#221 -Nuovo album per Filippo Moscatello

Il nuovo capitolo nella carriera di Filippo Moscatello è iniziato già un anno fa, decidendo di non utilizzare più il vecchio pseudonimo Dj Naughty, alias che in passato rappresentò l’intento di fare della house, della techno e della electro una simbiosi. Alle spalle una miriade di remix (Goldfrapp, Fischerspooner, Inner City, Tiga & Zyntherius, 2raumwohnung) ed importanti collaborazioni (Xaver Naudascher, Dj Hell) che tinsero la musica elettronica di una nuova estetica, sforando i clichè in un periodo in cui la house e la techno sembravano appartenere ancora a due mondi completamente opposti l’uno all’altro. Uomo chiave della International Deejay Gigolo, Moscatello oggi si rifà il vestito e, dopo aver collaborato con la belga Eskimo, approda stabilmente alla Moodmusic di Klas Lindblad fertilizzando una sofisticata techno-house, che, in qualche punto, sembra fare l’occhiolino al contenuto del “Disco Volante” del 2001.”Pagliaccio”, questo il titolo del nuovo album in uscita a breve, coordina e modernizza più stili e fa della musica qualcosa di completamente plasmabile, capace di rilasciare prima scariche minimaliste (“Loft Co Loco”) e poi vibrare su rimembranze disco (“More Oder”). Ma ogni traccia del full lenght riserva sorprese. Dalla nebbiosa “Darkroom Disco” alle gracchianti “Pagliaccio” e “Slave To The Dub”, dalla glaciale “Kleinmond” alla grintosa “Furio” (una sorta di Kagami più pacato) sino alla retro-house di “Houz”, al deep di “Uno” e alla passione di “World Of A Woman”, assaporata giusto un anno fa anche nelle versioni di The Green Man e Maximilian Skiba. “Pagliaccio” è il disco che mette a nudo lo stile di Moscatello, siciliano trapiantato in Germania, e che lo rende adatto ad ogni situazione pur non incarnando lo stereotipo di un ibrido. Fuori ridente, dentro malinconico. Come giustamente suggerisce il pagliaccio ritratto in copertina.

-Sam Lowry “Needle Mountain” (Strange Life Records): gli appassionati hanno impiegato poco a capire che dietro il misterioso Sam Lowry si celava un artista già noto, seppur sempre alquanto oscuro. Trattasi infatti del bulgaro Petar Tassev che, attraverso il suo moniker più sfruttato, ovvero MANASYt, si è fatto strada su labels come Kommando 6, Touchin’ Bass, Bunker e Robodust attraverso uno stile schizoide, contrappuntato da indiavolati beats ai confini con l’idm e l’experimental. Sdoppiando il suo animo creativo nell’alias di Sam Lowry invece dà libero sfogo alla voglia di stupire creando un mantra di suoni capaci di sfidare ogni tipo di catalogazione. “Needle Mountain” infatti, contenitore di 28 tracce di cui molti interludi, stordisce con tonalità lisergiche alternate a sognanti cantilene sperimentali. Prodotto in Italia (molti titoli, come “Giochi Strani”, “Devozione”, “Denti”, “Volti Bianchi”, Montagna Dell’Ago”, “Fuori”, lo rivelano), è un album di musica astratta quanto postmodernista, sempre e comunque di ardua interpretazione, soprattutto per chi non sente di appartenere al cosmo innaturale di Strange Life. Suoni usati con bizzarria disarmante ed ambientazioni legate all’ambient, al noize, al dark e al terror, vengono impacchettati con la certezza di slegarsi da ogni vincolo dance. Tassev produce musica per la mente, concettuale, per intellettuali stanchi di dover ricorrere sempre e solo alle stesse cose. E “Needle Mountain” pare un’alchimia perfetta, un fantastico documento, un’esperienza unica. Un Brian Eno in preda agli incubi.

-Andrea Festa & Woody McBride “Basic Acid” (AF Records): quando l’ho sentito la prima volta ho esclamato a gran voce: finalmente! Era ora di smetterla con i soliti loops digitali e con le stesure lontane anni luce dalla creatività. Ed ecco bruciare sul piatto house e techno, vissute in bilico tra old e new school. A dare fuoco l’italiano Andrea Festa accompagnato dal mitico Woody McBride (tra le leggende della techno a stelle e strisce): insieme vivacizzano quel che è rimasto di buono dentro il termine ‘minimal’, inflazionato come non mai da una iper-produzione priva di senso e scopo. E così l’Original Mix di “Basic Acid” riflette la miglior tradizione di una techno che qualcuno stava iniziando a dimenticare: vigore ritmico ed armonico organizzati in modo certosino secondo la via dell’ipnotismo che, da sempre, è caratteristica essenziale di ogni brano techno che si rispetti. Ancor più omogeneo e compatto, nella costruzione dei grooves, il remix di McBride firmato come Dj ESP, una goduria antimodaiola che riesce a farci riassaporare la potenza dei ride in levare. Evoluzioni acid invece nella versione di Festa che ci riporta diretti ai rave capitolini di inizio anni novanta coi virtuosismi dell’acid-line che si muove sinuosa entro scomparti ritmici puramente old-school. Gli amanti della techno hanno bisogno di dischi come questo.

-Trackleton “Jump” (Yore): tra le più distinguibili in mezzo ad una miriade di labels-cloni, la Yore di Andy Vaz ed Alessandro Vaccaro continua il suo viaggio all’interno delle sonorità retro, forse con l’intento di sensibilizzare i producers di oggi a tener conto delle origini. “While My Sequencer Gently Weeps” nasce come perfetto bilanciamento tra la techno di Detroit e la house di Chicago, col groove giusto e i suoni che si avvicendano nella migliore delle maniere. Ammiccamento diretto alla chicago-house e all’acid è anche quello di “Traditional Folk Song”: l’effetto ricorda certe cose danzerecce di Danny Wolfers, edite sotto pseudonimi come Raheem Hershel e Salamandos. House più canonica è invece quella di “Let’s Do It”, somigliante agli esperimenti che a fine anni ottanta producevano personaggi come Ralphi Rosario, Todd Terry o Larry Heard, ignari di scrivere una pagina fondamentale della musica elettronica che di lì a breve avrebbe influenzato la generazione a venire.

-Claudio Mate “Lilith Dimension” (Lilith Recordings): alle spalle l’esperienza con la Klap Klap di Samuel L. Session ed un remix per Infiniti (ossia l’immenso Juan Atkins) ed ora il ritorno pieno di brio sulla neolabel di Remo. Mate dimostra di saper andare oltre i soliti grooves estrapolati da popolari software e l’Original Mix di “Lilith Dimension” lo conferma attraverso un buon compromesso tra tech-house serrata e deep techno nebbiosa, così come erano i dischi progressive inglesi qualche anno fa. I suoni si gonfiano e si sgonfiano progressivamente in una stesura che lascia poco all’immaginazione ma molto al ritmo. Il remix reca con sè la firma prestigiosa di Jerome Sydenham che riesce a trasmigrare la magia della musica apparsa sulla sua Ibadan in una rivisitazione che picchia duro, con indovinati breaks ottenuti giocando coi filtri. E’ come se la techno avesse ripreso vita, anima e sostanza e, a far di ciò un evento ancor più gradito, è l’etichetta di nazionalità italiana. Non da meno il livello qualitativo di “See The Dark”, fatta da un suono rotondo, smussato nelle asperità dei grooves, contornata da suoni ruotati a ventaglio. Una release di tutto rispetto, che gode del supporto di una lista infinita di nomi di una certa levatura come Carl Cox, Adam Beyer, Steve Bug, Laurent Garnier, Francois K, John Digweed, Hernan Cattaneo, Deetron, Mauro Picotto, Karotte, Dave Seaman, Sasse, Hector Romero …

-Various “Prototype Substance EP” (Nation): le releases Nation potrebbero essere uno dei motivi per rimanere legati con ardore al vinile. La label fondata da Melvin Oliphant alias Dj Traxx infatti non tradisce gli appassionati del ciclo storico della jackin music volendo fare da ponte tra passato e futuro. Nelle due tracce dell’EP in questione infatti sono condensati due mondi, quello della house e quello della techno, attraversati tumultuosamente da esperienze moderne. “SiKK Truth”, di ViLLan X , Naughty Wood e Jonny Quest, trae ispirazione dai classici di una volta, ma non è una sterile replica bensì qualcosa di più meditato, una mistura di sensazioni senza tempo, che riflettono lo stato emozionale del corpo e della mente. Altrettanto spettacolare la b-side, “The Monolith”, firmata da James T. Cotton e Roger Devine, che narra la storia di un movimento stilistico mediante la polifonia di arpeggi trance intersecati alla ruvidezza acida della Tb-303 ed alla carica dirompente di un ritmo livido che si gonfia in progressione sino a deflagrare come il più potente degli ordigni.

-Kelton Prima “The Arrival EP” (Disco Praline): la label belga che segue il percorso di altre realtà affermate quali Clone, Klakson, Eskimo, Permanent Vacation, Supersoul, 20:20 Vision e la ‘nostra’ Pigna, torna col primo progetto del 2009. Allontanandosi, seppur lievemente, dalle trascorse esperienze più legate alla reinterpretazione moderna dell’italodisco, imbocca la strada della disco funk grazie all’ottimo lavoro svolto da Kelton Prima. Francese, ex membro dei Future Minds e, anni addietro, attivo come D_tekt, l’estroso producer dimostra di saper integrare, più che bene, passato e presente, in atmosfere in cui diviene difficile distinguerli. “Disco Tonic” ne è la lampante conferma, in cui le componenti disco e funk vengono dosate con incredibile precisione. L’effetto finale è una sorta di Comtron ma più danzereccio. Molto simile il contenuto di “Disco Megalo”, in cui Kelton fa sue le passate esperienze di artisti come Putsch ’79 o Bumper, volando tra wha wha e bassi arpeggiati. Sul lato b si cimenta nel remix di “Machine Disco” degli Starlight Boyz (l’originale è in “Love Crusader EP”, del 2007) dove ammanetta il p-funk ai 4/4 trasformando un brano per soli amatori in qualcosa di proponibile anche nelle grandi piste, forse per lievi attinenze al più popolare Mylo. Il disco si chiude in bellezza con “Night Ridin'”, recintata entro ricordi italodisco scanditi da un favoloso lavoro di bassline ed evoluzioni armoniche. Uno degli artisti più promettenti degli ultimi tempi: sono sicuro che di lui sentiremo parlare a lungo in un prossimo futuro.

-Raw Mechanics/Crotaphytus “Split EP” (Solar One Music): dedicato ai cultori dell’electro ‘bunkeriana’ che vorrebbe incutere timore attraverso le più tetre ed oscure delle soundtracks horror, il quinto capitolo della tedesca Solar One viene equamente diviso tra Raw Mechanics e Crotaphytus, artisti paragonabili, per lo stile intrapreso, ad altri paladini del dark quali Franck Sarrio, Shitcluster, Shemale, Beta Evers, TecRoc ed Alex Norinh. Raw Mechanics propone brani come “Cold Nights”, lanciato tra suoni vintage (rim-shots) e turbinii oscuri, “Integrated Network”, veloce idm contraddistinta da cascate di biglie ad 8 bit, “Mercury Molder”, un instabile ritmo arpionato da suoni psicotici, e “Modern Illusion”, electro forgiata nella sala comando di un’astronave, tra mille leve e pulsanti colorati dalle luci intermittenti. Crotaphytus si difende bene mettendo in prima fila l’electro nera di “Cycle Of Life”, i ritmi gelidi di “Tracheloptychus” e i richiami ebm-industrial di “Carnassial Tooth”. Poi, in coppia con The Exaltics, offre “y3”, nel solco dello stile Cybotron e, pensando a tempi più recenti, dell’Eargoggle dei primi Stilleben. A completare l’EP i remix di “Cold Nights” e “Tracheloptychus”: il primo è dei Faceless Mind, che impongono il loro classico stile post-drexciyano, e il secondo di MANASYt, in cui regna un caos ordinato tra breaks apocalittici ed atmosfere da obitorio. Solo 100 le copie disponibili.

Electric greetz

DJ GIO MC-505

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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