Dopo cinque uscite in vinile (ed oggi è un piccolo traguardo, se si tiene conto della situazione straziante del mercato della musica), la label fondata nel 2007 da Michael Vater alias Phonique si appresta a rilasciare la sua prima compilation, questa volta esclusivamente in formato digitale. “Time For House”, in uscita il prossimo 7 agosto, riassume quello fatto sinora ed anticipa quel che si potrà ascoltare nei prossimi mesi. Ladies And Gentlemen è una label di musica house declinata nelle numerose varianti come deep, electro, nu disco e nu funk, a testimonianza di quanto si sia evoluto lo stile nato negli anni ottanta tra Chicago e New York. Assoluti mattatori sono artisti come Vincenzo, Tigerskin, Kolombo, Boris Fox, Talking Props, Rubini, Kiloo, Kikiorix, lo stesso Phonique e vari remixers d’eccezione come Manuel Tur e Dplay, Trickski ed Ilija Rudman. “Time For House”, disponibile anche in versione mixata da Phonique, è un vero collage di musica solare, da portarsi sotto l’ombrellone e farlo suonare con l’iPod al posto delle solite hits-tormentoni estive in tamarro-maranza style.
-Abe Duque feat. Virginia “Following My Heart” (Process Recordings): secondo estratto dal recente “Don’t Be So Mean” di cui abbiamo parlato nel dettaglio qualche settimana fa (leggi Electronic Diary #237), “Following My Heart” (ri)appare su 12″ (ma i più attenti lo potrebbero ricordare per una stampa primaverile su Abe Duque Records). E’ la Process comunque che ora ce lo ripropone sia nella Original Mix, romanticizzata dalla suadente voce di Virginia Nascimento, che nel potente remix di Dj Hell, improntato su ritmi maggiormente pompati. Bonus per chi opta per la versione digitale è il remix di Tigerskin in chiave neotrance. Per concludere segnalo la competition indetta in collaborazione con Dj Mag e Groove che offrirà ai due fortunati vincitori la possibilità di trascorrere una giornata insieme ad Abe in studio di incisione (a Londra e a Berlino). Tutte le infos sono su www.abeduque.net.
-Interfunk “Strip-Tease Remixed” (Automatik-Dramatik): nell’ultimo periodo assistiamo ad un proliferare continuo di micro realtà che trovano spazio attraverso un numero iper limitato di stampe, relegate a quei pochi che riescono ad accaparrarsele nel minor tempo possibile. A contendersi dischi come questo sono solo coloro che ne conoscono l’esistenza poichè informati grazie ad internet e ai forum frequentati da patiti ed appassionati. Oggigiorno chi produce musica davvero underground deve accontentarsi di ‘piazzare’ la propria creatività attraverso un numero di esemplari che, sino a pochi anni fa, sembrava assolutamente ridicolo. E’ il caso di Interfunk che, dopo le 77 copie di “Cosmic Starflight” e le 99 di “Haunted By A Stalker”, ritorna con le 123 di “Strip-Tease”, sempre edite sulla sua Automatik-Dramatik. L’Original Mix è una saltellante analog-electro dal taglio molto ‘future style’, sebbene sia interamente scavata per mezzo di strumenti d’altri tempi. Due i remix a disposizione: quello di Mick Wills, decorato dalla voce di Isabella Venis dei The Kinky Lovers, dal tocco chicago, dark e sinuoso, con la Tr 909 spavalda che rumoreggia in un campo disseminato di suoni electro, e quello del capitolino FDBK (qui la voce è di Ektoplexa), immobilizzato nei beats plastici tipici del mondo MinimalRome e in quell’electro robotica ispirata da quel che fu fatto negli anni ottanta da artisti come Cybotron, The Jonzun Crew, Afrika Bambaataa, Herbie Hancock e Newcleus. Per collezionisti intenditori.
-Mr. Pauli “935 Lies” (Clone West Coast Series): momento particolarmente propizio per Ingmar Pauli, esponente di spicco della fiorente scena future disco olandese. La sua musica è (quasi) sempre diretta al dancefloor, visto che mischia al suo interno sia la romantica synth-disco che i più massicci grooves della techno. “935 Lies” e “Neu Grau” sono esempi che calzano a pennello per tale concetto, frutti di manipolazioni manuali di vecchi synths analogici e drum-machines, equipments a cui la scuola Clone è particolarmente affezionata. Ottimi anche i contenuti di “EBM3” che riportano ai bei tempi (purtroppo andati) dei The Parallax Corporation.
-Altair Nouveau “Space Fortress” (Solardisco): Brandon Mitchell alias Altair Nouveau è una delle nuove promesse appartenenti allo scenario della generazione ‘post-italo’. Dichiaratamente influenzato da Vangelis, Gino Soccio, Giorgio Moroder, John Carpenter, Tangerine Dream, Chic e Human League e da tutto quel fermento creativo che trovò in Italia la sua massima espansione negli anni ottanta, Mitchell crea la sua dance music evocando passato e presente, muovendosi da influenze della synth-disco allo stile promosso da In Flagranti, Prins Thomas, Ilija Rudman, Lindstrøm e Bangkok Impact. “Space Fortress” è house music dal fascino funky, in cui si muovono anni settanta ed ottanta in perfetta sintonia. Più deep il remix dell’irlandese John Daly, sebbene mantenga intatto il fascino per il funk smodato che riporta ai mitici Catnip. Chiude le danze la versione di Sneak-Thief, in cui vengono ricamati stralci melodici cosmici adattati a metriche ritmiche decise. “Space Fortress” riappare, insieme a “Showdown” e “Sorcerer”, anche in territorio statunitense grazie alla DFA.
-Clap Rules “Buio Omega” (Dissident): a poche settimane dall’esordio sull’inglese Tiny Sticks i Clap Rules (Andrea Gabriele, Fabrizio Mammarella e Massimiliano Leggieri) si fanno risentire mediante la prolifica Dissident. “Buio Omega” è la cover, non apertamente dichiarata, dell’omonimo brano composto dai Goblin nel 1979 per la pellicola horror del compianto Aristide Massaccesi alias Joe D’Amato. Dell’imbalsamatore di animali che uccide la sua ragazza attraverso un rito voodoo non rimane nulla, se non le atmosfere in bilico tra suono funky e proto electro, tipiche di quegli anni di fervida creatività. Tirando in ballo anche qualche pixel sonoro modello arcade 8bit, il trio ravviva il tutto con un corposo basso ottavato estratto dalla corrente italodisco. Sarà certamente vostro se vi è piaciuto “Old Sequencer”.
-Ultracity “Utopia” (Rollerboys Recordings): i fondatori di Rollerboys ci consegnano il follow-up di “Swetalic EP”, edito ormai due anni addietro. Accaniti sostenitori del fenomeno nu disco, vanno ad inserirsi tra la schiera di quei producers che propongono musica per il futuro ma intrisa sapientemente di passato, come Bogdan Irkük, Ilya Santana, Force Of Nature, The Emperor Machine, Todd Terje o i ‘nostri’ Fabrizio Mammarella e Massimiliano Pagliara. “Utopia” è fondamentalmente un prodotto di taglio house, nonostante variata su molteplici atmosfere: “Stratosfär”, col suo tocco disco, la trovo un pò troppo sdolcinata per i miei gusti, “Resurrection” si infila sotto la piano-house dei primissimi anni novanta, “Konfetti” è influenzata dall’italo e dalla romantic-disco di metà anni ottanta con arpeggi celestiali ed una serie di arrangiamenti che ricordano acts popolari come Spagna o Sabrina Salerno, e “Matterhorn”, esempio di cosmic sound rimesso a nuovo per il pubblico del post 2000. Pads, linee melodiche ed arpeggi epici sono dunque le linee guida della musica degli Ultracity, degna figlia del filone inizializzato da Lindstrøm e Prins Thomas qualche anno fa.
-Marco Bernardi “See You Through The Glass” (Crème Organization): il producer di Glasgow dalle palesi origini italiane risulta particolarmente ispirato negli ultimi tempi. Lanciato dalla Frustrated Funk e dalla Soma Quality Recordings su cui esce regolarmente come Octogen, lo scozzese sbarca sulla label di TLR con un progetto segnato dal sound di fine anni ottanta-inizio novanta. Il Part 1 di “Emotionale” rappresenta la perfetta sintesi tra techno, detroit e chicago house, non lontana dalle più recenti proposte di Crème. Nel Part 2 invece rivede il tutto facendo leva su grooves electro old-school immersi in atmosfere più tenebrose. Maceranti techno grooves vi attendono nella title track, “See You Through The Glass”, scandita uniformemente dal bassline tipico della jackin house che ondeggia sul ritmo come il sedere di una brasiliana durante il carnevale di Rio. A chiudere lo ‘spettacolo sonoro’ è “When Sammy Came Home”, in cui i bpm salgono sensibilmente abbracciando i chords tipici della deep-techno, genere a cui Bernardi ha quasi sempre fatto riferimento nei suoi numerosi elaborati.
-Roman Flügel “Stricher EP” (Turbo): l’Italia lo ricorda solo per la superhit del 2004, “Geht’s Noch?”, e forse ignora la sua pluridecennale attività esternata mediante molteplici volti (Acid Test, Eight Miles High, ro70, Roman III, Roman IV, Soylent Green) e diverse collaborazioni di successo (Alter Ego in primis seguito da Acid Jesus, Goya, Holy Garage, Primitive Painter, Sensorama, Supreme Truth e Warp 69): Roman Flügel è davvero uno degli uomini-simbolo della scena elettronica tedesca. Attivo sin dai primi anni novanta, è ricordato per il suo stile camaleontico che spazia talmente tanto da abbracciare l’ambient, l’idm, l’house, la techno e l’electro. Col nuovo EP promosso dalla Turbo di Tiga ci offre tre tracce divertenti: “Stricher” rivela il suo inedito volto electro-disco, che insegue parzialmente la scia sonica di Clone ma con melodie ridotte, in “Discofiasco” le immagini anni ottanta diventano più nitide acquistando contorni paragonabili ai primi Märtini Brös, ed infine “Prinzessin X” ci mostra come i suoni possono accartocciarsi a mò di carta nell’acqua.
-Chew Lips “Salt Air” (Kitsuné Music): arriva (prevedibilmente) da Londra il trio che risponde al nome Chew Lips. Formati nella capitale inglese nella primavera del 2008, si esibiscono nei clubs proponendo uno stile che trova in Kitsuné la migliore delle partner. “Salt Air” non può che rammentare il periodo più florido per la label di Dj Hell (2001-2003), un mix scandito dal basso ottavato, dal cantato rock e da arrangiamenti electropop. Certo, all’orizzonte non c’è nulla di nuovo vista la medesima miscela di almeno un altro milione di produzioni edite nell’ultimo quinquennio, ma l’effetto si fa sentire. Il remix degli Jupiter calca più la mano sul rock (con chitarre elettriche) oltre a muoversi con maggior impeto attraverso il bassline più lavorato ed aderente al funk. Meno esaltanti i remix che trovano alloggio sulla b-side, Two Door Cinema Club e Dekker & Johan, entrambi plasmati su una electro-house che trovo fin troppo sempliciotta per i tempi che viviamo. Comunque sia “Salt Air” si conferma come un’ottimo follow-up di “Solo” e taglia un traguardo importante per la label parigina di Gildas Loaëc e Masaya Kuroki: quello delle 100 releases. Auguri!
Electric greetz