Dalla Crème Organization, laboriosa etichetta nata nel 2001 da un’idea di TLR, nasce una nuova costola che prende il nome di Crème Jak. Lo schivo e riservato personaggio olandese, poco prolifico nella veste di producer (è lui Mr. Clavio) ma decisamente operativo per quel che concerne l’attività di label-manager, aveva già dimostrato negli ultimi tempi la voglia di tornare a cavalcare l’onda della musica chicago da affiancare alla disco che ha contraddistinto per anni il catalogo della sua etichetta ormai rispettata in tutto il mondo. Crème Jak nasce infatti col preciso intento di riproporre la cosiddetta jackin’ music, quella miscela techno-house-acid nata in quel di Chicago tra la fine degli anni ottanta e i primi novanta esternata per mezzo di 808 polverose e 303 selvagge. Sono proprio queste le presenze che registrano la loro apparizione nel nuovo progetto contraddistinto da una serie di pubblicazioni viniliche incise solo da un lato e la cui tiratura si fermerà alla copia duecento. Le prime tre releases sono già pronte per l’immissione sul mercato: ad inaugurare il catalogo è Tadd Mullinix alias J.T.C. (ma noto anche come SK1, Dabrye e James T. Cotton) e la sua “Take ‘em Off” con cui rinnova il sodalizio con la label olandese dopo “Psychedelic Mindtrip” e il più recente “Pump The Planet”. A seguire sarà “No Control” di D’Marc Cantu apparso spesso in coppia col citato Mullinix per il progetto 2 AM/FM e molto vicino per stile a Larry ‘Mr. Fingers’ Heard. Il producer riapparirà anche nel #003, questa volta assieme al compagno Dj Traxx e sotto lo pseudonimo X2, per “Barely A Track”, scintillante prosieguo del rabbioso “Primitive Cypher” pubblicato nel 2006 dalla Relief Records fondata da Curtis Alan Jones aka Green Velvet. Pianificati anche il #004 (“Angel Face”) e il #005, “A Music Box Reflection” del trio degli IBM formato da Bruce Gilbert, Ilpo Väisänen e Mika Vainio. Crème Jak corrisponde a grovigli irresistibili di ritmi putridi graffiati da acid-lines impertinenti, simbolo inequivocabile di un preciso periodo musicale a cui strutture olandesi (come Bunker e Clone) stanno facendo riferimento già da qualche anno a questa parte.
-3-1 “Take A Picture” (Basserk): reduci del successo raccolto con “Don’t Destroy” pubblicato alla fine del 2005, i 3-1 si ripresentano con un e.p. connesso inequivocabilmente al mondo del rock e del punk. “Take A Picture”, assomiglia al più vivo degli esperimenti dark-pop (in Olanda la chiamano ‘pistolpop’), grezzo nei suoni e selvaggio nella sua costruzione ritmica. Stessa miscela si ritrova in “Sweat Is Drippin” irta di distorsioni e segmentata tra laser e bleeps. Ammiccamenti continui al punk elettronico degli inglesi Atomizer e realizzazioni stilistiche accostabili all’americano My Robot Friend (ma sganciate dalla componente funk) completano nella migliore delle maniere il disco, creativo esempio di musica electropunk da suonare ad altissimo volume.
-Arnaud Rebotini “The Wood E.p.” (GoodLife): compagno di Ivan Smagghe nel progetto di successo Black Strobe, Arnaud Rebotini si ripresenta ancora in veste da solista dopo il recente “Meshuggah E.p.” andato a finire sulla tedesca Kling Klong di Martin Eyerer. “The Wood E.p.”, pubblicato dalla GoodLife di Grenoble, si configura come un vero tributo alla techno di Detroit nonchè un omaggio a produttori come Jeff Mills e Robert Hood, tra i primi a sperimentare ritmi e suoni nuovi che di lì a poco avrebbero aperto un nuovo capitolo nella storia della musica elettronica. A questo punto i numerosissimi fans dei Black Strobe iniziano a chiedersi se dietro la recente raccolta di remix (la “Black Strobe Remix Selection” uscita a fine 2006 su Beggars Banquet) e “Shining Bright Star” nata in collaborazione con l’inglese Paul Epworth alias Phones ci sia davvero il tanto atteso album di cui si parla dal 2005 ma che è sempre ed inspiegabilmente sparito nel nulla.
-Faceless Mind “Data Cat” (Strange Life Records): ‘mascherato’ da Faceless Mind lo svedese Luke Eargoggle registra la presenza sulla piccola label di Legowelt, particolarmente attiva negli ultimi tempi. “Data Cat” è un disco palesemente ispirato dalla produzione electro-robotica di Drexciya e Dopplereffekt e forgiato essenzialmente sull’alternanza di ritmi, melodie astrali e basslines. Le intelaiature drexciyane liquefatte non possono far altro che rammentare i bei tempi trascorsi coi dischi del compianto Stinson che oggi l’amico Donald cerca di far sentire ancora tra noi attraverso una lunga sequela di progetti (Dopplereffekt, Japanese Telecom, Glass Domain, Der Zyklus, Arpanet, Blackploid ed altri). Un degno successore insomma di “Pawns Of The Field” al quale si aggiungerà presto “Ocean Movers” (su Crème Organization) che tratterà tematiche affini alla mitologia nordica.
-Tomboy “Flameingo” (Gomma): primo singolo estratto da “Seriøs” pubblicato poche settimane fa, “Flameingo” si ripresenta in due versioni che non passeranno inosservate alle orecchie dei più attenti. La Ta-Ram, arrangiata dallo stesso Barfod, prosegue il discorso su ritmi vagamente tribali in cui s’inseriscono, con straordinaria frequenza, graffiate di sintetizzatori ed elementi reggae. Sul lato opposto la versione di Kim Moyes, la metà del duo australiano dei The Presets, in cui il gusto si fa (lievemente) più rock abbinato a melodie trance e pizzicate continue di suoni digitali. Il tutto scorre (e corre) sui marcati 4/4 che rendono “Flameingo” più proponibile rispetto alla versione originale che necessitava di un pubblico con orecchie più preparate. Uscirà ad aprile.
-Lusine “Podgelism” (Ghostly International): divenuta popolare anche qui in Europa grazie a Dabrye ed Audion, la Ghostly International pubblica una remix-collection per omaggiare la musica del producer di Seattle Jeff McIlwain alias Lusine. Ispirate dall’experimental più sobrio connesso all’elettronica da ballare e ad un’affascinante minimal-dark, le tracce dell’americano vengono rilette da personaggi come Apparat, John Tejada, Matthew Dear, Dimbiman & Cabanne, Deru, Cepia, Robag Wruhme e Lawrence, tutti legati da una singolare vena idm alternata a rumori e riferimenti jazz. A completare il tutto è il video di “Still Frame” realizzato da Doug Seay che farà sbirciare nel mondo singolare di Lusine, accreditato esponente di uno stile innovativo ed esportato con successo ormai il tutto il mondo.
-Mike Dunn “So Let It Be House!” (Clone Classic Cuts): la costante ricerca di perle del passato da riproporre nel nuovo millennio riporta il team di Clone a Chicago dove viene rintracciato il pezzo in questione, pubblicato in sordina nel maggio 1988 su Westbrook Records in una tiratura che non superava le mille copie (numero ridicolo pensando al mercato più florido della musica di quel periodo). Affiancato in un secondo momento alla hit “Magic Feet”, “So Let It Be House!” è rimasto per troppo tempo ermeticamente racchiuso nelle collezioni di pochi eletti. Ora, grazie ad una potente rimasterizzazione, la traccia (un esempio lampante di acid-chicago) è pronta ad infastidire le orecchie degli affezionati all’electro-house. Sul vinile trovano spazio anche “Grooving”, un classico per la house americana di inizio anni novanta, e “Life Goes On” in cui ci si imbatte nuovamente nelle svirgolate acide accostate ad una spruzzata di soul e trance.
-Aa.Vv. “Camping Vol. 3” (BPitch Control): il terzo volume del progetto apparso per la prima volta nel 2005 ruota intorno ad una lunga serie di esclusive messe a segno dalla sempre attiva Ellen Allien. Le scatenate Jahcoozi mischiano l’hip-hop all’electro, Tomas Andersson l’acid al pop e i Modelesektor il reggae al drum’n’bass. Le presenze di rilievo non si contano visto il gradito ritorno di Sylvie Marks & Hal9000, TimTim e Feadz. Accolto dalla struttura berlinese è anche l’americano Safety Scissors raggiunto da vecchie conoscenze come Larsson, Ben Klock e Fairmont che in “Pavilion” scava nella microtechno innalzata sugli ormai classici rumori digitali raggiungendo un risultato lontano anni luce dal successo di “Gazebo”. Una vera e propria parata quella organizzata dalla Allien che dimostra, per l’ennesima volta, di saper (e poter) spaziare tra i generi mantenendo inalterato il buon gusto che ormai da anni risiede nel catalogo della sua BPitch Control.
-The Emperor Machine “Vertical Tones And Horizontal Noise Part 5/6” (DC Recordings): Andrew Meecham, geniale produttore legato ad evoluzioni retro, torna ad essere protagonista con due vinili (acquistabili separatamente) che vanno a concludere la serie nata dall’album omonimo pubblicato a settembre. L’inglese mette in connessione la disco polverosa e toni analogici intensi e poderosi, l’afro e il funk e l’italo con la synth-disco di chiara estrazione moroderiana (“Monkey Overbite”). In particolare in “Who You?” riecheggia un funk stellare che rimanda all’ascolto del primo Savas Pascalidis con qualche accorgimento stilistico maggiore e più evidente. Il tutto è illuminato da una luce cosmica, la stessa che pervade la mente robotica immortalata nella simpatica copertina.
-Greg Oreck “The Line” (Moodmusic): assieme ad Holmar Filipsson forma l’agguerrito duo dei Thugfucker ma con questa release dimostra di saperci fare anche da solo. E’ Greg Oreck, creativo musicista newyorkese trapiantato a Parigi che il 2007 ci consegna come potenziale alfiere dell’house music vissuta con animo moderno. L’Original mette in relazione elementi della house con le segmentazioni tipiche dei sintetizzatori che oggi presenziano praticamente ovunque. Di rilievo melodie sbozzate e sovrapposte abilmente a synths dalle tonalità acute (avete presente Ulysses ?) che tornano anche nella Dub (realizzata assieme a Sasse) in cui il suono diviene più sinuoso ed ombreggiato. Se siete appassionati di digital-downloading potreste rintracciare anche la più ruvida Detroit Remix immersa in sensazioni trance anni novanta rilette in chiave attuale.
-Slam “Azure” (Soma): “Azure” riporta gli Slam al centro dell’attenzione europea con un sound in bilico tra neo-trance e house avveniristica, la stessa che da sempre caratterizza l’ormai popolare etichetta di Glasgow. Il pezzo, estratto dall’album di prossima pubblicazione, viene innalzato su percussioni bianche cinte da strings romantiche ed effettistica da fantascienza non tanto distante dagli ambienti di “Lifetimes” (cantata da Tyrone Palmer) e della popolare “Alien Radio”. Personaggi di alto calibro come Josh Wink e Laurent Garnier hanno già programmato “Azure” nei loro sets: se avete la stessa intenzione dovete solo armarvi di pazienza ed attendere l’uscita prevista per l’inizio di aprile.
Electric greetz