E’ sempre emozionante stringere tra le mani pubblicazioni edite in Limited Edition: nel momento in cui ti appresti ad ascoltarle sai che si tratta di rarità e che, col passare del tempo, quasi sicuramente acquisteranno valore (non solo materiale). E’ così per tutte le uscite di Solar One, un mondo popolato da androidi ed extraterrestri scesi sulla Terra per portare (in pace) la loro musica intrisa di futuro e futurismo. Il decimo appuntamento è un doppio LP, visto che al suo interno ingloba ben due album di altrettanti artisti. Una sorta di various artist EP o doppia a-side dilatata insomma, che in gergo è detto Split LP. Quello di AS1, mente della Transient Force di Miami, si chiama “Code Reference” ed è contrassegnato, quasi nella sua globalità, dai sussulti ritmici di sincopi (cassa + snare + hihats), voci ed oscuri leads. Questi gli ingredienti di “UFO Gathering”, “Robot Sex Freak”, “Night Child” e “Shit Gets Lost”, alternati a “The Lost Forever”, una sorta di Trance astrale, ricollocata abilmente in schemi Electro. Con “Automatic Syncromatic” e “Flotation Device” l’autore si rifà in modo più aperto alla scuola anfibia di Stinson e Donald, mentre di “Empty Because Of You” si evidenzia l’unicità dell’essere contrassegnato dalla misura quaternaria, su cui vengono instradate proiezioni Dark Wave con lievi attinenze a quello che accadeva nei primi dischi di The Hacker. Le battute finali sono di “I Will”, un contorto groviglio di suoni spaziali e ritmi scalcianti (ma il rullante è importato dalla Jungle?) e di “Untold Secrets”, quasi una specie di Ambient ancestrale, sporcato da rumori ed interferenze. “The Freefall”, di The Exaltics, inizia esattamente lì dove AS1 ha terminato la missione. Dopo esserci avventurati nell’intro “The Beginning”, veniamo difatti proiettati sulle carcasse di macchine devastate da bombe atomiche esplose in epoche lontane. Tutto assume i tipici tratti della musica Electro d’ambientazione Sci Fi, plasmata su ritmi più decisi rispetto ai precedenti. E’ evidente come The Exaltics tragga le ispirazioni dalla tipica Electro di Detroit, nata negli anni Ottanta, e tracce come “Don’t Ask Me Why” e “Different Places” sembrano indicarci con l’indice di una mano (robotica ovviamente) Juan Atkins e la Metroplex. La Quiet Version di “No Return” effettua un balzo temporale per attingere, questa volta, dal bagaglio sonico dei Drexciya, e a seguire “Journey To Jupiter”, un viaggio cosmico che nell’uso della melodia si rifà a certi esperimenti proto Trance. I 4/4, canonici per la musica da ballo ma non per l’Electro, fanno la veloce comparsata in “The Conscience Shift”, districandosi piuttosto bene tra le distorsioni del bassline. La tremenda “Apocalipsic” poi ci invita a scendere la scalinata che porta all’Ade, nel regno degli inferi, in una sorta di girone dantesco in cui si ode il suono gotico e sinistro che l’artista ha destinato anche a due recentissime uscite su Bunker (“1000 Lights In The Sky”). “The Freefall” è la caduta libera di meccanica idraulica in snodi musicali tra ritmo e bassi cibernetici. Il viaggio si conclude tra gli echi Industrial di “Slipping Away” e la riabilitazione, quanto più fedele possibile, del suono drexciyano di “Discussion-Chamber”. Un doppio album che è propriamente un tributo all’Electro della Motor City prodotta negli Ottanta e nei Novanta, e che non è mai morta.