Non c’è niente da fare: ogni pubblicazione della Dominance Electricity va annotata come un piccolo evento, per chi continua a coltivare la passione per il vinile, per le copertine, per i credit e soprattutto per un certo tipo di musica, oggi relegata alla nicchia di una nicchia. Il fatto che i supporter non siano tanti come quelli di altri artisti popolarizzati, globalizzati (e volgarizzati aggiungerei) svolge ruolo di scrematura, una sorta di filtro che trattiene solo chi sa di cosa parliamo e sa cosa si aspetta da un disco che poco divide col mondo delle discoteche e dei DJ patinati del nuovo millennio. “Electrofunk Resistance” è la strabiliante raccolta, compilata da Matthias M. Weise, che rovista nel sound prodotto negli anni Ottanta dagli artisti che sognavano il futuro e lo tratteggiavano con musica programmata interamente con strumenti elettronici. Si chiamava Electro Funk, ed era un mix tra Electro di kraftwerkiana memoria, Hip Hop (Afrika Bambaataa docet) e il Funk più robotizzante, come se George Clinton e i suoi Parliament/P-Funk All Stars fossero travestiti da androidi. Oggi l’Electro Funk è tenuta in vita un manipolo di appassionati sparsi per il globo, e Dominance Electricity rappresenta, già da qualche anno, uno dei capisaldi di questo piccolo movimento. Nell’eccezionale doppio vinile blu, a cui sono allegati adesivi e poster (ma esiste anche la versione in CD) c’è davvero il meglio che si possa trovare in circolazione del genere, dai Principles Of Geometry a Datassette (all’opera su un fantastico rework di “Blue Monday” dei New Order), da Casio Social Club Featuring XS Night (“More Love” fu pubblicata nel 2009 sull’inglese Mullet Records ma passò inosservata), a Sygaire & Defcon Featuring Capitol A e DJ SING Featuring Andre Kaman, che proiettano per davvero l’ascoltatore nei tempi della breakdance e dei b-boy. Altrettanto fanno The Artificial Arm, Diamondback Kid, Fendaheads, Biepang e Reggie Blount, scomodando perfino un pizzico di Soul. Gli sfegatati ed irriducibili dell’Electro old school invece sgraneranno gli occhi (e le orecchie) col sempre ispirato Dynamik Bass System e Roko Dragonbreath, ingiustamente poco considerato vista la sua abilità in studio. Dischi come questo ci fanno capire come non è affatto vero che lo scenario musicale del nuovo millennio sia popolato da solo putridume senza anima. Per il benessere della vista c’è pure l’artwork di Hajime Sorayama, che completa in modo egregio una parata musicale in pompa magna che abbraccia Germania, Francia, Inghilterra, Olanda, Australia, Stati Uniti e Nuova Zelanda. Lunga vita a Dominance Electricity.