Tantissime le novità che caratterizzeranno la primavera di Tractorecords, la piccola label fondata nel 2004 da Francesco Passantino. Dopo aver pubblicato “Italoamerica E.p.” dell’americano Steve Stoll (potenziato dal remix di Marcin Czubala adorato da Paolo ‘Zerla’ Zerletti, Alex Flatner, Ulysses, LOD, Andrea Doria, Alex Bau nonchè conquistatore di recensioni su stimate testate come Groove e De:Bug) e “Neon Kraft E.p.” di Rosario Del Giudice & Francesco Passantino (entrato nei flight-cases di John Acquaviva, Francesco Farfa e Franco Cangelli) l’etichetta del trattore ritorna col suo #007, “Un’Antilope In Giardino”, il 12″ firmato a quattro mani da Francesco Passantino & Dj Gio MC-505. Il progetto, che batte la strada di uno stile plastico ed irto di frequenze pungenti come aculei, si avvale del remix realizzato dal tedesco David Keno noto anche come Vernis. Al mix (distribuito in esclusiva dalla tedesca Straight Audio) s’aggiunge anche la tanto attesa raccolta in cd “Tractorclan” che gravita intorno ad una lunga sequenza di tracce inedite rintracciate per il mondo. Tra i tanti ad essere coinvolti il francese Danton Eeprom, i tedeschi Gunne e Markus Lange, il nipponico Mutron, il polacco Marcin Czubala, lo svedese Jor-El e gli italiani Joy Kitikonti e Francesco Zappalà . Altra importante novità nata tra le mura di Tractorecords è la sublabel digitale Laboraudio, laboratorio che non si pone barriere stilistiche in un percorso avventuroso e sempre ricco di creatività e ricerca. Già apparse sui portali più importanti di vendita di files mp3 sono le prime due uscite, “Biological E.p. Vol. 1” di Davide Calì (composto da cinque tracce estrapolate dall’album “Biological” edito in limited-edition nel 2005) e “Vernice Fresca E.p.” di Passkal (Passantino & Calì) ai quali s’aggiungerà presto “Robodisko E.p.” del misterioso Spartacus che, con le sue creazioni analog-vintage-electro, si candida come difensore della musica underground traendo ispirazione dalle gesta del soldato romano che sostenne la popolazione contro la schiavitù. A tutto ciò si somma anche l’iniziativa dei Tractormix, collana di mix-cd’s promozionali che l’etichetta offrirà insieme alla sua nuova linea di merchandising. Il primo ad apparire sarà quello di Dj Gio MC-505 intitolato “From The Past To The Future”, ideale viaggio nel tempo a cavallo dell’electro di ieri, oggi e domani. Tractorecords presenzierà al prossimo Gemma Contest (palcoscenico dedicato alle labels italiane indipendenti di musica elettronica) previsto a Roma per gli inizi di maggio. Lo showcase racchiude l’esibizione delle ‘tre teste’ che mandano avanti la label ovvero Francesco Passantino, Francesco Zappalà (uniti in un conturbante digital-act sorretto da Ableton) e Dj Gio MC-505 col suo electro-robo-disco set.
-Jay Shepheard “Pipes N Sneakers” (Compost Black Label): la prima fatica discografica risale al 2003 sotto il moniker John Julian ma oggi l’inglese, che lavora al famoso Juno Record-Store, si sgancia dall’house-garage per accostarsi all’italo e alla cosiddetta nu-disco. “Pipes N Sneakers” è l’incrocio tra deep-house ed electro-disco, “Live On” è piantata negli afro-beats, “Last Days (Of Cou Cou D)” si tuffa completamente nel mondo del vintage con un vibe tipico anni ottanta e preziosi riferimenti italo-funk e “Song From Mikledore” lascia riemergere l’amore per percussioni e beats ‘baldelliani’ sequenzati su strisce di frementi bassi e caldi pads. Forte !
-Neongrau “Spam N Space” (Das Drehmoment): entrato nei circuiti europei grazie ad un e.p. edito nel 2005 Oliver Gerling alias Neongrau torna con l’album con cui mette in vetrina dieci tracce di inequivocabile analog-syntetic-electro, un particolare tipo di suono che recupera bizzarie del passato di artisti come Gary Numan e Kraftwerk. La V.109 di “Hi Level Slacker” è un esempio di analog-pop, “Short” testimonia un lato proiettato nello spazio e nel futurismo del vocoder, il mondo vintage è sottolineato da “E-Chicks Hero” e le referenze dark anni ottanta si odono distintamente in “Taste In Taste” in cui qualcuno potrebbe immaginare anche qualche influenza dutch (vedi/senti Bunker). Attraverso “Photographic” poi coverizza il classico dei Depeche Mode facendo rivivere le liriche scritte da Vince Clarke entro squadrati beats ‘commodoriani’. Non è esattamente un lavoro che si presta ad essere utilizzato in discoteca ma questo non risulterà certamente un problema per chi è disposto ad un ascolto slegato da futili costrizioni.
-Kiki “Joko Tai” (BPitch Control): il dj-producer finlandese, nonostante le date fiocchino da ogni parte del pianeta (è tornato di recente da un tour in Messico), continua ad essere particolarmente attivo. Così, a pochi mesi dall’oscuro “Trust Me”, ritorna sulla label di Ellen Allien (fondamentale per la sua carriera) con “Joko Tai”, un pezzo inscritto in un groove tondeggiante nel quale si ergono strane synth-lines che acquistano subito la nostra attenzione. Poi a livellare il tutto sono dolci pads d’impostazione trance. Gli spunti per “Gute Nacht” invece sono arrivati dopo una serata al Goa Club di Madrid in cui Kiki ha suonato di fronte a circa 8000 persone. L’emozione è stata talmente forte da spingerlo a ricostruire quei momenti attraverso un flusso metallico in cui gli elementi del groove scivolano sulle ottave della tastiera come se fossero note. La sperimentazione di Joakim Ijäs, come sempre, è ben accetta da BPitch Control.
-Lee Van Dowski “The Strike Pandemonium” (Soma): accreditato esponente di una micro-dub solida e chiaramente imparentata con la techno berlinese dei primi anni novanta, il francese Lee Van Dowski mantiene inalterata la classica dose di ipnotismo che ormai da tempo ricorre con insistenza nelle sue releases (Num, BPitch Control, Plak, Mental Groove, Defrag Sound Processing). A ruotare in “The Strike Pandemonium” sono melodie sbilenche ed un continuo susseguirsi di suonini metallici, motivo dominante del ritmo. In “King Convex Stylus” l’artista prosegue il lavoro su inedite percussioni regalandoci l’ennesimo esempio di clickin’ house a cui la Soma di Glasgow ha più volte legato il suo nome, soprattutto negli ultimi tempi.
-Dirty Doering “Saubermann E.p.” (AllYouCanBeat): fondatore di AllYouCanBeat assieme ad Housemeister, Velten ‘Dirty’ Doering è autore di questo #006 che celebra il primo anno di attività della label. Poco incline alle mode del momento e difficile da inquadrare per la sua vivacità strutturale e stilistica, “Saubermann E.p.” si aggancia alla trance, al minimal, alla techno, ai rumori digitali e al sid-style importato dalle vecchie consolle di videogames. L’aspetto vintage si fa notare soprattutto in “Schleudertrauma” imperniata sulla techno degli anni novanta scandita da un arpeggio circolare ed un groove che scorre classico in mezzo ad effetti ad 8 bit. Diverso, stiloso, curioso ma soprattutto coraggioso.
-Steve Porter “Porterhouse Vol. 2” (EQ Recordings): conosciuto per una ricca serie di produzioni, l’americano confeziona due cd’s in cui house, techno e breakbeat si fondono in un’unica materia. Poliedrico e creativo come pochi al momento, Porter si lascia trainare dall’amore per il funk e la progressive non dimenticando però la techno dalla quale importa l’energia e il ritmo, comune denominatore dei due cd’s di “Porterhouse Vol. 2”. Nel primo il vigore si rintraccia con facilità nei grooves infiammati, in tribalizzazioni superficiali, nel funk anni settanta riverberato e compresso nella spudoratezza della techno e in breaks taglienti che riportano un pò allo stile Nukleuz. Nel secondo si fa viva la rintronante techno-funk ed altri vivi estremismi che fanno del cd un’autentica miniera di esplosiva energia.
-Christian Fischer “Clubtech E.p.” (Definition Records): alternando situazioni ancorate al groove ad altre meno bombanti, Fischer (punto fermo della produzione techno di Leipzig) continua a mantenere inalterata l’inventiva accendendo di continuo il desiderio di librare nell’aria qualcosa di nuovo. Nell’imminente “Clubtech E.p.” infatti si cimenta (prima con gli inglesi Hybrid e poi coi tedechi The Galan Pixs) in un incredibile mix tra gracchiante microtechno e progressive-trance dal quale si leva una scia atmosferica d’indiscutibile bellezza avvalorata da interventi vocali che consentiranno al tedesco di entrare nei bauletti di tutti coloro che non l’avevano preso in considerazione ai tempi di “Global Control” e “4 Mixes 4 C.F.”.
-Box Codax “Rat Boy/Missed Her Kiss” (Gomma): estratte ancora dall’album “Only An Orchard Away” pubblicato in autunno, le due tracce dei Box Codax (Alexander Wagner e Nicolas McCarthy, chitarrista dei Franz Ferdinand) vengono rilette in due chiavi alternative. Mock & Toof fanno di “Rat Boy” un continuo snodo tra country e disco-punk giocato sulle tonalità e ravvolto in caldi pads. Ancor più spettacolare il rework di “Missed Her Kiss” ad opera del capitolino Rodion che dosa le quantità di electro e disco lasciandosi ispirare dall’immortale Patrick Cowley interfacciato a svirgolate di sid-style. Un disco diverso dalla massa questo nuovo Gomma in cui ritrovo la voglia di osare che la Germania, negli ultimi tre anni, pare aver perso in parte.
-Forteba “Space Between Us” (Plastic City): avvistato in sporadiche apparizioni su etichette semisconosciute del suo Paese, Krisztián Dobrocsi incide il primo album per la mitica Plastic City (oggi nelle mani di Daredo Music). In “Space Between Us” si rintracciano tutte le molteplici esperienze dell’ungherese fondate su un’house dal fascino retro scandita prima da percussioni e poi accarezzata da pads rilassanti e voci sensuali come quella di Virag per “Relax” e la più calda di Todd Williams che si occupa della dolce “Ain’t Nothin”. Poi l’elaborato riserva composizioni dai toni più decisi come “Perfect Present”, “Pangea” e “Something New” in cui riaffiora addirittura della corposa techno americana. Un lavoro davvero raffinato a metà strada tra l’incisività tedesca e il salto chilly ibizenco protagonista soprattutto nella stagione estiva a cui andiamo incontro.
-Laub “Deinetwegen” (AGF Producktion): a cinque anni dall’ultima apparizione i Laub (Antye Greie-Fuchs e Jürgen Kühn) ritornano con un nuovo ed intrigante lavoro in cui lo stile è il ‘non-stile’, la voglia di oltrepassare i limiti, il desiderio di stupire l’ascoltatore con trovate strambe, poco definibili e sicuramente fuori da ogni logica di vendita. I Laub sono dei maestri in tutto ciò e lo dimostrano attraverso dieci tracce in cui il suono ‘diverso’ diviene la fondamentale caratteristica. Dooms profondi fanno capolino in “Covering”, nuvole minacciose ed incombenti appaiono con “Tofu”, l’ambient paradisiaco si solidifica in “Schnee” e i rumori paiono musicalizzati in “Ein Herz In Uns”. “Deinetwegen” rompe così il silenzio durato un quinquennio e fa tirare un sospiro di sollievo a tutti quelli che iniziavano a credere davvero che la carriera dei Laub si fosse spenta definitivamente.
Electric greetz