Tra gli artisti che animarono con indiscussa maestria la Bunker Records dei primi anni Novanta, Rude 66 è una sorta di nerd devoto a vecchi equipments analogici, equiparabile per il look all’amico/collega Alden Tyrell. Quando l’Acid fu importata dall’America, Ruud Lekx era pronto a riadattarla e darla in pasto all’underground nordeuropeo, quello che prediligeva i party negli squat ai luccicanti eventi-festival con migliaia di persone accorse da tutto il continente. Colonna statuaria della scena olandese più idealista, arpeggia la sua creatività su etichette cardine come Djax-Up-Beats, Acid Planet e Viewlexx, non disdegnando incroci più tendenti alla melodia, ispirati dalla New Wave e dall’EBM. Ad oltre due anni da “Sadistic Tendencies”, rieccolo sulla label di TLR con una raccolta che attinge dall’archivio degli unreleased che quasi sempre ogni artista dispone. Realizzate tra 1992 e 1998, per poi essere rimasterizzate e rieditate nel 2010, le tracce di “2 Worlds” concentrano l’attenzione su un momento ben preciso per la Techno, quello in cui il repertorio iniziò a prendere due direzioni distinte, l’una legata ai clubs meno noti e più sperimentalisti, l’altra destinata ad infoltire l’allora fertilissimo mercato fonografico europeo. Il Nostro, ovviamente, aderisce alla prima, e brani come “Two Worlds”, “Rude 66” ed “Acid Trip Soft” ce lo fanno capire attraverso un’Acid passata nella Techno e nell’Electro, con fuoriuscite di classici smiles gialli impazziti come sotto effetto LSD. Connessione diretta a Detroit è proposta da “Too Much From Brown”, “Hotrods” e “Minus Eight Remix”, accomunate dal gusto per una Techno scura, figlia dei loops quanto del suono sporco estratto dall’hardware che ai tempi occorreva per fare il produttore. Circoli psicotici e stroboscopici cingono “No Cure”, in cui l’autore liquefa i suoni sulle sincopi di snare e clap di TR-909. L’ultima sezione del lavoro piega verso l’IDM aphexiano e il Downbeat più coraggioso dei Leftfield (“La Route”, “Images”, “Mosh” e “Smog”), tutti viaggi negli inferi danteschi, tra sogni ed incubi, tra fantasia e realtà, quella linea di confine su cui Rude 66 ha sempre mantenuto la sua figura.