anni per tornare ad incidere un disco. Un lasso di tempo così dilatato contrasta con l’abitudine di DJ/produttori (o pseudo tali) che invece oggi immettono sul mercato le proprie creazioni con fin troppa leggerezza, senza preoccuparsi che queste abbiano un senso. Non sappiamo se l’assenza del tedesco sia stata causata da altre motivazioni, ma è legittimo pensare che abbia preferito attendere il momento opportuno e non pubblicare col solo obiettivo di figurare tra le new release, e quindi far credere agli altri di esistere. Si esiste artisticamente quando si ha qualcosa da dire, e non quando il proprio nome spunta settimanalmente nei portali online. Il processo creativo non deve essere né forzato né tantomeno temporizzato per far fronte ad altre esigenze. La carriera di Borrmann, dunque, riparte grazie alla Schamoni Musik di Monaco di Baviera, positivamente colpita dal suo EP che passa in rassegna gran parte delle intuizioni mostrate in passato. “Rogue Missile” rispolvera il binomio che lo portò a farsi notare prima da Mooner e poi da Hell, fatto da melodie minimaliste dal fascino Synth Pop sapientemente calibrate in ritmi Electro. Simile il contenuto di “Gamma Dawn”, coi riff d’effetto scenografico, perfetti per rammentare la Gigolo degli anni più intensi e fortunati. Con “Erstschlag” rivitalizza pure l’Electro/Techno del “Klinique EP” (su Lasergun) ma soprattutto quella che convogliò sulla Müller Records di Beroshima nelle vesti di Latex, con cassa in 4/4 e suoni dal fascino analogico (cercate il brano “Encore”), che in quel periodo (i primi Duemila, quando Borrmann fece da spalla pure nei live di Zombie Nation) ispirarono un’intera generazione di produttori. Chiude “Orbital Bombardment”, dove il breaking ritmico fa da contrappunto al suono altrettanto spezzato dei sintetizzatori, e con cui il tedesco fonde passione per Electro Funk ad attitudine Techno 90s, con fugaci comparsate di patch “zanzaristiche” e di classici elementi ritmici (cowbell, rimshot) a sottolineare la sua formazione stilistica old school. Bentornato Steril. Che sia giunto ora il momento di dare il giusto seguito a “Robofication”?