L’amore per la Disco tinteggiata di nero, per l’Electro e per le soundtrack degli horror movie è alla base dell’amicizia tra l’ellenico (ora a Vienna) Vercetti Technicolor e l’inglese, ma di stanza a Berlino, Antoni Maiovvi. Di questo progetto se ne sentiva parlare da diversi mesi, soprattutto perchè l’EP è stato realizzato grazie ad una vera e propria raccolta fondi che, come obiettivo, vedeva il raggiungimento della soglia necessaria per poter reggere i costi di stampa. Gli autori non hanno mai fatto mistero della limitata disponibilità economica, e si sono battuti sino all’ultimo per far si che il loro sogno non svanisse nel nulla. Così, grazie al fondamentale supporto dei fan e collezionisti, il primo Giallo Disco, che gli stessi autori battezzano come piattaforma Horror Disco, è venuto alla luce. I quattro brani incisi pagano il tributo alle atmosfere cinematiche tipiche di Carpenter e Simonetti, ma non mancano di arpionare influenze parallele dell’Italo Disco (ma quella più vicina alla New Wave), del Kraurock, della House e della Techno. S’inizia con “L’Incubo Senza Fine” di Vercetti Technicolor, dove l’avanzare del ritmo e il progressivo dilatarsi del pathos reggono per tutta la durata del brano, regalando un effetto molto simile, perlomeno armonicamente, a quello raggiunto dodici anni fa da Johannes Heil per il remix di “Total Destruction” degli Ural 13 Diktators. Qui però il risultato è meno gotico, grazie alle soffici intelaiature dei pad lanciate e rilanciate nel corso dell’esecuzione. E’ proprio l’assetto melodico/armonico ad essere ulteriormente sviluppato e valorizzato nel remix del brano, curato da sua maestà Legowelt, che ripesca le ispirazioni dal suo periodo “bunkeriano” (in riferimento a “Klaus Kinski EP”, “Tower Of The Gipsies” e “Beyond The Congo”). Maiovvi prosegue nel medesimo solco, con “Rituals Of Lust” e “Themroc(k)”, in cui si diverte a ritmicizzare in chiave Electro/Disco quella che potrebbe essere la perfetta soundtrack di un thriller. Fate in fretta, la tiratura è limitata alle 200 copie.