Figoli fu tra i pochi italiani che, circa otto anni fa, seppero dare un taglio interessante all’allora dilagante fenomeno Minimal. Tra 2005 e 2007 furono diverse le pubblicazioni a suo nome che gli valsero una discreta visibilità nell’ambiente dei club, da “Ocho Al Puma / E’ Arrivato L’Arrotino” a “Serotonin Smile”, passando per “Viva Viva L’Olio D’Oliva” e “Le Stelle Sono Tante”, finito nel blasonato catalogo Trapez. Nonostante gli ottimi argomenti, il produttore sardo si è poi dileguato dalla scena, ma il 2013 ce lo riporta, proiettato in una dimensione musicale che non è più quella del suo debutto. Il secondo Album (il primo fu “Dirty & Lost”, sulla sua TantoQuanto, in letargo dal 2010) ci consegna un Figoli depurato da tutto quello che accadde anni addietro, pronto a ripartire con nuove energie e, soprattutto, per nuove destinazioni sonore. Il suo nuovo mondo, è bene chiarirlo, non punta più solo alle discoteche, anzi, sembra quasi evitarlo. Brani come “Underpool”, “And Again”, “Super Lemon Vapor” e “Call One” ben chiariscono come l’autore abbia trascurato tutto l’apparato del classico tool da DJ: non c’è cassa da accompagnare col movimento della testa, non ci sono suoni striduli su cui alzare le mani. E’ deliziosa elettronica da camera, accarezzata da accenni Dub ed Abstract, che in un paio di occasioni si arricchisce ancor di più, sovrapponendo l’Ambient al Jazz e al Funk (“…Anymore”, col Featuring di Neville Attree e l’assolo di tromba di Mario Massa, e “Funkoholic”, con la chitarra del virtuoso Carlo Ditta). Qualche sobbalzo si avverte con “Buck A Guy”, in cui viene tratteggiata l’Acid House ma in veste assai personalizzata ed alquanto interessante, visto che si evita di relegare il ruolo di protagonista al solito TB. Analogamente accade in “Morning Express”, altro mezzo per creare una sutura tra il suono acidulo e grattugiato e il più soave tepore dell’Ambient. Quando tutto sembra definito, però, accade l’imprevedibile. La chiusura è ad appannaggio del dancefloor, con “Night Express” che ci fa vedere l’autore mentre tamburella le dita sulla drum machine. Un Album che segna la maturità dell’artista, adesso distaccato dalle esigenze del mondo della dance elettronica, e devoto a forme musicali tipiche di compositori visionari come Jan Jelinek, Deadbeat, Safety Scissors e Vladislav Delay.