#196 -Nasce Open Concept Recordings, nuova piattaforma musicale

E’ appena nata, in quel di Toronto (Canada), un’etichetta che si propone come nuova sostenitrice della fascia più underground della techno e dell’electro. Si chiama Open Concept Recordings e, come giustamente preannuncia il suo nome, l’idea di base è la non fossilizzazione su un genere predefinito ma lo spaziare, con dovuta attenzione e ricercatezza, all’interno di un certo segmento sonoro preso poco in considerazione dalla massa ma adorato dal pubblico ‘sotterraneo’ sparso in tutto il mondo. Già quattro le releases pronte sulla rampa di lancio: a tagliare il nastro inaugurale sarà “Miles Per Hour E.p.” di Terrence Dixon, storico nome della club-scene americana e protagonista di varie apparizioni sull’indimenticata Utensil Records di Claude Young. A seguire Matt Thibideau alias Coordinates (dalla scuderia Sub Static, quella di M.I.A. e Falko Brocksieper) con “16 Steps E.p.”, i Faceless Mind (ossia gli svedesi Johan Inkinen e Luke Eargoggle) con “Mirror Of Your Face E.p.”, ispirato ancora una volta dall’electro acquatica dei Drexciya, e Titonton Duvanté, ideatore di Residual Recordings, col Part 1 di “Reverse Cowboy E.p.”. Un ricco programma insomma quello di Open Concept, presente sul web all’indirizzo http://www.openconcept.org, che, in un prossimo futuro, potrebbe prendere in seria considerazione l’esplorazione di territori italo-disco.

-The Glitz “Chatter” (Pocketgame): qualcuno iniziava a temere l’inabissamento visto il lungo periodo di stasi (oltre due anni e mezzo dall’ultima uscita, quella di Vernis) ma la Pocketgame di Maru & Comix è nuovamente tra noi. Per questa nona apparizione su picture-disc, formato grafico a cui l’etichetta tedesca è affezionata sin dall’esordio del 2001, lo stile si sposta visibilmente dall’electro-retro a commistioni deep-house, in realtà affrontate, seppur di striscio, qualche anno fa con Detune, Carsten Franke e Clay Spörri. Protagonisti i The Glitz (Andreas Henneberg, Daniel Nitsch e Stefko Kruse, ossia le menti della Voltage Musique), con un pezzo dalle linee melodiche appena accennate ed un ritmo modaiolo, enfatizzato nella versione di Nils Nilson (Ostwind) ed ancor di più in quella di Soultek (Kompute, Fortune8), iniettate nella scuola della deep-house d’oltreoceano, stile che inizia a farsi risentire in più di qualche sporadica occasione. Bentornata Pocketgame.

-Egypt Ear Werk “Werk Of Art” (Kust Musik): il Kust #02, appena uscito, sigla l’importante collaborazione tra Greg Broussard alias Egyptian Lover, pioniere della old-school electro, e due alfieri svedesi della scena contemporanea, Johan Inkinen e Luke Eargoggle (insieme formano il duo dei Faceless Mind). Due continenti (U.S.A. ed Europa), fisicamente lontani sono avvicinati da due visioni cibernetiche che tanto si rifanno all’electro/hip-hop degli anni ottanta. L’Egyptian Version potrebbe essere scambiata anche per un vecchio Cybotron, coi beats di datate rhythm box e coi bassi sincopati. Molto simile è la Swedish Version in cui risalta maggiormente lo stile di Eargoggle promosso, ormai da dieci anni a questa parte, dalla sua Stilleben. Un must per chi ama il ritorno alle origini.

-Housemeister “Who Is That Noize” (All You Can Beat): tra gli agitatori più affermati delle notti berlinesi, Martin Böhm alias Housemeister è tra i pochi a non essersi piegato al trend minimale. A due anni da “Enlarge Your Dose” edito dalla Boysnoize Records, rieccolo con un nuovo album impostato, essenzialmente, sull’arte del rumore ad 8 bit. Tredici le tracce (sovrastate da un intro), inserite una per una nell’housemeister-style, atto a dimostrare di cosa è ancora possibile trarre dagli strumenti analogici, quasi dimenticati dai producers di oggi conquistati dalle diavolerie dei software. Lui la chiama ‘electro-space-ghetto-techno’ ed equivale ad un’odissea di suoni squadrati, piallati ed assemblati secondo la tecnica dell’improvvisazione. E poi ci sono distorsioni, effetti nati dalla manualità, impalpabili linee melodiche. Un’electro grandiosa è quella di “What You Want”, techno ad 8bit la si trova nei pixel di “Gorilla Marketing”, “Liftoff”, “You Need A Cap” e “Das Leben Ist Herrlich!”, ambientazioni retro per “The Flute” ed “Ohrfeige” coronate dalla scarica adrenalinica di “Red-Eyed Robots”. E’ questo il rumore di Housemeister. Lasciatevi stordire.

-Tobias “I Can’t Fight The Feeling” (Wagon Repair): attivo sin dal 1980, al berlinese Tobias Freund, noto anche come Pink Elln, si deve la fondazione di progetti rilevanti come Non Standard Institute, Odd Machiner e Sieg Ãœber Die Sonne. Un veterano insomma, che merita di ‘appropriarsi’ del #040 di Wagon Repair. La title-track, “I Can’t Fight The Feeling”, suggerisce il ricordo della house dei primi anni novanta, con uno snare giocato nell’eco ed un sample vocale molto garage. Più unite all’electro invece sono “Beat Study One” e “Beat Study Two”, con un bel bassline striato e vagamente ebm ma filtrato e di conseguenza meno combattivo. Una perla, infine, è “Go”, la via più deep dell’electro a stelle e strisce, che paga il tributo al mondo Underground Resistance. Un disco che non va confuso nella massa.

-Francesco De Bellis “Salvation The 3rd” (Pigna): per anni si è divertito nascondendosi dietro nomignoli come Francisco e Mr. Cisco ma per questa volta preferisce adoperare nome e cognome anagrafico. E’ il romano Francesco De Bellis, compagno di Mario Pierro in progetti di successo come MAT101 e Jollymusic, punta del tridente Final Frontier capitanato da Marco Passarani. “Salvation The 3rd” è in sostanza una rielaborazione di “Salvation”, una delle tracce più fortunate del catalogo Pigna, risalente al 2003: qui house e disco sono declinate in modo perfetto, miscelate e poi cotte in un forno che riverbera melodie, orchestralità ed un curioso puzzle di voci. Sul lato b “I’m Minimal Too” che di minimal, fidatevi, non ha proprio nulla. De Bellis si sbeffeggia di chi segue le mode mettendo davanti a tutto sempre la sua disco-funky-house, un pò anni settanta ed un pò anni novanta. Il fine è quello di lasciare un segno tangibile in un mercato discografico inondato da prodotti che sfiorano, ormai con estrema frequenza, la prevedibilità.

-Rick Wade “The Good, The Bad And The Deep” (Yore): non stupitevi se l’essenza di questo album vi sembrerà troppo retro. In fin dei conti da uno come Wade, caposaldo della old-school housofila di Chicago, non ci si poteva aspettare altro. Lo sprazzo downtempo iniziale (“Hip Jazz Interlude”) conduce per mano nel corridoio deep-house (“Focus”, “Forbidden Jutsu”) passando per la garage vecchia maniera (“Only Love”, con la calda voce di Marissa Guzman). I ritmi di Wade sono pieni sino all’orlo di percussioni, intarsiati di rifiniture jazz, philly e funk (sentite “Hustler’s Den” o “Force Feed” per capire a cosa faccio riferimento) e il suo album, il terzo dopo “Dark Ascension” del 2004 e “Darkskills” del 2005, vi tornerà utile se avete voglia di riascoltare la vecchia house che oggi quasi nessuno prende più in seria considerazione. Ah le mode …

-The Advent/Counterpart “Split E.p.” (Kombination Research): non occorrono presentazioni per un artista della caratura di Cisco Ferreira, rimasto da solo a ‘pilotare’ il progetto The Advent dopo l’abbandono di Colin McBean. Il dj-producer portoghese ha dimostrato, negli anni, di sapersi destreggiare sia nella techno più percussiva che nell’electro più oltraggiosa. In questo nuovissimo Kombination Research c’è spazio anche per gli amici Counterpart, con “Project 2302”, una techno tagliata in modo binario da laceranti hihat in levare, anche se il ritmo predominante resta quello di “Heavy Traffic”, tech-house velocizzata (ma mai esasperata) e ravvivata da una sottile scia di basso increspato. Per chi ama l’electro invece la scelta cade in modo ovvio su “Hybridize”, dalle spavalde strutture ritmiche che ammiccano all’indimenticato “Time Trap Technik” del 2000. Seppur con un basso che mi sembra clonato da un vecchio brano di Terence Fixmer, è questa una delle tracce che al momento mi esalta di più.

-Alden Tyrell & David Vunk “Lord Of The Cockrings” (Moustache): prima insieme a Fred Ventura (“Memories”) ed ora con David Vunk dei Pussycat: Alden Tyrell è in forma smagliante. Per il nuovo Moustache le ispirazioni vengono dalla musica in cui le percussioni svolgono un ruolo di primaria importanza. Evidente l’apporto dei tom nella scabrosa “Lord Of The Cockrings” da cui si leva un refrein vagamente orientale, poi sviluppato insieme ad una serie di chiari richiami alla Patrick Cowley e a tutto il mondo post-disco. Non tanto distante il contenuto di “Eagles End” in cui, oltre ad un corposo beat pieno di avvicendamenti ritmici, campeggia un curioso gioco di samples cuciti, effettati e poi lanciati su un bassline quasi italo. Fate vostra una delle 500 copie disponibili.

-The Mole “As High As The Sky” (Wagon Repair): titolo che sfiora il poetico per l’album di Colin De La Plante, protagonista in più occasioni del Mutek Festival organizzato a Montreal. Il suo sofisticato stile si tira dietro un pò di tutto, dalla techno all’acid, dalla house strumentale alla deep sino a tangere il jazz, il funk e melodie chilly. A nostra disposizione mette dieci tracce (più un intro), in cui si riscoprono attinenze legate alla techno napoletana di Carola-Parisio-Vigorito-Cerrone (“Baby, You’re The One”), all’hypno-noize (“Alice, You Need Him”), alla disco (“Hey Girl (I Feel So Good)”, “Like The Way”, “Knock Twice”), all’electro di Detroit (“Gracias A Los Ninos”) sino alla moderna tech-house (“Smiling And Running”) e a ritmi smontati dell’energia dance (“When It Tastes So Good You Deserve It”). Un lavoro che alza ancora la soglia qualitativa della label capitanata da Mathew Jonson, Konrad Black e Loose Change.

-Punx Soundcheck “The Legends E.p.” (Pale Music): mai conquistato dal trend tedesco, il duo inglese formato da John Taylor (non quello dei Duran Duran) ed Arif Salih, che in passato ha contribuito in modo decisivo alla diffusione del fenomeno electroclash, incide un e.p. di tutto rispetto. Il loro suono, tanto legato alla new-wave dei primissimi Depeche Mode, si esterna per quattro volte in questo Pale #025, e in ognuna lo fa incuneandosi sotto la straordinaria voce di nomi leggendari. Per “Idiot Crowd” infatti il featuring è di Boy George (Culture Club), su “In The Dark” si posa quello di Steve Strange (Visage) e per “Saint Now”, forse la più pop delle tre, si ricorre a Marc Almond (Soft Cell). Da non sottovalutare nemmeno le terzine di “Flowerpower”, scandite dalla sensualità di Linda Lamb (The Silures). Una parata di nomi del genere non può che essere esaltata.

-Gunne featuring Good Guy Mikesh “Bollore” (Lebensfreude): nell’attesa che arrivi il primo lp, previsto per giugno, Gunnar Lenke rilascia sulla sua label, ereditata dall’amico Heiko Werner, il singolo ‘spianastrada’. “Bollore” è un brano che oltrepassa ampiamente la soglia della musica dance giacchè si tratta di pop d’avanguardia, una personale visione del lounge che incrocia la ballata romantica. Pensate per i clubs sono invece le due versioni remix: quella di Douglas Greed (Combination, Freude Am Tanzen) dosa con parsimonia la cassa soft limitandone gli interventi vocali mentre quella di Frankie Flowerz (Crosstown Rebels) punta maggiormente al mondo percussivo, illuminato da accennati bassi elettronici poi adagiati su una stesura che riesce a fare a meno del cantato. Un disco pieno di stile.

-Presslaboys “Corkscrew” (Malatoid): i più attenti ricorderanno che, anni addietro, Malatoid aveva già fatto registrare una mezza apparizione attraverso un e.p. autoprodotto dai fratelli Carpentieri (Lucio & Pep). Riprese le energie necessarie il progetto viene rilanciato, questa volta in maniera ufficiale, con un #001 affidato alla coppia Luigi Gori-Omar Neri. “Corkscrew” è il tipico brano che oggi il dj europeo cerca per i suoi sets, condito da ritmi tech-house ed un sinuoso acid-line. Simile, ma non replicante, “Hot Dog”, squarciato da fx quasi industrial ed allineato ad un contagioso groove pseudo-percussivo. Il remix è di Luciano Pizzella che si diverte a giocare con una fragorosa cassa ed un basso ovattato. La distribuzione è curata da Straight Audio (Stoccarda).

-Jay Shepheard “Classic Reality” (Compost Black Label): dopo aver mixato la “Blacklabel Series Vol. 3” (leggi Electronic Diary #195), Shepheard rilascia la sua proposta estiva sulla medesima label. “Classic Reality”, basata sugli arpeggi, un giro di moog ed un avvolgente gorgo di pad, incarna bene la filosofia di Compost Black Label ma al suo interno non smuove nulla di eclatante. Più ricca di vigore è invece “The Pepper Jam” che, per filtri e costruzione ritmica, si rifà alla prima house di Chicago. Poi, quasi come una bonus-track, riappare “Pipes N Sneakers” nella versione di Manuel Tur & Dplay: la conversione alla deep-house è a dir poco perfetta, presentando nella sezione centrale anche venature italo-funk che non stonerebbero se paragonate ai dischi del romano Francisco.

-Atomic Pulse “Multiverse” (YoYo): artista di punta della scuderia Bne, Tamir Ozana è uno dei più forti baluardi della scena psy-trance israeliana. Conosciutissimo nel mondo per le sue fiammanti esibizioni live, Ozana imprime ora alla sua vena produttiva un cambiamento che porta l’iniziale psychedelic-trance a diventare più epica e mainstream, con attracchi su sponde progressive e techno. “Multiverse” è l’esposizione di tale virata, realizzata mediante una serie d’interpretazioni dei brani composti dai colleghi connazionali più eminenti: da Shanti ad Oforia, da Fatali agli Infected Mushroom, tutti ‘rimessi a nuovo’ attraverso un magico tocco più trance e meno psy. A completamento il digipack offre anche un secondo cd riempito con varie versioni di “New World Order Chapter II” ed un videoclip che raduna le immagini degli shows tenuti in Giappone e Brasile.

Electric greetz

DJ GIO MC-505

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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