Scarica Zombie Nation – RGB su Amazon
E’ il quinto album per Zombie Nation, ormai un veterano della scena Electro/Techno teutonica, planetariamente noto per quel “Kernkraft 400” edificato sul tema tratto dalla colonna sonora di un gioco del Commodore 64 (“Lazy Jones” di David Whittaker, 1984) e debitore nei confronti dell’italiano DJ Gius che realizzò la versione che tutti ancora ricordano. Da quell’indimenticato 1999 sono passati quasi quattordici anni, e per Zombie Nation si è registrato un progressivo abbandono dell’attitudine Punk che contraddistinse “Leichenschmaus” (prodotto in coppia con Mooner, che lasciò tutto nelle mani di Senfter perché impegnato con la sua Erkrankung Durch Musique). Il passar del tempo ha smantellato pure l’immagine che l’eccentrico produttore bavarese costruì, tra performances con salsa di pomodoro usata a mò di sangue e maschere con cui nascondeva il volto durante fiammeggianti live act. Zombie Nation è cresciuto e maturato, e questo lo avevamo già intuito ascoltando quanto accadeva nel decennio scorso. Ogni suo album ha idealmente segnato una tappa, un ulteriore sviluppo del personalissimo stile, seguendo un’onda evolutiva che, pur rinnovandosi, ha mantenuto integri alcuni temi fondamentali, come quello del rumorismo. “RGB” è fortemente intriso di Noise, di quelle distorsioni adorate da chi sulla dancefloor vuole scatenarsi e sudare, ed infatti comincia proprio così, senza preamboli. “Momplays”, “Level” (che per certi versi potrebbe far tornare alla mente “Rocker” degli Alter Ego), “Sigma”: Senfter fa stridere i suoni, e questo gli riesce particolarmente bene visti i trascorsi nella veste di John Starlight. Anzi. Molti brani di “RGB” non avrebbero sfigurato affatto in un potenziale follow-up di “Rip It!” (trainato dall’osannato “Blood Angels”), visto che pure qui i suoni si torcono e contorcono su sé stessi in modo ossessivo, scaricando furia brutale e sfrenata. In alcuni punti però il vigore sembra disperdersi in soluzioni che nascono e muoiono senza destare grandi sorprese (“Schoove”, “Attic Sundays”). Passando in mezzo a frammenti di Italo Disco innervosita e Funk zoppicante (“Maingame”) si raggiungono le potenti “Tryouts”, “Suede” e “Blueberries”, dove ben risaltano le sincopi incastonate nei 4/4 e le esagerazioni nell’uso dei filtri, segno distintivo di Zombie Nation e frutto di improvvisazione manuale estemporanea effettuata su strumentazione hardware. Questa “nevrosi” nel trattare la materia sonora si riscontra anche in “Sweepy”, “Pony” e “Brownsville”, per concludere sul piglio più Fidget di “Meathead”. A conti fatti “RGB” non delude ma neanche si distingue per particolari meriti. Senfter avrebbe potuto lavorarci ancora visto che, seppur discretamente realizzato, i brani scorrono con un filo di anonimato e con poche finezze a cui invece il tedesco ci aveva abituato in passato. Insomma, un LP a tratti raffazzonato, con strutture melodico/armoniche troppo poco delineate o del tutto inesistenti, che contribuiscono ad avvicinare il risultato finale più ad una riuscita live performance che ad un ponderato prodotto da studio.