Legowelt ed Orgue Electronique iniziano ad incidere per la sotterranea e sempre oscura Bunker alla fine degli anni Novanta. La loro ispirazione rimane fedele alla House primitiva di Chicago e all’Electro seminale di Detroit, ma nel contempo si arricchisce di nuovi temi desunti dall’Italo Disco, dall’Electro cinematica di Carpenter e dalla prima ondata di Disco elettronica di Moroder. L’intensità e la pregevolezza di dischi come “Wir Leben In Pussywelt” e l’epico “Derrick In Nord Korea”, tra l’altro ristampati di recente per far fronte alle numerose richieste di collezionisti sparsi per il globo, fanno della loro sinergia (di cui val davvero la pena ricordare anche il progetto Macho Cat Garage, orientato all’Electro Funk) qualcosa in più della semplice compenetrazione tra generi: qui è palese come le due menti e le quattro mani agiscano di concerto sulle drum machines e sui sintetizzatori d’annata, ormai una tag distintiva per quasi tutte le produzioni che escono dal reticolo della West Cost dei Paesi Bassi (Bunker, Crème Organization, Viewlexx, Clone e tutte le labels correlate). Ma torniamo a Chicago Shags, progetto a cui i due ‘eroi sonici’ europei (ma col cuore lasciato dall’altra parte dell’Atlantico) diedero vita nel 2005 col fine di rimaterializzare la House della seconda metà degli anni Ottanta. Il nuovo singolo, edito dalla prolifica quanto disincantata etichetta dello stesso Legowelt, mostra una chiara adesione a quello che hanno lasciato in eredità labels passate di diritto alla storia come D.J. International e Trax Records. Un DJ che non è solito bazzicare certi ambienti underground potrebbe confondere con molta facilità i cinque brani in questione per tracce di Joe Smooth, Fast Eddie, Larry Heard, Armando, Chip E., Marshall Jefferson o Farley Jackmaster Funk. L’analisi strutturale delle ritmiche (la cassa e lo snare in perenne avvicendamento, il crash che batte il tempo con più frequenza) nonchè la scelta dei suoni, rivela la completa aderenza alla scuola di Chicago, a cui peraltro si deve la nascita dell’Acid House col collettivo dei Phuture. La title-track, “Flamingo World”, è esattamente quel che chi iniziò a fare il DJ in quei memorabili anni si aspettava di ascoltare sui dischi delle etichette e degli artisti citati, come d’altro canto lo è “West Park”, unita alle forme spigolose dell’immancabile TB-303. Una spinta in più sul ritmo si registra in “Judgement Day” popolata da linee melodiche che, seppure accennate, donano al brano una dinamicità che nella House dei tempi veniva spesso a mancare. I ‘cormorani di Chicago’ poi diventano più rabbiosi in “Casio RZ1”, sfilettando il basso in un ribelle gorgheggio ritmico presumibilmente elaborato nella Casio RZ-1, vetusta (e piuttosto economica) digital rhythm composer che quando apparve sul mercato (1986) ispirò, insieme alle Roland TB-303 e TR-707, la House a cui facciamo riferimento. Non si discosta, per contenuti e fraseggi armonici imprigionati nella cella ritmica, “Live By The Sword”, simile a quello che Legowelt ha più recentemente pubblicato in lavori come “Vatos Locos”, “Gardens Of The Ghetto” e “Slompy Jitt EP”. Visto il genere particolarmente adatto alla pista, il tutto viene convogliato su 12″, formato a cui Strange Life di tanto in tanto ricorre per diffondere i suoi contenuti più (gergalmente) Dance oriented.