Chi è Rona Geffen? E’ uno di quei nomi che non fanno buzz, anche perché rifiuta categoricamente l’appartenenza ad un sistema. Con lo spirito artistico sintetizzabile in appena tre lettere, DIY (do it yourself), la compositrice e performer nata nel 1980 a Be’er Sheva, ma cresciuta tra Nahariya e Tel-Aviv ed oggi di stanza a Berlino, se ne infischia di quel che “funziona”, delle radio, del mainstream, delle booking agency e di tutto ciò che in tanti, affannosamente, cercano di conquistare. All’israeliana importa più sentirsi libera di fare quel che le piace che raggiungere il favore del grande pubblico, e l’EP in questione, non a caso autoprodotto, lo testimonia. “Empty & Broke” declama a gran voce quello che la Geffen (ironia della sorte, il suo cognome ricorda la Geffen Records di David Geffen, non esattamente il prototipo dell’industria indie) imprime nella sua musica: è Techno rotatoria, dal beat a metà strada tra il tribalismo e le sciabolate industriali e che avanza in modo turbolento, che fa provare l’ebbrezza per le velocità sostenute. Volendo trovare un parallelo, probabilmente Miss Djax sarebbe quello più pertinente. “Ra-Ta-Ta-Ta” prosegue nel solco technoide, ma con l’aggiunta di intrecci percussivi e patch latine, caratteristiche che si accavallano anche in “Patat”, tra il Rave ed una bastardizzata Batucada (fare il paragone col DJ Dero di quindici anni fa sembra naturale, seppur qui ci si ritrovi a fronteggiare con materie ben più Hard). La scarica adrenalinica è tutta in “Tehran Nights”, in mezzo a lancinanti distorsioni Hardcore/Gabber, rallentate (ma solo di poco) in “It Began With One Pissed Chika”, in cui l’Hardcore sposa l’Industrial grezzo, violento, rude e rumorosissimo per frequenze tratte dal Noise. La chiusura avviene con “30”, dove canti medio orientali oscillano su sincopi distorte. Un lavoro che sembra provenire dal passato, dagli anni più impetuosi della Rave Age, che oggi in tanti ricordano con nostalgia o rimpiangono di non aver vissuto.