Hell Pres. Klaus Nomi – Cold Song 2013 (International Deejay Gigolo Records)

In tanti anni di scouting, il DJ bavarese ha scovato innumerevoli talenti sparsi per il mondo ma altrettanti ne ha riabilitati, con operazioni volte al recupero di gemme del passato da preservare contro l’oblio (è il caso di citare Tuxedomoon, Experimental Products, Gilla, A Number Of Names, Gina X, Grace Jones, Dopplereffekt, giusto alcuni dei tanti apparsi sulla sua label). Adesso, per festeggiare l’importante traguardo della trecentesima pubblicazione (una rarità nel mondo delle realtà indipendenti, in davvero poche possono vantare una storia così poderosa e continuativa), Hell torna indietro sino al 1982 per riportare in superficie Klaus Nomi. Ricordato per il lirismo della sua voce ma pure per l’immagine legata allo stile anni Venti a cui, pare, si ispirò persino David Bowie che lo volle come cantante per uno spettacolo trasmesso dalla NBC, Klaus Sperber (nome anagrafico) fu scarsamente considerato ai tempi, probabilmente perché troppo futurista nel modo di concepire la musica, un mix tra Synth Pop, New Wave e lirica. Si spegne nel 1983 a soli 39 anni, a causa dell’AIDS ai tempi pressoché sconosciuto. La sua presenza iconografica, però, negli anni viene valorizzata da diversi stilisti, e lo stesso Hell sembra abbia voluto creare qualche parallelismo visivo nella copertina del suo “Teufelswerk” (2009). Tra l’altro l’idea di riprendere “Cold Song” gli frullava già dal 2011, quando la selezionò per il CD mixato “Coming Home”, insieme a molte altre prelibatezze d’annata (Rheingold, Einstürzende Neubauten, Der Plan, D.A.F., Fehlfarben, Ricky Shayne). Doveva solo mettere a fuoco l’obiettivo, e contestualizzare il tutto per la giusta occasione. E così il cereo Nomi rivive grazie ad un suo connazionale, che reintegra il brano originale con un appeal moderno, ma senza alterare l’atmosfera di seriosa contemplazione. In due versioni inietta energia, dosando ritmo e suoni in bilico tra la Techno e la Trance di venti anni fa, ricorrendo all’arpeggiatore che si muove sinuoso nello spazio tra voce e batteria. Tutto questo accade su un vinile che conta 300 copie trasparenti. 300, come il numero di catalogo. Solo uno zero in meno, invece, per gli anni trascorsi dalla prematura morte del visionario artista tedesco.

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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