Esistono realta’ che, seppur microscopiche, fanno ben sperare. E’ il caso della ligure J.A.M. Traxx ideata da Fabio Carlucci che, nonostante la giovane eta’, dimostra di avere le idee molto chiare. La sua e’ una missione volta alla valorizzazione di talentuosi artisti, di ieri e di oggi, e cio’ fa di lui una sorta di piccolo mecenate del nuovo millennio. Seppur con un catalogo dalle dimensioni (al momento) limitate, J.A.M. Traxx ha gia’ potuto contare sulla presenza di nomi di rilievo, da Humandrone a Jack Curtu alias Marcello Napoletano, passando per Perseus Traxx, Vercetti Technicolor, Antoni Maiovvi e L.A.S.’s Crime, un vero prestigio della Darkwave italiana, e questo la dice lunga sulla prospettiva artistica che Carlucci ha pensato per la sua creatura. Optando per il solo formato vinilico, J.A.M. Traxx viaggia simultaneamente su piu’ sentieri, e cio’ rende politematici i suoi prodotti, qualita’ che oggi latita spesso nella discografia, ottusamente accanita verso stili che probabilmente hanno poco o nulla da offrire in termini di innovazione. Nelle sei tracce di questo EP, freschissimo di stampa, non si respira certamente spirito avveniristico ma si assiste ad una riproposizione sensata e coscienziosa di piu’ “diapositive” del passato: si va dalla House contorta e grezza di Punknown (“Kill Yourself”, una sorta di combo tra il plasticismo dei Cybotron e le materie ritmiche sbozzate dei Phuture), alla Disco rallentata e tinteggiata di nero di YusYus (“Forever”, con forti attinenze alle soundtrack di film thriller/horror e con comparsate Minimal Wave), passando per il tocco magistrale di Andreas Gehm, idolo della (nuova) Acid teutonica: nella sua “From Earth 3” il ritmo rotola su grovigli di scalpitante TB-303 avvolti in bozzoli melodici che avrebbero ben figurato pure su un pezzo Electro a la Gosub. Avanzando in mezzo a bassline spezzettati tipici del piu’ fertile ed ispirato legoweltismo, ci si imbatte in “The Jaguar” di Mystic Mirror. Poi cambia tutto, come se la scenografia sul palco fosse stata smontata a tempo di record, per dare spazio a Cornflakes 808 e alla sua “Morodor”, illuminata da chiarori Italo Disco seppur riletti con intenti piu’ futuristi. Il titolo, probabilmente, ammicca al Giorgio piu’ noto in ambito musicale, ma la storpiatura del nome sottolinea che non si tratta affatto di una fotocopia. E’ lo stesso Cornflakes 808 a tirare il sipario con “Evil House”, segnata come ghost track anche se l’unico fantasma al suo interno e’ quello che anima costrutti Dark Disco in battuta rallentata, in stile Cestrian. E’ il 12″ adatto per combattere la noiosa continuita’ in cui spesso oggi ci si ritrova. Pertanto, lunga vita a J.A.M. Traxx!