Era tantissimo che non sentivo un disco Acid Techno di questa portata. Segno che la lezione impartita negli anni Novanta dai vari Geezer, Chris Liberator, Lawrie Immersion, D.A.V.E. The Drummer e Rowland The Bastard non è andata del tutto dispersa nei beats di una House fin troppo minimalizzata e la cui essenza è demandata a pressappochisti loops. I Metacid (Marc Carbone e David Gneo) arrivano dal Belgio e fanno scintille. Il loro è un EP anarchico, che infrange le regole dell’attuale mercato discografico europeo, che scoppietta e che gronda sudore. In “Starter” ci sono oltre dieci minuti di corsa forsennata, tra rintocchi technoidi e sgroppate di 303 enfatizzate da drills industriali. E’ in particolare nell’ultima parte che il brano scatena il pandemonio, rivelando in toto la sua dirompente carica di energia. “Commotion” si rifà al suono di Rotterdam con cassa (immancabilmente) distorta e crash incisivi, per un risultato Acidcore degno della miglior tradizione Djax-Up-Beats. E’ evidente che il duo abbia pensato a questo elaborato tenendo bene a mente quello che accadde alla Acid Techno circa quindici anni addietro: l’impostazione di “Battle”, difatti, rammenta il tipico stile Routemaster, vera manna per i nostalgici di un suono divelto dall’ondata di House tedesca prodotta nell’ultimo quinquennio. Ultima, per ordine di apparizione, è “Observe & Destroy”, altro missile sonoro davvero ‘terrorista’, costruito su perimetri di Techno industriale sui quali si aggrappa la cara 303 distorta all’inverosimile. Particolarità essenziale è la quasi assenza di cassa, scelta che crea un piacevole quanto devastante effetto attesa. Un disco che riporta direttamente alla Rave age dei primi anni Novanta (e lo smile in copertina, seppur non giallo, parla chiaro), che risveglia gli animi sopiti da musica dormiente e che invita a riconsiderare l’uso della TB-303 sulla Techno.