Attivo sin dalla fine degli anni Novanta, il finlandese ha esplorato House e Techno in lungo e in largo, costruendosi una ben solida reputazione. Nell’info sheet diramata dalla label, si descrive il lavoro in questione evocando una curiosa immagine: un pezzo dei Roxy Music, la pista di un locale italiano del Nord, e “Promised Land” di Joe Smooth. Inizialmente ero un pò scettico, ma mi sono dovuto ricredere perché qui dentro c’è davvero un cosmo di emozioni e mondi sonori. Nelle quattordici tracce incise su CD (ma pare ce ne siano altre quattro destinate al formato digitale) si riscoprono suoni d’annata, a sottolineare quanto l’old school resti fondamentale per molti produttori nonostante il progresso ci metta quotidianamente di fronte a nuove conquiste. A Rodriguez piace la Deep House, e questo lo capiamo bene da “Show Me” e “Lies”, ma ciò non gli impedisce di guardare in altre direzioni. “Eternity” (con una voce che sembra un mix tra Ce Ce Rogers e il compianto Darryl Pandy) introduce ad una miscela micidiale che si eleva distintamente in “I Believe In You”, dove Afro e Funk vengono sapientemente assemblati con la House, a rimarcare quanto era già stato fatto dieci anni or sono da un altro finnico, Bangkok Impact. House è il comune denominatore di altri brani, come “Love Withdrawal”, “Try (How Am I Supposed To)” e “Body Right”, che ripescano nelle melodie al pianoforte in stile Marshall Jefferson (ma anche dei nostri FPI Project, 49ers o Black Box, che sdoganarono con successo la cosiddetta Spaghetti House). Con “Tell Me” si registra un rilancio verso ambienti Italo Disco, assiduamente frequentati da Rodriguez anche in “Saturn” in cui probabilmente, oltre a Moroder, lo spunto giunge da “Another Life” di Kano. Deviazioni verso il Break e il Lounge in “Eva”, ulteriormente sospinte verso il Downtempo (ed echi Trip Hop) in “Shibuya”, per poi completare con la House di matrice newyorkese (“Song 4 You”) e la title track “Dawn”, dove il paragone più assennato è quello con la House jazzata che vent’anni or sono promuoveva la bolognese Irma attraverso i brani di Don Carlos, Key Tronics Ensemble e Jestofunk, che i più grandi oggi ricordano con nostalgia.