#222 -Miss Jools e il terzo Back To Back

In circa quattro anni di continua a fremente attività, la Mobilee di Anja Schneider e Ralf Kollmann è riuscita a costruirsi una solida reputazione all’interno della nuova scena tedesca della techno-house post-millenaria. Anima della label è la perfetta fusione tra house e techno attraverso l’ottica e l’interpretazione del minimal che, da fenomeno strettamente underground, bistrattato dal grande pubblico e relegato ad una stretta fascia di eletti, è stato in grado di conquistare un numero crescente di sostenitori sino a diventare la corrente musicale più importante e richiesta del momento. Mobilee ha saputo cogliere l’attimo e cavalcare il trend e, con già cinquanta releases in vinile all’attivo, presenta il terzo atto della “Back To Back”. Il concept, ideato nel 2006, corrisponde al sunto di quel che è accaduto negli ultimi mesi alla struttura berlinese. Scelta come portavoce è Julia Porter alias Miss Jools che, dopo aver lasciato Londra, si è insediata nella capitale tedesca trovando la sua giusta dimensione. La raccolta è fatta di due cd’s: il primo, l’unmixed, raduna il meglio del 2008 appena trascorso, riportandoci alle perle migliori pubblicate da GummiHz, Russ Gabriel, Sebo K, Marc Antona ed Exercise One, mentre il secondo è quello in cui la dj, attiva anche nel progetto Sleeper Thief, mixa con brio e vivacità selezionando brani di Anja Schneider, Nhar, Pan-Pot, GummiHz e Sebo K remixati da personaggi come Sven Tasnadi, Efdemin, D’Julz, Cassy, Marco Resmann, Vincenzo ed altri eroi della nuova scena berlinese che tanto incuriosisce i giovanissimi. Esce a marzo.

-2000 And One “Heritage” (100% Pure Records): un tempo lo scrittore e giornalista George Orwell diceva: chi controlla il passato potrà controllare il futuro. E Dylan Hermelijn fa tesoro di questa citazione per celebrare il ventennale della sua carriera. “Heritage” è un puzzle di quel che è stato e di quel che è la musica dance. “Burning Dub”, situata tra beats moderni e samples vocali d’annata, funge da apertura e da contrappeso per l’afro-funk di “Honey Bush”. Poi c’è “Spanish Fly”, il frutto per l’amore per la musica di Lil’ Louis, il trittico formato da “Egusi”, “Dat Na Poku” e “Wan Poku Moro” che riscopre l’attenzione per l’afro e le percussioni, e “State Of House” che ripercorre la house primordiale di Steve ‘Silk’ Hurley e Todd Terry. Più modernista invece il contenuto di “Mejiro”, scavata nel solco di hits recenti come “Tropical Melons” e “Pecan”. “Heritage” è la perfetta coesione tra passato e presente, la continuità tra vecchio e nuovo.

-I-F feat. Fred Ventura “I Cut My Heart Out/I’m Not Ready” (Clone): tra le ultime releases che la Clone immetterà sul mercato c’è questa che in realtà suona più come una re-release. Difatti “I Cut My Heart Out” risale al 2002 e i patiti del genere la ricorderanno per una ricercata stampa su Viewlexx. Il motivo che ha spinto la label di Serge Verschuur a ripubblicarla è l’edit di Craig Richards, che rimarca i segni precisi di un brano che reputo immortale rilanciandolo col fine di trovargli nuovi appigli in un mercato saturo di musica senza anima e tentare, nel contempo, di fargli raccogliere i meritati frutti. La verà novità è sul lato b, ossia “I’m Not Ready” che il buon Fred ha prodotto con gli Ajello (Luca Roccatagliati e Fabrizio Tavernelli). Chiaramente ispirato dall’hi-energy disco di Bobby Orlando, il brano non mette a soqquadro l’impianto italodisco preferendo solo una rimodernizzazione, pronta a far urlare di gioia gli appassionati di questo genere musicale, seguito e sostenuto ottimamente nel Nord Europa ma completamente ignorato qui da noi.

-The Niallist “The Hots” (Dissident): Dissident continua a fare breccia nel cuore di chi ama l’electro retro attraverso una veloce immissione sul mercato di un numero crescente di prodotti mirati a sostenere una corrente stilistica da veri amatori. Ed ecco The Niallist, da Glasgow, con un brano che ricorda vocalmente i Codec & Flexor di “Tubed” (2002), i Dakar & Grinser di “Stay With Me” (2001) o il Gerhard Potuznik in forma più smagliante. Electro-pop scandita da echi vintage (rim-shot, cowbell), dalla velocità moderata (siamo sui 115 bpm) ed una linea vocale maschile graffiante. Essenziale e caldo, anche nella più disadorna Instrumental Mix.

-Lorenz Rhode “Motor Cortex” (Exploited): attivo più come remixer che come autore, Lorenz Rhode conferma le sue qualità attraverso un disco da poco apparso sulla label berlinese di Shir Khan. Il producer di Düsseldorf pensa a come coniugare l’electro funk al soul, il synth pop anni ottanta al krautrock e, “Motor Cortex”, dimostra che i suoi intenti sono stati raggiunti. Già, perchè i brani che lo compongono prima vibrano sui cut innervositi dal noise alla Justice, Siriusmo e Daft Punk, e poi si sciolgono su stesure più dritte macinando electro, techno anni novanta, hip-hop e spavaldo p-funk. In “Antidote” si riesce ad apprezzare un funk più posato alla Michoacan mentre “Tronic Matic” è electropop-disco, squarciata da potenti bassi. Il remix di “Motor Cortex” è dell’italiano Minimow e dell’inglese Solo, indirizzato più sul genere minimale. Come digital bonus però c’è anche la versione di Ben Mono che, come direbbe un famoso comico molto in auge negli ultimi tempi, spacca!

-Franco Cangelli “Create Your Own Space” (Mowar): la retrospettiva sulla techno e sulla house iniziata nel 2005 dall’italo-belga Cangelli continua. Per il nuovo Mowar, tra le labels che meglio tengono in vita l’essenza e la forma della deep techno, decide di dare continuità al “Wee Funk” dell’anno scorso. “Locked On” trova alloggio tra grooves old-school (cassa, clap, hihat) ed un crescente pad che si apre come in un abbraccio simbolico. “Create Your Own Space” è una goduria techno-house, un pò deep ed un pò epica, paragonabile per certi versi a Loco Dice ma incarnando un movimento più sinuoso ed imprevedibile, visto che la stesura non tiene conto delle regole della monotonia. Entrambi i brani sono disponibili nelle versioni remix: il primo ad opera di Estroe, che scava nella dimensione microtechno con suoni vintage in prima linea ed archi pseudo trance, il secondo dei Solab che si immergono in claps riverberati, chords passionali e ritmo incessante, sempre in bilico tra house e techno.

-Dj Hell “The Angst” (International Deejay Gigolo): Helmut Geier è uno degli uomini-chiave della scena elettronica tedesca dell’ultimo ventennio. Ideatore di un marchio prestigioso come International Deejay Gigolo, che fa già parte della storia della musica contemporanea, si appresta a rilasciare il quarto album della sua sfavillante carriera, “Teufelswerk” che, secondo le prime indiscrezioni, ci farà assaporare un Hell diverso dal passato. Scelto come apripista è il singolo “The Angst” in cui l’artista bavarese si espone con una vena più spirituale e celestiale diretta dalla chitarra acustica. L’effetto ricorda certe cose di Kruder & Dorfmeister e degli Psychonauts, che proprio Hell volle sulla sua label nel 2003. Il Part 2 punta di più al dancefloor attraverso un suono più ruvido, fatto da rumori ed un bassline oscillante molto ‘cosmico’. Il remix è di Henrik Schwarz e serve a ristabilire il contatto con il popolo dei dj’s e dei clubgoers che esigono una ritmica solida e decisa.

-Pete Nouveau “When Sounds Collide” (Elektrotribe): apparso per la prima volta nel 2008 attraverso la “Tech My House 2”, riecco Pete Nouveau col suo debuttante progetto solista. Australiano, di Sydney, trova nei moderni grooves della house (o della techno?) la giusta strada per diventare, oltre che dj, anche produttore. “Minus”, forse ispirata dall’omonima label divenuta status e depositaria di una tendenza internazionale, è esattamente quel che accade alla techno e alla house quando vengono riassunte e messe in parallelo. In “Nouvacaine” gioca coi rumori e con le percussioni, sfruttando intelligentemente l’effetto rollin’. Quello che mi piace di più però è “Hang The Canary”, in cui un ritmo serrato viene tagliato al centro da un break infernale, caduto sul groove quasi come lama di una ghigliottina. La release accoglie anche i remix di Moog Conspiracy e Breger, nomi ormai noti per chi segue Elektrotribe da qualche tempo.

Electric greetz

DJ GIO MC-505

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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