Chi si aspettava un album “arrabbiato” come “Manic Panic” resterà deluso. Ma questo non significa che l’eroe della Dark Techno si sia piegato di fronte alle esigenze del mercato, rinunciando al proprio impeto ispirativo. Anzi. Credo che in questa occasione sia più che giusto parlare di evoluzione, avvicendamento di sonorità, maturazione professionale, ricerca creativa in altri moduli sonori. Chesler aveva fatto impazzire gli irriducibili della Techno più impetuosa e dell’Hardcore (“One Night In N.Y.C.” e “Flesh Is The Fever” restano due cult degli anni Novanta e non solo), e con “Attack Decay” aveva anche abbracciato l’EBM, ma in “Joyless Pleasure” fa qualcosa in più che urlare la sua violenza in rabbiosi beats in 4/4. “Modern”, “Triangle” e “We Will Get Wicked” traggono linfa vitale ancora dal passato, dalla Gothic Electro Techno alla “Sex Machine” (2003), ma è con “Darkling Lullaby” che lo scenario inizia ad allargarsi, mettendo da parte il ritmo dei clubs a favore di un concetto che sfiora l’Ambient più sperimentale, ancora sotto la luce (o le tenebre?) del Gothic. Il tutto viene ripreso, con dilatazioni verso la New Wave di Joy Division nella funerea “Love Sick”. A metà strada tra il Rock e il Synth Pop più scuro dei primi anni Ottanta è anche la title track, nell’eccelso remix di Richter (che, per chi non lo sapesse, è italiano, e collabora con Chesler sin dai tempi di “Attack Decay”). Un allineamento ai vecchi Depeche Mode (provate a spulciare tra i credits del DVD “101” per capire che c’è anche dell’altro a legarli, oltre alla devozione musicale) si avverte in molti elementi del lavoro, che comunque non ci fa mancare l’apporto più combattivo, tipico dell’EBM degli indimenticati Nitzer Ebb: la massiccia “Hostage” e la graffiante “I Stand With You” lanciano arpionate all’Industrial e al Punk elettronico, per cui l’artista che viene dalla Grande Mela è considerato uno dei portabandiera degli ultimi quindici anni. Passando per “Lovely Sweet”, che sfiora il romanticismo con accordi di organo, conclude il tutto su “Born This Way” che, come una freccia a forma di semicerchio, ci riporta lì dove tutto è iniziato, in mezzo a cespugli Electro Techno Dark.