Personaggio schivo e riservato, Salvatore Stallone preferisce lasciar parlare la musica anziché soffermarsi su tratti biografici. Di lui sappiamo che fa il DJ sin dal 1974, che è un idolo nel circuito dei party privati ibizenchi, che non accetta di suonare per piste con oltre 500 persone, che ha condotto un programma su RDS per circa venti anni, che ha più volte partecipato alla Biennale di Venezia come compositore di colonne sonore, e che è regolar guest al party di chiusura di Umbria Jazz. Insomma, un profilo di tutto rispetto. Per il suo Album di debutto sulla Strictly Groove Records di Marco Febbraro, che lo ha eletto suo nome di punta, mette in scena praticamente tutto il proprio background artistico e dimostra di fare davvero sul serio. Dalla Deep House fascinosa ed un pizzico tropicale (“Voice From Juno”) ad una sorta di Downtempo col ritmo spezzettato in frammenti abbinati ad inserti jazzati (“Silvia’s Element II”), passando per svirgolate Funk (“Where Is My Island”) e rinnovando l’interesse per la musica in 4/4 ravvivata dal calore delle percussioni (“Slight Tension”). A Stallone piace stupire e ci riesce alla grande con “Possibility Of Dialogue”, da cui emergono più distintamente le doti da compositore, legate tanto al Jazz quanto al Funk. Gli stessi elementi vengono intelligentemente ripresi in “Night In Oslo”, sino a sfociare prima in una Disco ridente e vibrante, lanciata su una stesura che ricorda le Extended Mix di Cerrone (“One Night In Rome With Herbie”), e poi in un eccelso esempio di Future Jazz (“The Travel”). Il quesito del titolo sicuramente non si riferisce al contenuto del disco: qui tutto appare squisitamente perfetto. Ps: non lasciatevi sfuggire neanche “Goce Impact”, brano di flessuosa House con spunti acidi, che Strictly Groove convoglia, insieme ai pezzi di Daughters & Sons e DJ Ermi, sul vinilico “Rare #02”, la cui tiratura si ferma alle 300 copie numerate a mano.
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