Patric Cowley rientra a pieno merito tra le icone della musica elettronica degli ultimi trent’anni. Spianatore dell’Electro Disco, insieme a Bobby Orlando e il ‘nostro’ Giorgio Moroder, lascia in eredità un enorme bagaglio culturale fatto di brani storici ed indimenticati (“Megatron Man”, “Menergy”, “Do Ya Wanna Funk”, “Tech-No-Logical World”, “Mind Warp” giusto per citare i più noti) da cui i producers di ogni generazione che si è succeduta hanno attinto ispirazione. Ciò attesta di come la musica del tastierista americano, morto di AIDS nel 1982, riesca ad andare ben oltre mode e tendenze legate ai tempi. In quegli anni caratterizzati da floridi processi creativi fonda, insieme a Jorge Socarras, gli Indoor Life dando libero sfogo all’istinto più legato alla musica Rock. Molti di quei brani però rimangono chiusi in un cassetto, forse per il successo commerciale che travolge Cowley (e che lo porta a collaborare con Sylvester) e che, di conseguenza, fa passare in secondo piano i pezzi dal contenuto più sperimentale. Nel 2009 Stefan Goldmann, con la complicità di Socarras, riscopre ben 14 unreleased, arrangiati nello studio casalingo di Cowley tra il 1976 e il 1979. Insieme costituiscono “Catholic”, album edificato su musiche che si sbeffeggiano della loro data di nascita, idealmente ubicate nel segmento tra post Punk e proto Disco e costruite sul suono di sintetizzatori analogici, drum-machines, batterie (vere), chitarre elettriche e voce. Un album fitto di storia insomma questo “Catholic”, edito da pochi giorni dalla tedesca Macro: i suoi brani raccontano storie diverse l’una dall’altra ed immortalano un momento preciso ma senza ghettizzarlo in un settore stilistico delineato. Lo spirito Disco tipico di Cowley penetra nelle materie di “Memory Fails Me” (la voce è proprio la sua) e “Burn Brighter Flame” ma poi lascia spazio ad un’esplorazione sonora più attenta sfoderando avveniristica Punk Disco (“Robot Children (Do You Love Your)”, “I Never Want To Fall In Love”, “I’ll Come See You”, “Cars Collide”, “Eddie Go To My Head”, “I Am Your Tricks”, “In And Out”), seducente Ambient (“I Remember”, “Room”), avanguardie sperimentali (“Soon”, già estratto come singolo) e sottili membrane Ambient Pop dal retrogusto cinematico, tra Vangelis e Gainsbourg (“You Laugh At My Face”, “Hurdy Gurdy Man”). Un album decisamente speciale, prodotto in un periodo in cui l’elettronica non aveva ancora avuto modo di incontrare il Rock, e che se fosse uscito per tempo avrebbe potuto essere guida per artisti contemporanei come Electronicat, Atomizer, Punx Soundcheck, Dakar & Grinser, Northern Lite, Chicks On Speed, Codec & Flexor, Peaches e molti altri. Visionario e futurista al punto tale da essere scoperto dopo oltre un trentennio, l’album di Cowley & Socarras trova finalmente modo di essere offerto al mondo. Lui, da lassù, lo starà riascoltando con piacere.
-Alexander Kowalski “The Heat Of The Night” (Damage Music Berlin): personaggio chiave della Kanzleramt di Heiko Laux, a Kowalski spetta il merito di aver elegantemente fuso le origini di Detroit nella Techno tedesca. Alle spalle si lascia un periodo di grande fertilità produttiva (albums come “Echoes”, “Progress”, “Response” e “Changes” sono ricordati dalla critica europea tra i migliori elaborati teutonici dell’ultimo decennio) e, sebbene non più prolifico come un tempo, riesce sempre a lasciare il segno. Ad oltre un anno dal “Damage EP”, rieccolo in forma sgargiante con “The Heat Of The Night” che, oltre a siglare il suo rientro, celebra la nascita della sua personale label. La title-track trae spunto esattamente dai vecchi Kanzleramt (“Dark Soul”, “All I Got To Know”) e rimonta ancora Techno ed House secondo la vecchia formula seguita un tempo anche da Beroshima. Tech House aggiornata invece quella di “It’s Been A Long Way”, in cui un ricco giro di synth recita un’orazione diabolica in un corposo intreccio percussivo, segnale distintivo per la musica del bravo artista di Greifswald. La tripletta è chiusa da “Don’t Judge Me (Just Because I Like The Rave)”, Techno del post millennio evoluta su un buon crescendo progressivo ed aggressivo nel contempo, piena di energia e sfacciatamente pulsante. Kowalski è una delle presenze di cui l’attuale scena musicale europea, un pò smorta dal punto di vista creativo, necessita sicuramente.
-Palermo Disko Machine “Vesuvia/Theme Of Palermo Disko Machine” (Vulture): dietro il curioso pseudonimo in questione si cela Jens Moelle, metà del duo Digitalism. Palermo Disko Machine nasce nel 2006 attraverso un 12″ edito da Kitsuné Music (“I Ragazzi Dell 1982”) poco preso in considerazione dalla massa ma che già raccoglieva in sè tutto il senso che il giovane e talentuoso producer voleva dare al suo progetto solista. Fondamentalmente quel che qui si incrocia è la House e il Funk, con accenni di Italo Disco ed Electro. “Vesuvia” e “Theme Of Palermo Disko Machine” assomigliano l’una all’altra proprio perchè coniugano sapientemente al loro interno i medesimi elementi, variandoli con la solita creatività a cui Moelle ci ha abituato. Taglia e cuci di micro samples vocali coordinano ritmi quaternari e bassi in pieno Clinton style rendendo il tutto un pò esotico e tremendamente ballabile, simile ai più recenti Faze Action. Foonkiiii!
-Various “Snuggle & Slap” (Circus Company): Circus Company è una delle labels europee più imprevedibili e che ha fatto della bizzarria una componente inscindibile dalla sua produzione discografica. Oggi realizza un doppio cd pieno zeppo di musiche realizzate da artisti svincolati da ogni tipo di costrizione commerciale, liberi quindi di dare sfogo alla propria fantasia senza alcun limite. In “Snuggle & Slap” difatti accade di tutto: il Minimal abbraccia il Funk e la Techno il Jazz mentre la House si infiltra nell’Ambient e l’Afro viene permeata di IDM. Più da ‘home listening’ che da ballare, il progetto della label parigina muove su nomi conosciuti (My My, Nôze, Audio Werner, Guillaume & The Coutu Dumonts, Oleg Poliakov, Dave Aju, dOP, Ryan Crosson) e meno (Le K, Nicolas Jaar, Antislash, Destination Danger) e su un artwork che tenta, forse, di rileggere in chiave musicale il celeberrimo dipinto del fiammingo Pieter Bruegel.
-Magnum 38 “A Tribute To Grace Jones” (Tigerbass Records): forse il tributo più ovvio in questo 2009 sarà quello al compianto Michael Jackson ma Oliver Greschke opta per un’altra star della musica del passato, Grace Jones. Pare che l’idea gli sia balenata quando, in un bar di Tokyo, incontra per puro caso la cantante di colore in un bar mentre sorseggiava vodka. Leggende ed invenzioni a parte, Greschke confeziona un disco decisamente interessante e che, a differenza dei precedenti, non esce su Shitkatapult o Musick ma sulla ‘sorella danzereccia’ della Tigerbeat6, ossia Tigerbass. Tre le tracce (“Suffer”, “Slave” e “Devil”) intervallate da altrettanti sequel-interludi caratterizzati da una dirompente energia Rock. Greschke, infatti, è stato tra i primi ad introdurre gli elementi del Rock nella musica elettronica, pur raccogliendo minor successo rispetto ad altre bands (come i Justice) che sono riuscite a spopolare anche nel mainstrem. I furiosi brani qui presenti vedono il veloce susseguirsi di casse scomposte, ritmi liquefatti, samples vocali impazziti, bassi striduli e distorsioni a go go: energia da vendere quindi.
-Jason Fine “Future Thought” (Kontra-Musik Records): è il degno successore di “Our Music Is A Secret Order”, uscito giusto un annetto fa, ma non lo replica passivamente. Fine ne dilata l’espressività legata alla Deep Techno, seppur variata con successo secondo criteri più apprezzabili in ambiti House. “Amplitude Modulation” è un chiaro segno di come Techno ed House, per l’autore, siano sempre state una cosa sola. Volto differente viene mostrato da “Broken Home” (col featuring di Lee Anderson), in cui il ritmo è scandito dal movimento sincopato tipico dell’Electro. Si torna a viaggiare su misure quaternarie con “Nutella”, dolce (e non poteva essere altrimenti) visione tutta all’insegna del suono Deep a cui la Kontra-Musik fa spesso riferimento. Spazio alle percussioni in “Butterscotch” dal retrogusto quasi New Jazz, voglia di vintage in “Cream” composta pensando alla House di oltre vent’anni fa, sensazioni Jackin’ in “Control Voltage” nonostante a giocare ruolo primario siano più le melodie che il ritmo: in “Future Thought” c’è davvero di tutto, ma mai mischiato con approssimazione. “Process Three” (ancora col featuring di Lee Anderson) potrebbe sembrare Techno d’altri tempi ma si tratta di musica moderna, pensata con criteri talmente ampi da abbracciare una tavola sonora che non si ferma affatto ai presets del Live a cui molti oggi fanno interamente affidamento. Chiusura dichiaratamente Deep House con “Many To Many”, che abbassa la saracinesca di un lavoro dalle indubbie qualità e particolarmente sensibile alle tematiche Techno, House e Deep. Uscirà tra novembre e dicembre, sia in digitale che in vinile (su due 12″ acquistabili separatamente).
-Matias Aguayo “Ay Ay Ay” (Kompakt): tra i cileni meno popolari approdati in Europa (rispetto ai nomi imperanti di Ricardo Villalobos e Luciano), Matias Aguayo ritorna sulla mega label di Colonia col suo secondo album. “Ay Ay Ay” ricalca parzialmente quel che era già avvenuto nel 2005 in “Are You Really Lost”, ed introduce una novità, ossia la particolare tecnica che permette di ricreare vocalmente il suono della batteria e di altri strumenti. Il beatboxing insomma, qui adagiato su ritmi elettronicamente riprodotti ma sempre ispirati dalla musica latino-americana. Non aspettatevi un disco da ballare perchè Aguayo si è spinto oltre la frontiera dei canonici 4/4. “Menta Latte”, “Ritmo Juarez”, “Koro Koro”, “Mucho Viento” ce lo fanno capire velocemente, attraverso la tipica espressività dei cileni, diventata ormai un simbolo riconoscibile in mezzo a mille. Registrato tra Buenos Aires, Santiago del Cile e Parigi e mixato a Berlino, “Ay Ay Ay” è un mix tra Dance elettronica e musica latina, che ricorda piacevolmente gli esperimenti che il tedesco Uwe Schmidt ha raccolto sotto il progetto Señor Coconut. Ps: l’artwork è di Trevor Jackson.
-Various “ZigZag Vol. 1” (Elektrotribe): Elektrotribe vara una nuova serie che ogni mese farà registrare un episodio. “ZigZag” nasce per dare visibilità a talentuosi artisti emergenti di tutto il globo e, come suggerisce il nome stesso, zigzagherà tra gli stili senza prediligerne uno in particolare. Il primo volume inizia con cinque entusiasmanti tracce non legate tra loro da un preciso filo conduttore: WD40 & DJ Eve Lys, con “Romance”, realizzano una sorta di Neo Electroclash acido, sullo stile Chicks On Speed o Peaches, Moosbach e Sozonov & Lera, rispettivamente con “Krokodil” e “Story In The Wood”, propongono una Tech House di buona fattura, “Thorsten Maier con “Clopper” dà spazio alla Minimal Techno più ipnotica ed infine Daniela La Luz, con “Melting Point”, si dedica ad una House dal retrogusto Deep.
Electric greetz