Che l’italo-disco sia tornata di moda, soprattutto grazie ad una schiera di etichette nordeuropee che l’hanno ridisegnata per il nuovo millennio, non è certo una novità . Appartiene alle news delle ultime ore l’uscita di una compilation, apparsa sulla Music Control di Salvatore ‘Casco’ Cusato (uno dei fondamentali portabandiera del fenomeno italo-disco, rimasto negli annali per “Cybernetic Love” del 1983, considerato un evergreen) e selezionata dai greci Lia Organa ed Electric Prince. Italo-disco è un termine coniato dall’editore tedesco Bernhard Mikulski (a capo della Zyx) proprio nel 1983 per identificare una certa corrente musicale, nata in Italia, che mischiava in modo fruttuoso il suono disco funky degli anni settanta ai filtri e ai sintetizzatori analogici degli ottanta portati al successo da Patrick Cowley, Bobby Orlando e Giorgio Moroder. “MySpace Top Electro Hits”, questo il nome della compilation, sfodera dieci tracce che ripercorrono, a volte con assoluta fedeltà ed in altre arricchendosi di spunti modernisti, proprio la storia dell’italo-disco, scandendola in un percorso attraente ed innovativo. Ad aprire i The Revolving Eyes seguiti da Dj Gio MC-505 (remixato da Wawashi), Miss Plug Inn (riletta dal veneziano William Bottin), Dr. Kmer, Pippi Kid, Casionova, Ali Renault e gli stessi Lia Organa & Electric Prince. In rilievo la presenza di Fred Ventura, uno dei padri dell’italo-disco tornato in auge grazie ad una serie di progetti intrapresi col reticolo di labels legato alla Clone, e Casco col recente “Cybernetic Part II” ritoccato da Geespot. Intrigante per coloro che amano ballare i suoni polverosi di quasi trent’anni fa.
-Aa.Vv. “Grand Cru 2008” (Connaisseur): per il volume del 2008 di “Grand Cru” la tedesca Connaisseur offre uno spaccato della sua attività più recente alternandola ad alcune novità che usciranno nelle settimane a venire. La musica è sempre deep-house, con un pizzico di jazz, funk e detroit. Non è esattamente quello che cercano le platee dei grandi clubs visto che il suono si fa pacato e contenuto sebbene i vari Art Bleek, Ripperton, Estroe e Daso lascino scorrere la cassa in 4/4. Tra i più ‘viaggiosi’ in assoluto segnalo “Forever” di Zoëxenia e “Lüchttoorn” dei Kollektive Turmstrasse. Il buon sapore della musica targata Connaisseur, tra l’altro, non va disperso nel secondo cd, mixato per l’occasione da Alex Flitch, dal quale si ergono altri nomi come Afrilounge, Plasmik, Sebastian Roya e Rekleiner. Un trip che prende minimal e deep per mischiarli tra loro.
-Kaiser Souzai “Stratocumulus” (Yellow Tail): ispirati ancora dai fenomeni fisici legati alle nubi, i Kaiser Souzai forniscono alla Yellow Tail il degno follow-up di “Altocumulus Floccus”, reduce di stupefacenti risultati raccolti nella chart di Beatport. “Stratocumulus” è un brano che dimostra come oggi si possa fondere perfettamente elettronica ed house, soffiando in cilindri melodici sporcati dal low-fi. Simili gli elementi centrifugati in “Nives”, da cui discende anche un lieve influsso trancy, e “Supercell”, un pattern fatto da pochi suoni ma tutti messi al posto giusto secondo la tecnica ad incastro che, per lungo tempo, ha rappresentato il modus operandi di chi si dedicava alla techno.
-Francesco Passantino & Davide Calì “Castle In Scotland” (Bretzel Records): Passantino e Calì, apprezzati in passato anche nelle vesti di Passkal ed FD, sperimentano con ardore nuove contaminazioni musicali. Affidandosi alla tedesca Bretzel, confezionano due tracce che hanno qualcosa di nuovo da offrire oltre ai classici beats grattugiati tipici della corrente minimalista. “Castle In Scotland”, dopo una sovrapposizione acidula di ritmi e percussioni, si apre ad uno scenario celtico, con tanto di cornamusa. Poi c’è “Ghost Port”, pullulante di bassi metallici ed intrecci digitali sincronizzati su bpm incalzanti. Loro si divertono nel chiamarla ‘musica medievale’: chissà non possa venirne fuori un filone da esplorare e sviluppare nei mesi a venire.
-Acos Coolkas “Stellar Way E.p.” (Theomatic): il duo degli Acos Coolkas (i russi Konstantin Atomas e Vasily Basalev) ritorna con un disco che ben si alloggia negli scompartimenti disco-funky amati dalla Theomatic di San Pietroburgo. “Stellar Way” mischia gli elementi classici di questo filone musicale e, seppur non eccessivamente colorito da presenze melodiche, gira che è un piacere. “Meridian”, inciso accanto, s’inscrive perfettamente nella scia di Bangkok Impact & Co., allungato da pads romantici ed avvolgenti. L’edit di Amberflame (ossia Andrei A. Zakharov, ‘mente’ della label), ne modula creativamente alcuni frammenti melodici, enfatizzandone l’andatura funky. A chiudere è la più rilassata “Lazy Moon” che si alleggerisce di bpm recuperando elementi distintivi del pfunk anni ottanta e duettando con un trip-piano da sogno. Un ottimo follow-up di “Skyline”.
-Aa.Vv. “Blacklabel Series Vol. 3” (Compost): a tre anni dalla sua nascita, il volto più clubby della struttura diretta da Michael Reinboth fa nuovamente il punto della situazione. Compost Black Label è la sublabel dedicata alla dance dalle venature retro, rintracciate tra house, italo, funk e cosmic anche se, in tempi recenti, il tutto sta avvicinandosi maggiormente alla progressive. A mixare il terzo volume è Jay Shepheard che preleva il meglio dal catalogo scegliendo le perle di Alex Attias, Muallem, Manuel Tur & DPlay, Wagon Cookin’, TJ Kong & Nuno Dos Santos, Matt Flores, Minus 8, Motor City Drum Ensemble e gli italiani Phreek Plus One. Ovviamente non manca la musica dello stesso Shepheard, proposta prima attraverso “4NC” e poi con “Pipes N Sneakers”. Uno showcase di gran classe insomma, di cui parlano bene personaggi del calibro di Osunlade, Ashley Beedle, Sasse e Dj Hell.
-Position Parallèle “Position Parallèle” (Hau Ruck!): il duo formato da Pierre Pi e Geoffroy D. incide uno degli album più interessanti della primavera 2008. Prendendo spunto dal suono gotico dei D.A.F., dalla vecchia new-wave e dall’industrial tedesca dei No More, Weltklang, Der Plan e Neon, realizzano otto tracce pullulanti di cultura e di background artistico, diametralmente opposte a quelle che si edificano in pochi minuti attraverso i sequencer digitali. Ascoltando le note di “Hôtel Du Nord” e di “Une Erreur” ci si rende presto conto di aver a che fare con un progetto serioso, da non confondere con le tante nefandezze tedesche degli ultimi anni. Poi “Tes Lèvres… / Passe Les Portes”, che rispolvera lo stile seguito dagli ADULT. ai tempi di “Anxiety Always”, e “Gorge “Arachnée”, spedita electro-punk. Ah, bei tempi che possiamo rammentare con la meravigliosa “Je Reviendrai” o col trittico formato da “Emission”, “Fortune” e “Si Calme” che tanto ammicca allo stile Invasion Planète (Le Syndicat Electronique, It & My Computer, Porn.Darsteller). Pubblicato dalla viennese Hau Rock!, l’album dei Position Parallèle è per me, come diceva anni fa Dan Peterson in un noto spot televisivo, ‘numero uno’!
-SebastiAn “Motor” (Ed Banger): è vero che SebastiAn è uno degli artisti più rappresentativi della new-school francese ed è anche vero che alla Ed Banger, guidata da Pedro ‘Busy P’ Winter, spetta di diritto un posto tra le labels che negli ultimi anni più si sono battute per portare avanti una propria identità . Ma, è necessario ammettere anche che questa noize-electro, influenzata un pò dal punk e dal rock, un pò dal rumorismo americano e dall’experimental alla Aphex Twin, inizia a stancare. Certo, “Motor” suona alla grande, snodata su un furioso ‘copia ed incolla’, ed “Army” ne segue il passo, eguagliandola in alcuni ritagli ritmici, ma il succo è sempre e solo lo stesso, ormai dal 2005 ad oggi. “Momy” prende qualche distanza in più mediante una disco, rivista e corretta, ma non così diversa da quel che combinavano i Daft Punk oltre dieci anni fa. Credo che sia giunta l’ora di guardare avanti: anche le migliori idee, dopo un pò, stancano e diventano banali.
-Paul Brtschitsch “The Dentex” (Rootknox): l’artista dal cognome più impronunciabile di tutta la dj culture europea incide il nuovo Rootknox facendo appello alla sua vena technoide, mai oscurata del tutto sebbene ammorbidita negli ultimi tempi. “The Dentex” potrebbe sembrare tech-house ma, nei suoi ritmi e nelle sue strutture circolari, si cela tanta voglia di techno. Simile il discorso per “Apollonia”, ancor più riuscita per quell’ispido giro di basso e per quelle concatenazioni armoniche che si aprono, progressivamente, verso l’alto. Scusate ma questa è techno, non minimale. E pensare che in giro c’è gente talmente ostinata che continua a ripetere (e a ripetersi) che la techno è morta.
-Ionic Vision “Club Isolation” (Things To Come): il trio belga, che dalla metà degli anni novanta si propone di rivitalizzare il segmento dell’electronic-body-music, dopo essere stato reintrodotto da Terence Fixmer sulla sua Planete Rouge nel 2003, approda alla mitica etichetta newyorkese di Oliver ‘The Horrorist’ Chesler, tra le poche rimaste legate a contesti techno. “Club Isolation”, in verità , è una parata di remixes di due tracce estrapolate dal recente lp “Sweet Isolation”: su “Die Macht” si mettono al lavoro Millimetric e il citato The Horrorist mentre per “Sleep” si convocano David Carretta e Stamba. Musica potente, selvaggia, ruggente, capace di piegare di netto le sottigliezze minimali che la Germania continua a propinarci senza sosta da un biennio.
-Gab.Gato vs XBeat “No Light Or Shadow E.p.” (The Villains Inc): per avventurarvi nell’ombreggiato mondo di Gab.Gato dovete essere, prima di tutto, amatori della primordiale electro e poi dei fumetti e della fantascienza. Se ritenete di possedere tali requisiti allora avete le carte in regola per calarvi nelle atmosfere del nuovo The Villains Inc, aperto dall’Electro Mix di “No Light Or Shadow”, estrapolata dai suoni di datati equipments analogici, e seguita da un’Original Mix in cui si sente il profumo di Detroit e Chicago, ravvivato da spunti acid. Il lato b pulsa ancor più cibernetico con “SubTerrania”, localizzato ad un passo dall’hip-hop, “AutoBody”, in cui il disegno di basso s’infrange lasciandosi coccolare da cascate melodiche new-wave, e “The Villains Inc”, la più kraftwerkiana della triade, non solo per la presenza dello Speak & Spell di Paul Breedlove ma per tutta una serie di incastri meccanici con l’electro più embrionale, sviluppata pensando al passato e contemporaneamente al futuro. Insieme alla crew di MinimalRome e a qualche altro sporadico caso, quello di Gab.Gato è uno degli esperimenti più legati alla musica electro che l’Italia può vantare sfatando il motto che vede lo stivale tricolore come crocevia di pasta, pizza e mandolino.
-Sally Shapiro “He Keeps Me Alive” (Permanent Vacation): la principessa svedese della neo-italo-disco, accompagnata dal suo produttore Johan Agebjörn, appare ben attiva nel primo semestre del 2008. La Permanent Vacation, dopo aver mandato in stampa “Jackie Jackie (Spend This Winter With Me)”, decide di dedicarle un doppio mix che, più di qualcuno, potrebbe erroneamente confondere per un nuovo lp. In realtà “He Keeps Me Alive” fa da contenitore a vari remix d’autore, oltre alla title track, un pop elettronico dalla velocità insolitamente elevata per questo genere, e la più romantica “My Fantasy” che raduna tutti gli elementi già degustati su Diskokaine. Arginata l’energia di “Time To Let Go” nel remix di CFCF, si passa alle divagazioni funky-disco nella rilettura di “I’ll Be By Your Side” a firma Tensnake e alla sferzata vibrante nel rifacimento di “I Know You’re My Love” del bravo Juan MacLean. Nota di chiusura di tutto rispetto con l’ennesimo reimpasto di “Time To Let Go”, questa volta rimesso a nuovo da Lindstrøm, innestato su chitarre ed una curiosa commistione tra house e trance.
-Yvan & Dan Daniel “In Heaven (Join Me)” (Big City Beats): dopo aver rilanciato Guru Josh con “Infinity 2008” la tedesca Big City Beats scommette sul duo svizzero che, nel 2007, ha spopolato per il remake di “Enjoy The Silence” dei Depeche Mode, adorato da Paul Oakenfold ed Hernan Cattaneo. Anche in questo nuovo singolo si cela qualcosa estrapolato dal passato: trattasi infatti di un riadattamento di “Join Me” degli Him, una hit in Germania nel 2000. La miscela nasce tra house, electro e progressive e si esterna in una funzionale Club Mix, già nella chart dell’osannato Tiësto. Sul lato b il remix di Marco Petralia e Marcus Schmahl, adattissimo alle selezioni electro-house inneggiate dai brani di labels come Craft, Punx e Great Stuff. Avrà un buon riscontro commerciale.
-IMPS “Bring Out The Imps” (Mule Electronic): progetto nato dalla collaborazione tra gli australiani Decoy (Ian Chaplin, Philip Rex) e gli svedesi Minilogue (Sebastian Mullaert, Marcus Henriksson), IMPS (sono le iniziali dei loro nomi) equivale ad un’esperienza singolare che, più ad un accurato lavoro di studio assomiglia ad una jam session in cui tutto è suonato rigorosamente live. Catturare l’istinto dell’improvvisazione interfacciando strumenti veri alle stramberie elettroniche è l’intento del quartetto che, sul cd, raduna undici tracce facendo scorrere l’influsso del jazz e del funk. Solo quattro invece quelle destinate al vinile, tra cui il remix che Koss ha realizzato per “Heaven And Bagpipes”, tra le più aderenti alle esigenze del dancefloor con un retrogusto cosmic-funk.
Electric greetz