Phonique è stata una delle scoperte più vincenti di Steve Bug. Ormai divenuto quasi un veterano della Deep House contemporanea, il tedesco Michael Vater vanta una lunga militanza nelle fila della Dessous, etichetta su cui torna per incidere l’album, il terzo dopo “Identification” del 2004 e “Good Idea” del 2007. “Kissing Strangers”, come già accaduto in precedenza, fa capire che all’autore non interessa seguire una scuola di pensiero unilaterale. A Vater piace la musica elettronica, non solo un certo tipo di sound che potrebbe rinchiudersi in una nicchia. Un pregio di base, che a volte però potrebbe trasformarsi in difetto perchè il risultato andrebbe incontro a miscellanee indefinite e confusionarie, ma non è ovviamente il caso di Phonique che dosa con certosina precisione ogni influenza musicale, evitando il sovrapporsi disordinato di stili e generi. Lunga ed emozionante la tracklist, che inizia con “The Passion 2010” (l’Original Mix, firmata con Kiloo, è del 2008) ed “Our Time Our Chance” (Pop House d’autore, trattata con grazia e cuore), e prosegue col leggiadro Downtempo di “Amy’s Heart” (più avanti riletta in un reprise Dance oriented), la stilosa Funky House di “Endless Love” (con la voce di Louie Austen) e “Thousand Finger Man”, una sorta di remake a cavallo tra Afro e Nu Disco dell’omonimo di Candido (1984). In sinergia con gli sperimentalisti delle emozioni Pupkulies & Rebecca, Phonique costruisce “One Step 2010”, nell’incavo della Progressive House, con “Plastic Lighthouse” torna indietro nel tempo fondendo House di Chicago e New York, con “A Change Receives The Blessing” tributa il Jazz e con “Feel What You Want” fotografa (ancora) il passato, rimaneggiando la traccia omonima di Kristine W, un classico della House novantiana (1994). Spostandosi sulla Deep House pura offre “Summer” (in compagnia di Abyss), inseguendo il trend della Tech House percussiva forgia “Perfect Stranger”, caratterizzata da chords di grande effetto che riportano alla memoria quello che noi italiani usavamo chiamare ‘underground’ tra 1990 e 1995. Insieme ad H.O.S.H. poi crea “Afrique”, questa volta ispirata (non solo nel titolo) da “Africa” dei Toto, e gli accordi che cingono il groove lo comprovano, ma è col brasiliano Gui Boratto che realizza uno degli esperimenti più riusciti: “Blindfolded” rappresenta la fusione di due estetiche sonore, da un lato House elegantissima, dall’altro Neo Trance atmosferica. A questo punto non resta che ascoltare la bonus-track, il remix di “How Come” di Ofrin realizzato in coppia con Tigerskin, trasposizione entusiasmante dell’originario Downtempo su materie Deep House. Un album completo in ogni suo dettaglio, che rassicura chi teme che la musica elettronica del 2010 sia nelle mani di biechi discografici senza scrupoli e di produttori simili a catene di montaggio in cerca della hit da piazzare al vertice delle charts del portale digitale di turno. Non disperiamo: musica di classe ce n’è ancora tanta. Basta cercarla.