Andy Romano (all’anagrafe Andrea Cofrancesco) si conferma tra i producers italiani che meglio stanno facendo rivivere la gloriosa Italo Disco. In mezzo ormai ad innumerevoli tentativi, localizzati un pò in tutto il mondo, di rielaborare la Dance music prodotta in Italia negli anni Ottanta, il giovane produttore capitolino risulta essere tra i più fedeli alle linee originali, soprattutto per una doviziosa scelta dei suoni in grado di trarre in inganno anche un appassionato e convincerlo di ascoltare un disco di venticinque anni fa. Il curriculum del producer sta crescendo bene in mezzo ad etichette che hanno come missione la rinascita dell’Italo Disco (Flashback Records, Disco Evolution, Five4it, Rebirth Records, Dark Dance Music Productions) ma purtroppo scarsamente reperibili a causa di distribuzioni non propriamente capillari. Il problema non dovrebbe porsi però in questo caso visto che a stampare il 12″ è l’inglese Cyber Dance, marchio che gli appassionati del suono retrò conosceranno molto bene. Il brano trainante e che poi fornisce il titolo al disco, “Every Time Feel Allright”, parte dai beats tipici della Synthetic Disco di Bobby Orlando e Patrick Cowley per poi innestarsi su uno sviluppo tipicamente Italo Disco, riscontrabile nell’arrangiamento ineccepibile che marcia insieme alla parte vocale (avete presente Alex Valentini, Flexx, Tommy Bow o Stylóo?). Particolare attenzione è stata prestata anche al campionatore, qui usato per giocare la voce (a tratti ricorda “Our Revolution” di Moses), proprio come si usava fare nei tempi in cui il sampler segnò l’inizio di una nuova era musicale. L’Instrumental è destinata a chi preferisce le selezioni più improntate sul ritmo. Il lato b dimostra una più chiara attinenza con l’Electro Disco di moderna concezione, tipica del mondo olandese di Clone, Crème Organization, Moustache, Viewlexx et similia: “L’Amour Robotique” non avrebbe affatto sfigurato nel catalogo della label di I-F, con le sue rigogliose foglie di Disco malinconica ed anche un pò oscura, abbinata ad un ritmo punzonato da blips ed un basso ‘tyrelliano’; “Sayonara Robot” si riaggancia al medesimo concetto, ma questa volta più aperto alla melodia (ispirata dalla cultura nipponica) coadiuvata dal classico basso rotolante, ormai segno distintivo di questo filone musicale che, in circa dieci anni, ha riportato la dimenticata e sbeffeggiata Italo Disco nelle orecchie (e nel cuore) degli appassionati e delle giovani leve desiderose di scoprire cosa accadde prima dell’avvento della House music.