In tanti anni di scouting, il DJ bavarese ha scovato innumerevoli talenti sparsi per il mondo ma altrettanti ne ha riabilitati, con operazioni volte al recupero di gemme del passato da preservare contro l’oblio (è il caso di citare Tuxedomoon, Experimental Products, Gilla, A Number Of Names, Gina X, Grace Jones, Dopplereffekt, giusto alcuni dei tanti apparsi sulla sua label). Adesso, per festeggiare l’importante traguardo della trecentesima pubblicazione (una rarità nel mondo delle realtà indipendenti, in davvero poche possono vantare una storia così poderosa e continuativa), Hell torna indietro sino al 1982 per riportare in superficie Klaus Nomi. Ricordato per il lirismo della sua voce ma pure per l’immagine legata allo stile anni Venti a cui, pare, si ispirò persino David Bowie che lo volle come cantante per uno spettacolo trasmesso dalla NBC, Klaus Sperber (nome anagrafico) fu scarsamente considerato ai tempi, probabilmente perché troppo futurista nel modo di concepire la musica, un mix tra Synth Pop, New Wave e lirica. Si spegne nel 1983 a soli 39 anni, a causa dell’AIDS ai tempi pressoché sconosciuto. La sua presenza iconografica, però, negli anni viene valorizzata da diversi stilisti, e lo stesso Hell sembra abbia voluto creare qualche parallelismo visivo nella copertina del suo “Teufelswerk” (2009). Tra l’altro l’idea di riprendere “Cold Song” gli frullava già dal 2011, quando la selezionò per il CD mixato “Coming Home”, insieme a molte altre prelibatezze d’annata (Rheingold, Einstürzende Neubauten, Der Plan, D.A.F., Fehlfarben, Ricky Shayne). Doveva solo mettere a fuoco l’obiettivo, e contestualizzare il tutto per la giusta occasione. E così il cereo Nomi rivive grazie ad un suo connazionale, che reintegra il brano originale con un appeal moderno, ma senza alterare l’atmosfera di seriosa contemplazione. In due versioni inietta energia, dosando ritmo e suoni in bilico tra la Techno e la Trance di venti anni fa, ricorrendo all’arpeggiatore che si muove sinuoso nello spazio tra voce e batteria. Tutto questo accade su un vinile che conta 300 copie trasparenti. 300, come il numero di catalogo. Solo uno zero in meno, invece, per gli anni trascorsi dalla prematura morte del visionario artista tedesco.