Makina Girgir – Torment (La Forme Lente)

Siete in cerca di emozioni retrò? Vi reputate dei patiti irriducibili del vinile? Impazzite per le edizioni limitate? Questo è il 12″ che fa al caso vostro. Da qualche anno protagonista di una serie di intriganti apparizioni su etichette come Das Drehmoment e Radio Cosmos, Makina Girgir approda sull’altrettanto ricercata La Forme Lente con un disco in cui dimostra sia di avere un ampio background musicale, sia di sapersi destreggiare in studio. Il rischio che si corre, quando ci si dedica a forme sonore del passato, è quello di partorire, sospinti dall’entusiasmo, semplici cloni, anche ben fatti ma che nulla aggiungono a quanto già detto dai predececessori. In questo caso l’artista francese riesce nel difficile compito, irrorando gli usuali schemi Minimal Wave con dosi, più o meno evidenti, di Electro e Synth Pop. Radunando melodie, parti vocali e ritmi binari, sfiora il Dark (“Sang Tiede”), e poi cavalca un basso tipico dell’Hi NRG (“Homme Ridicule”), mettendolo in parallelo a tipiche percussioni Italo Disco (LinnDrum docet), rispolverando quanto realizzava una decina di anni fa il connazionale It & My Computer su un’altra etichetta-culto del genere in questione, la Invasion Planète Recordings. Su “Torment” spezza i ritmi per poi reinnestarli ordinatamente, lasciandosi cullare da rimembranze New Wave. Addossata alla più lenta, plumbea ed anche un pizzico funerea Darkwave è “Anosognosia”, seguita dalla cinematica “Livides Clartés” e dalla spassionata romanticheria analogica di “Oedipus Fin”, a rammentare certe cose di Bangkok Impact e Rude 66 pubblicate all’inizio del passato decennio. Ridente Synth Pop vi aspetta in “Chagrin Muet”, dove le melodie sorridono mentre le voci sembrano quasi digrignare i denti, e, per finire, c’è l’Untitled, un outro da film horror, in cui suspance e pathos si mischiano alla malinconia tipica della New Wave britannica. Quando stringerete il vinile (limitato alle 400 copie) tra le mani, proverete un gradevole senso di piacere: sarete entrati in possesso di un disco che non sbiadirà col passar degli anni.

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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