Presenza consolidata all’interno della scena Techno quella di Petar Dundov, da Zagabria, ingegnere del suono, DJ e produttore sin dai primi anni Novanta (lo ricordate nelle vesti di Brother’s Yard, Pon Farr, Soulslider ed Unreal?). I suoi blocchi ritmici hanno fatto tremare le pareti dei Techno club più noti d’Europa, ma in questo nuovo album, la cui uscita è prevista per la fine di Marzo, ad avere la meglio sono le emozioni che si offrono spontaneamente alle orecchie dell’ascoltatore, in una romantica e poetica progressione. Nel follow-up di “Escapements”, del 2008, l’attitudine Techno viene sopita, e il battito cardiaco in 4/4 sacrificato in un crossover di aree tematicamente connesse all’Electro, all’Ambient e alla Trance. Il croato non è nuovo a questo tipo di commistioni, e il suo “Sculptures 1-3”, uscito più di dieci anni fa sulla Tomorrow di Jeff Mills, ne è testimone. Nella title track restano intatti i gorgheggi balearici, che hanno contraddistinto i recenti “Oasis”, “Waterfall” e “Sparkling Stars”, “Silent Visitor” sembra dipingere il ritratto anomalo di un alieno che, appena sbarcato sulla Terra, si nasconde per non essere scoperto, in antitesi rispetto a come la classica letteratura di fantascienza ci ha frequentemente presentato le forme di vita extraterrestri, sempre bramose di potere. Nel celestiale turbinio melodico, Dundov riesce ad inserire il battito regolare della cassa, che però presto si sfalda in “Distant Shores”, così vicina alla sognante Trance dei primi anni Novanta, quella promossa da Energy 52, Cygnus X e Mystic Force, e che nel contempo rivela affinità con la Progressive House più moderna di James Holden. Un altro parallelismo che viene suggerito da “Brownian Interplay” è quello con Oliver Lieb e Torsten Stenzel, principi di alcune delle melodie più suggestive, evocatrici ed ipnotizzanti prodotte due decenni fa. Passando per l’ombrosa e raggelante “Together” e l’epica “Around One”, un sogno alla William Orbit dal quale non ci si vorrebbe svegliare, il viaggio si conclude sulle sponde di “Tetra Float”, mosaico di movimenti ascensionali alla Brian Eno, Boards Of Canada e di qualsiasi disco edito su Elektrolux. Dopo aver unito i corpi, Dundov avvicina le menti. E gli animi.