Tutto inizia nel 1986 quando Marshall Jefferson ed Harry Dennis portano le atmosfere della giungla nei reticoli della neonata House music. “The Jungle”, edito dalla mitica Trax Records, fa capire che a Chicago sta accadendo qualcosa di importante e decisivo. L’anno seguente è la volta di “Time Marches On”, secondo tassello di una storia che avrebbe meritato di più ma che gli eventi hanno relegato alla nicchia. Nel 2011, in piena epoca digitale, Jefferson e Dennis decidono di rispolverare quella sinergia che, a giudicare da questo album, ha risvegliato in loro piacevoli sensazioni ed emozioni. Jungle Wonz torna ufficialmente attivo, dopo un paio di EP, e “Deliverance” lo testimonia in modo eccellente. House resta la password per entrare ed addentrarsi nel mondo del duo americano, ma quel che subito emerge è la capacità di mantenere integro il proprio stile, senza scadere in inutili omologazioni. I Jungle Wonz restano fedeli al loro credo, fatto di 4/4 ma anche di Soul e di vibrazioni scaturite da qualcosa che va ben al di là della voglia del riposizionamento sul mercato della musica. La magia pervade “Ancestors Walk” e “Paces From The Moon”, dove sognanti tappeti di melodie vengono posati su ritmi mai invasivi, mentre la più marcata “Seasons Rain” invoglia a battere il piede a ritmo, insieme alla paradisiaca “Urban Blues” prodotta con Ron Trent, pronta a ricordarci che la House non è inscritta solo nel cerchio del loop. Più trascinante il groviglio percussivo di “We’re So Deep” e di “Night Like These”, mentre la title track, “Deliverance”, è un rimando al suono solare con tanto di pianoforte in stile “Move Your Body”. Poi si riscoprono gemme del passato, come “Rainforest Serenade” prodotta nel 1990 con Larry Heard, le già citate “The Jungle” e “Time Marches On”, ed altre gemme in cui il concetto di House viene triturato (“Beautiful Night”, “Mystic Voyage”) sino ad ottenere un distillato unico ed inconfondibile. Il tutto su Open House Recordings, l’etichetta che Jefferson ha fondato nel 2009 con David Dee e Chauncey Alexander. Chi ha detto che l’House americana era morta?