Di stravolgimenti musicali ce ne sono stati innumerevoli negli ultimi anni e bisogna riconoscere alla Germania il merito di aver contribuito più che attivamente alla riduzione e al quasi completo annullamento della distanza tra house e techno rendendo inutile ogni tipo di ulteriore definizione, settorializzazione ed incasellamento dei generi. E’ accaduto quel che la geopolitica presenta come ‘frizione della distanza’, concetto ottimamente traslato nel settore musicale dalla Get Physical Music, la label fondata nel 2002 dai M.A.N.D.Y., Dj T. e Booka Shade. Ormai house e techno si sono fuse talmente bene che anche il più nostalgico è messo facilmente in difficoltà nell’inserire questa musica in una categoria stilistica ben precisa e definita. Get Physical festeggia il quinto anniversario mandando in stampa un doppio cd (o quintuplo vinile) che raduna un mosaico di sonorità e situazioni che rappresentano esattamente tale concetto. Il primo disco sfodera una lunga serie di remixes per pezzi che i più attenti ed affezionati alla label berlinese conosceranno già bene: Chelonis R. Jones viene affidato a Matthew Herbert, i M.A.N.D.Y. agli Hot Chip, i Booka Shade a Larry Gold ed Henrik Schwarz, Dj T. a Dexter e Lopazz a Fujiya & Miyagi. Ma la lista continua in modo superbo grazie ad altre succulente rivisitazioni, tutte caratterizzate da nomi altisonanti come Rapture, Sideshow, Señor Coconut ed addirittura Moby. Poi “5 Years Get Physical” prosegue la corsa attraverso una serie di esclusive che riempiranno di gioia le orecchie di chi, ormai da tempo, ha trovato in questa etichetta il proprio punto di riferimento. Ad essere interpellati sono artisti come Jona, Audiofly X, Dj T., Riton vs Heidi, Williams, Elektrochemie, Lopazz, Einzelkind, Chelonis R. Jones e i Booka Shade con la vibrante “Unhealthy Pleasures”. Il duo composto da Walter Merziger ed Arno Kammermeier poi si ripresenta anche in coppia coi colleghi M.A.N.D.Y. con “Oh Superman”, cover del classico di Laurie Anderson risalente al 1981 ed oggi annunciata come una possibile club-hit dell’imminente estate. Il tutto riesce a far capire che Get Physical è cresciuta e non vive nell’ombra delle conquiste passate ma si sforza di trovare sempre nuovi itinerari da seguire.
-Aa.Vv. “Buzzin’ Fly Vol. 4” (Buzzin’ Fly): la label di Ben Watt, personaggio che i cultori ricordano per Lazy Dog e i restanti solo per l’avventura Everything But The Girl con Tracey Thorn, ritorna con la sua quarta antologia. Il londinese non spreca parole e passa subito ai fatti programmando una tracklist idealmente ubicata tra deep-space, progressive-trance e tech-house, ora scandita dal minimalismo più trippy e poi rischiarata da un apporto maggiormente funky. Il mondo di Buzzin’ Fly è proprio questo, un combo tra le esigenze dei clubs e quelle di un ascolto più riflessivo e tranquillo, scandito dalle presenze di BarBQ, Mlle Caro & Franck Garcia, Pedro Madeira, The Green Men, Martin Brodin, Abyss, Kimouts, e Justin Martin. Il classico lavoro ideato per toccare più filoni musicali contemporaneamente pur non cadendo nella confusione e nel pressapochismo.
-Beroshima “Horizon” (Cocoon): dopo un periodo di stasi il mitico Frank Müller, tra i simboli più splendenti della techno tedesca, ritorna alla carica sulla Cocoon di Sven Väth. “Horizon”, che avevamo già incontrato lo scorso inverno come b-side di “Corazon”, è un pezzo che mette da parte le graffiate sintetiche a cui il berlinese ha fatto quasi sempre affidamento per le sue produzioni su Müller Records a favore di un costrutto progressive-electro da cui si elevano lunghi assoli di archi. Deep e tech-house è invece la matrice del remix di Pig & Dan. Che possa divenire una hit dell’estate ?
-Franz & Shape “The Man Who Paid Before” -remix- (Relish): riletture decisamente distanti dall’originale le due presenti in questo mix. Gli australiani Riot In Belgium scavano i beats, arroventano i basslines, scardinano il tocco techno e donano qualche spunto che in alcuni tratti vuole ricordare l’italo-funk tipica di Pigna (leggi De Bellis, Passarani, Pierro) mentre il londinese Tronik Youth smorza un pò le ritmiche a favore di un disegno di basso tipicamente moroderiano sul quale poi installa armoniche dalle tonalità acute e un vocal-sample distorto. Meno intrigante la rielaborazione di “Tighttropes” di Kissy Sell Out che sacrifica interamente la parte cantata da Perspects a favore dell’accoppiata beat-distorted bass, funzionale per le piste di oggi ma decisamente meno accesa a livello creativo.
-Digital Filth “Issues” (Elektrotribe): lasciandosi alle spalle uscite su Spin Out e Caustech, l’artista di Manchester sbarca sulla tedesca Elektrotribe con “Issues”, un bel pezzo techno che al suo interno coordina i glitches adorati dai tedeschi e i grooves più pressanti tipici della produzione d’oltremanica. Altrettanto vivace grazie ad un ritmo impetuoso è “Beta Bug” da cui si leva anche una buona effettistica mentre il remix, firmato da Moog Conspiracy, punta più alla micro-techno con basslines spezzettati e cassa appuntita. Una techno frastagliata e frizzante insomma.
-Acquaviva & Lützenkirchen “Satellite” (BluFin): “Satellite” rappresenta la combinazione di differenti periodi di tempo, tra retro e futurismo, tra old-school e new-school, tra techno ed house. Tutto fa parte del tipico mondo BluFin che accoglie, per il terzo anno consecutivo, la collaborazione tra l’italo-canadese e il tedesco. L’Original è funzionale, colorita da sirene e stabs piallati su grooves tech-house mentre il remix di Pierce celebra in modo più diretto la melodia ed un curioso flusso sintetico. Sul lato b c’è “Hurt Me” improntato sulle variazioni di saw-tooth che tanto strizzano l’occhio allo stile Zombie Nation e più nello specifico dello John Starlight del 2002.
-SkatebÃ¥rd “Love Attack” (Digitalo Enterprises): si tratta del secondo singolo estratto dall’album “Midnight Magic” dopo il conturbante “Flashes In The Night”. Questa stampa vinilica ci offre la possibilità di riassaporare un pezzo (già bello) rivisto in un’inedita Vocal Mix che mantiene intatta la vena melanconica ed assomiglia un pizzico al sound dei dimenticati Ural 13 Diktators privati dell’essenza hi-nrg. Sul lato b il nordico vuole due inediti che danno un ulteriore senso all’acquisto: “Gamle Furutrær” assomiglia alla disco-house finnica di Bangkok Impact e Putsch ’79 ma scurita nei giri di basso e travolta da una vena trance più presente ed avvolgente mentre “Disco Nonstop” è paragonabile ad un Lindstrøm (“I Feel Space”) rallentato e circondato da un bassline chiaramente disco. L’ascesa di SkatebÃ¥rd prosegue.
-D-Nox & Beckers “Left Behind” (Electribe): acclamati tra i producers migliori di electro-progressive, Christian ‘D-Nox’ Wedekind e Frank ‘Beckers’ Beckers incidono il loro album. Esperienze su labels celebri quali Baroque, Vapour, Fresco e Sprout aiutano il duo nel confezionare una serie di tracce semplici ma efficaci come “Step Out”, “Shanghigh” e “Changes” a cui vanno sommati vari remix realizzati per “XCellr8” di Wehbba, “Arnousa Day” di Hatfield e “How Does It Feel” degli italiani Tignino & Leo accompagnati nel featuring da Mark Kerr.
-Gab.Gato, Matteo Merlo, Djako “The Systematik Network Attack E.p.” (The Villains Inc): nella prima release di The Villains Inc tutto è costruito intorno ai battiti asincronici, alle sincopi che introducono ad “S.N.A.” pian piano rovistato da strisciate di suoni liquidi e da beats che progressivamente prendono forma e colore. I tre ‘cavalieri astrali’ continuano a sviluppare le tematiche cibernetiche in “VC10” in cui evidenziano una scia più scura e nebbiosa idealmente collocabile tra l’Alek Stark meno disko e l’Eargoggle più seminale. Astratto e fortemente slegato dal senso di realtà , il pezzo vagheggia sulle atmosfere di mondi dominati dalle macchine in cui, forse, l’uomo sarà schiavizzato dai cervelli da egli stesso programmati. Sarà in quel momento che la storia ricomincerà a narrare nuove gesta di cosmonauti alla ricerca di un nuovo mondo su cui abitare.
-Aa.Vv. “L’Inde Le Palais – The Klab” (Suoni Di Jato): emersa vistosamente nel 2005 grazie ad “Undercover” della scatenata Tying Tiffany Suoni Di Jato torna a scommettere su “L’Inde Le Palais” che per l’occasione si proietta nell’universo della dance music tratteggiata da una tracklist che, oltre a ritmi che fanno muovere le gambe, ingloba anche vocals di matrice soul. Una condivisione tra pop e spigolosità elettroniche insomma, un combo tra melodia e ritmo che si uniscono per brani di Transparence, Random Moods, 2 Square, Ernst Saint Laurent, Burgher & Chips e Babamars. A spiccare sono presenze internazionali come quella dell’inglese Crazy Penis, degli svedesi Tennishero featuring Chelonis R. Jones e dei tedeschi Booka Shade a cui vanno sommati Dj T., Tootiki, Martin Solveig, Pinktronix, Just Banks e Camille Jones.
Electric greetz