Fare il disc-jockey è un mestiere ‘da maschi’. Quando mai. Basta ragionare da retrogradi. Un tempo le dj si potevano contare sulle dita di due mani ma oggi non ne basterebbero nemmeno mille. Così come si è globalizzata la musica, tagliando fuori gli inutili muri ideologici tra house e techno, anche il mestiere del disc-jockey ha aperto i propri confini accelerando l’omogeneità tra sesso maschile e femminile dietro la consolle. Female:Pressure, nato nel 1998 come database internazionale di dj, producers e visual artists, è diventato il vero punto di riferimento delle donne desiderose di ritagliarsi un posto nella scena della musica elettronica. A fondarlo, naturalmente, una donna, Susanne Kirchmayr, meglio nota come Electric Indigo, tra le prime ad intuire le potenzialità e gli sviluppi che il mondo della dj culture avrebbe potuto offrire anche in versione femminile. A maggio del 2005 a Female:Pressure si affianca Open:Sounds, piattaforma attraverso cui si scambiano suoni e remix stimolando una crescita della creatività che bypassa, totalmente, ogni frontiera. A dieci anni dalla fondazione Female:Pressure vanta quasi 1000 artisti nel proprio roster, provenienti da oltre 50 Paesi del mondo. E la comunità è ancora in via d’espansione. Per festeggiare l’importante traguardo nasce “Female:Pressure dvd1”, un dvd distribuito gratuitamente in cui trovano alloggio 21 tracce ed altrettanti videos realizzati attraverso la citata Open:Sounds. Musica da ascoltare ed immagini da vedere insomma. Tutto prodotto rigorosamente da donne come Mimikry, Xyramat, Catarina Pratter, Estroe, Cio D’Or, Stereonucleose, Water Lilly, Clara Moto, ZoëXenia, Rebecca von Kalinowsky, Carola Pisaturo, Evatronica, Luma, Ella Esque e moltissime altre. Il progetto infonde forza e coraggio a tutte le donne che vogliono lavorare con mixer, giradischi e computer. Female music world.
-Sebrok “Pyrolator” (Paso Music): in mezzo alla miriade di uscite ‘minimal’ che battono bandiera tedesca, questa di Sebrok mi sembra decisamente meritevole. Storico resident del Tresor, supporter per anni di Thomas P. Heckmann, Mijk Van Dijk, Dj Emerson e Tanith nonchè fondatore di Paso Music (insieme a Marc Miroir e Joachim Spieth), il bravo Sebrok incide tre tracce accomunate dall’ipnotismo, ormai qualità intrinseca del genere che da un biennio a questa parte domina lo scenario europeo. Gli altalenanti effetti in grooves pulsanti di “Pyrolator” e la tech-house fascinosa e chic di “Boob Tube” sono i tratti distintivi dello stile di Sebrok, un pizzico più trancy in “Almost Famous” in cui melodie e ritmi convergono ad imbuto nello stile alla Stephan Bodzin-Oliver Huntemann.
-Faceless Mind “Drakskeppet E.p.” (Breakin’ Records): alla loro terza apparizione i Faceless Mind (Luke Eargoggle e Johan Inkinen) appaiono sotto il segno della rinata Breakin’ di DMX Krew. L’amore comune per le atmosfere electroidi di Drexciya (e di tutti i suoi derivati europei e non) porta la coppia nordica a rivedere i classici stilemi proposti per anni su Stilleben concedendo un animo non certamente meno robotico ma proiettato ancor più distintamente nell’orbita della musica ‘androide’. Cinque le tracce a nostra disposizione, tutte incanalate nel settore in cui James Stinson ha sguazzato per anni.
-Manuel Tur & DPlay “Deviate” (Drumpoet Community): i ragazzi di Essen sono tornati. Tra le coppie più promettenti della nuova scena deep-house tedesca che corre e vive parallela a quella del micro-techno-house style, Manuel Tur & DPlay incidono il follow-up di “Rest Your Senses”. “Deviate” è un brano emotivamente aperto, passionale, condotto più in territori house che elettronici. Il suono si fa caldo, corposo, radioso, soleggiato e le voci soul ne forniscono un apporto decisivo. “Mild Pitch” invece è più notturno, pronto a ricordare con la sua sensualità certe cose americane di metà anni novanta. San Valentino è passato da quasi due mesi ma queste due tracce potrebbero rappresentare perfettamente la soundtracks di due innamorati. Impeccabile Drumpoet.
-Padded Cell “Savage Skulls” (DC Recordings): ad anticipare l’lp “Night Must Fall” previsto per maggio (e su cui, senza ombra di dubbio, torneremo a parlare in un prossimo futuro) sono due tracce in chiaro stile electro-funk. “Savage Skulls”, con le sue attinenze alla musica newyorkese degli anni ottanta, ricorda lo stile Metro Area con tanto di inflessioni funk che invece portano a pensare a Daniel Wang. Più feroce e ruvido il contenuto di “Triple X Syndrome” rivisto dal bravo Depth Charge che corre su patterns kraftwerkiani e sfila in un battente funk elettronico. Visti i contenuti eccellenti del 12″ l’album promette davvero bene.
-Three Cheers For Dirty/Lucky Goat “Split No. 2” (Basserk): a poche settimane dal primo appuntamento con la Split Serie (leggi Electronic Diary #181) l’olandese Basserk investe ancora nell’ambizioso progetto mirato all’elaborazione di nuove commistioni musicali. Il lato francese, rappresentato dai Three Cheers For Dirty, smuove un punk distorto, veloce, inselvaggito (“What My Girl Has To Say”), raggiungendo poi curvature drum’n’bass (“Blond And Brown Public”) ed hardcore (“Give Me Your Money Bastard”). Meno violenta la facciata olandese curata dai Lucky Goat che, con “Ooh Yeah” (remixata da Lionfish) s’immette nell’hip-hop futurista alla Dabrye, poi con “Salad” attinge qualcosa dal pfunk e con la splendida “Midnight Sour” centrifuga acid e techno-house anni novanta. Qual’è la voglia di osare? Sicuramente quella di Basserk. Lode al coraggio!
-Putsch ’79 “Gibson” (White): versione rigorosamente ‘limited edition’ per un remake che i Putsch ’79 (Sami Liuski e Pauli Jylhankangas) hanno realizzato per i Gibson Brothers che, tra l’altro, non verrà ripubblicato in formato ufficiale. La coppia finlandese, impegnata negli ultimi anni soprattutto nella veste di remixer, confeziona una sorta di collage tra la house garage americana e il funk anni settanta. Vocal, Dub ed Instrumental derivano praticamente dallo stesso materiale ma la mia preferenza cade sulla seconda, lievemente più incavata nelle materie elettroniche. Risultato sufficiente ma non di più visto che, a mio avviso, i ragazzi della fredda Finlandia sono riusciti a fare meglio in passato. Tra l’altro il cantato di “Gibson” mi torna fin troppo ‘commerciale’, quasi alla Bob Sinclar. Semplice casualità o non-dichiarata voglia di fare crossover?
-Tomski & Fredboy “Do The Tartelet” (Tartelet Records): all’orizzonte danese appare un nuovo nome: Tartelet. Si tratta della label fondata da Fredboy, tra i più tenaci organizzatori di parties a Copenhagen, e Tomas Barfod, già noto come Tomboy e componente dei WhoMadeWho. Punto di partenza è l’intersezione tra techno ed house con molteplici avvicendamenti, ora funk, ora disco, ora minimal. La title-track è un mix schizoide tra un loop di tromba ed incisivi ritmi techno, “Cereal” invece traccia una linea luminescente con un basso d’estrazione drum’n’bass. Come inizio non c’è male. Staremo a vedere. E sentire ovviamente.
-Captain Commodore “E.p.” (International Deejay Gigolo): il Captain Commodore è Mariusz Socha, talento di Lodz (Polonia) che Dj Hell mette sotto contratto dopo averlo identificato tra i possibili nuovi alfieri della scena del domani. A dare maggior risalto alla sua musica, sinora apparsa solo su piccole etichette polacche, è proprio la label tedesca, da sempre incline a credere in nuove formulazioni stilistiche sviluppate da nomi emergenti. “Love Machine” fa il vezzo al primo Mihai Popoviciu, peraltro promosso dalla stessa Gigolo qualche anno fa, avvolto nelle morbide melodie di un (quasi) dimenticato FPU. Soffice electro-house, dalle costruzioni ritmiche classiche e dai bassi organizzati a mò di marcetta, è quella di “Another Lovely Night”. Più rumorosa, sebbene inscritta entro strings e pads epici, è “The Lion Sleeps Tonight”, per la quale azzarderei la definizione ‘micro-trance’. Più cortorta di tutte è invece “Danger”, che parte dalle materie electroidi a cui Gigolo legò la sua immagine anni fa e termina in atmosfere ibizenche, dalle intelaiature quasi lounge.
-Marek Bois “Boissche Untiefen” (Rrygular): sdoppiando la sua identità creativa tra Dapayk, Marek Bois ed altri progetti paralleli, Niklas Worgt si candida tra i migliori rappresenti della new-school berlinese. Se con Dapayk è riuscito a calibrare musica dance con cacofonia, rumorismo e glitch, con Marek Bois appare più propenso nel reintrodurre la techno minimale di metà anni novanta. “Boissche Untiefen” trova alloggio esattamente nelle prospettive della musica di una quindicina d’anni addietro, tra loops intrecciati a melodie sbilenche, glaciali e stabs metallici. L’album rappresenta una sorta di passaggio temporale grazie a tracce come “Memento Moments”, “Roth”, “Now!” e “Tlaa”, in cui strutture gracchianti ed un pò distorte rammentano quel che accadeva in Germania nel punto culminante del fenomeno raves. Techno moderna nata dal passato insomma. Ps: se optate per il formato cd troverete anche un bonus registrato al Tresor durante lo scorso novembre.
-Topcats “Esmeralda” (Yellow Tail): indirizzati alla Yellow Tail da John Acquaviva, i Topcats (l’olandese Roland Van Den Toorn e l’italo-tedesco Maurizio Schmitz) esordiscono con due tracce di pura hypnotic tech-house. “Esmeralda” è groove pulsante, spugnoso, a volte raschiato da altalenanti effetti digitali e “Quasimodo” non si discosta molto dal concetto coi suoi loops macinati insieme a percussioni e stesi su schemi pseudo progresive. A completamento di tutto è il remix di “Esmeralda” ad opera di Frederic Moering-Sack alias Phunklarique (la metà dei Piemont) che, sui soliti ritmi di house minimalista, innesta bassi più corposi e micro-riffs prelevati dall’immenso campionario di musica digitale. Qualche tempo fa sarebbe stato etichettato come ‘tools’, oggi incarna il perfetto stereotipo della dance elettronica del nuovo millennio.
Electric greetz