Dopo tanti successi raccolti soprattutto negli ultimi anni in cui il sound microhouse ha avuto la meglio, Michael Vater alias Phonique è lieto di annunciare la nascita della sua etichetta che si chiama Ladies And Gentlemen. L’attività produttiva del tedesco, iniziata in sordina nel 2001 grazie alla Intim Recordings di Martin Landsky che per prima credette in lui, si è evoluta in maniera vistosa quando, ad interessarsi al suo sound underground dall’appeal pop, è stato anche Steve Bug. A quel punto per Phonique le porte del successo si sono aperte d’incanto e le uscite si sono succedute con velocità su etichette blasonate come Dessous, Crosstown Rebels, Brique Rouge, Loungin’, Lucy Lee, Moodmusic, Fine, Souvenir e Systematic. Destinazioni ambite insomma quelle delle tracce di Vater, amante del deep e di una certa house di concezione modernista che si è imposta grazie allo sviluppo impetuoso di etichette come Poker Flat e Dessous che, già alla fine dello scorso decennio, avevano individuato in questo stile la vera novità per la dance elettronica. Il grande successo ottenuto (grazie anche ad una sfilza incredibile di remixes confezionati per artisti del calibro di Frankman, Funky Transport, Soundz Of Life, Olaf Pozsgay, Detroit Grand Pubahs, Eyerer & Chopstick, Precision Cuts e Vedrenn) convincono il tedesco a ‘mettersi in proprio’ ed iniziare così a scommettere su nuovi artisti. Il primo ad essere messo sotto contratto per Ladies And Gentlemen è Boris Fox, incontrato in un club nei pressi di Odessa (Ucraina) durante il recente tour svoltosi nell’Europa dell’Est. Già pronto sulla rampa di lancio è “Dancefloor Dude E.p.”, un progetto che fa leva sulle melodie disco alla Lindstrøm mischiate agli attualissimi suoni d’estrazione minimale. Qualcuno, come Sasse Freestyle Man (Moodmusic), Dj F.E.X. (Systematic), Sian (Poker Flat) e Justin Drake dei Peace Division (Nrk) ha già definito la release un ottimo esempio di ‘pura hypnotic-disco’ ideale per le dancefloors di oggi. E’ nata una nuova stella nella corposa e variegata discografia europea.
-Franck Sarrio “Secret Desire” (FSS): conosciuto attraverso un paio di apparizioni su Bunker, Franck Sarrio inaugura il catalogo della sua label con un e.p. più carico di ritmo rispetto ai pezzi apparsi sulla citata etichetta olandese. La title track è un buon connubio tra dark-techno ed electro, vicina al filone seguito nei primi anni dai Polygamy Boys mentre “Furious Assault” porge richiami ebm decisamente combattivi paragonabili a David Carretta e Terence Fixmer. Sul lato b si trova la magia di “DRET” che miscela il gusto per il vintage con scorribande di leads penetrate dall’immancabile 808 e “Biosphere” (forse paga il tributo al norvegese Geir Jenssen?) con cui si torna sul massiccio binomio electro-techno, non troppo rumoroso ma capace di picchiare bene come aveva dimostrato anni fa Da Fresh.
-Aa.Vv. “Death Is Nothing To Fear #1” (Spectral Sound): divenuta celebre in Europa grazie a “Mouth To Mouth” la Spectral Sound (‘sorellina’ di Ghostly International) inaugura una nuova raccolta fondata sull’ipnotismo più oscuro. Matthew Dear è nuovamente all’attacco, ancora nelle vesti di Audion, con “I Gave You Away” che istituisce un vero e proprio trip ossessivo fondato su ritmi basici e melodie spumeggianti issate da mille palloncini gonfiati ad elio. Pär Grindvik invece, nella sua “Casio”, arrotonda i grooves e ne tira fuori un intricato gioco di glitches sorretto da sinuosi fischi. Ultima è “Exciting Ride” dell’africano Bodycode (noto anche come Portable), interprete di un succoso e frizzante elaborato afro-futuristic da cui emerge la singolare timbrica gracchiante che oggi riesce ad arrivare ad un vasto pubblico.
-Sascha Funke “Auf Aix” (BPitch Control): il tedesco, accompagnato dall’amico Paul (Kalkbrenner), decide di lasciare la fredda e piovosa Berlino per raggiungere, almeno per un pò di tempo, il sud della Francia. E’ qui che trova la giusta ispirazione che gli fa completare le tracce del nuovo BPitch Control in uscita a giorni. “Auf Aix” è un tool micro-techno nel quale campeggia un vocal (ey!) utilizzato a mò di strumento musicale. Lo stesso particolare si ritrova sul lato b (dove, guarda caso, è incisa proprio “Ey”), riempito attraverso un tappeto di hypno-deep posato con dolcezza su atmosfere cupe. Dopo aver spento il computer Sascha esclama a gran voce: vive la France !
-Casco “The Cyber Album” (Music Control): disponibile in formato digitale e in un numero ristretto di cd, l’album di Salvatore ‘Casco’ Cusato raduna il materiale uscito sulla belga Radius negli ultimi due anni. Da “New Life” ed “A Dog In The Night” a “Stop” e “Livin Up” sino all’emblematica “Cybernetic Love” e a vari remixes firmati da Dexter, Putsch ’79 e Bangkok Impact. Tra i preziosi tesori si rintracciano anche diverse novità come “Elektro” (un battente ed intrigante ritorno eurobeat anni novanta) e “Cybernetic Part II” (per la quale ricorro al vecchio termine ‘tesco’ coniato per indicare l’accostamento di ritmiche techno a strutture disco). Il Part III concede un tiro più commerciale e techno-dance adorato dalle platee giovani del nord Europa. A fare da bonus-track è “Apollo VIII (Around The Moon Trip)” lievitato su un collage di vecchie registrazioni di momenti epici della storia unite in un outro paradisiaco. Sicuramente il buon Carlo Favilli, al quale è dedicato l’album, starà ascoltando con piacere tutto ciò dall’alto.
-Infected Mushroom “Becoming Insane” (YoYo): il prolifico duo israeliano (Erez Aizen ed Amit Duvdevani) s’appresta a rilasciare il sesto album, “Vicious Delicious”, anticipato da questo singolo che introduce sostanziali cambiamenti. Per l’occasione infatti il sound si tinge di pop pur non disperdendo ai quattro venti l’originale matrice psy-trance. Forse ad ispirare i due producers sono stati concerti in tutto il mondo (Messico, Brasile, Inghilterra, Canada, U.S.A.) grazie ai quali hanno potuto espandere il più possibile il raggio d’azione timidamente partito agli inizi del duemila dall’Israele. “Becoming Insane”, sia nell’Album Mix che nella più corta Radio Edit, porge ritmo, chitarre tipiche del medio-oriente ed una ammiccante parte vocale interpretata da Gil Cerezo ‘prelevato’ dalla band messicana dei Kinky. Poi i remix di “Deeply Disturbed” e “Merlin” in cui rock, distorsioni, piano-trance e violente svigolate acide la fanno da padrone rammentando i medesimi elementi della fortunata “Cities Of The Future” con cui Erez ed Amit raggiunsero il successo internazionale nel poco lontano 2004.
-Steril “Vendetta E.p.” (Kurbel): dopo svariate avventure trascorse in compagnia di musica electro dalle venature 80’s (sottolineate nel progetto Latex nato nel 2001 per la parentesi artistica vissuta sulla Müller di Beroshima) Michael Borrmann rilascia un e.p. che pare prendere un’altra strada. “Electrostatic”, nella Club Mix, ha il sapore di un’electro-house non banalissima ma certamente non all’altezza dei suoi vecchi elaborati mentre “Big Mean Machine” attinge dal campionario messo a disposizione dalla house di chicago. Sul lato b torna (per fortuna) lo stile che ha reso popolare Steril negli scorsi anni e l’Original di “Electrostatic” lascia vibrare le corde dell’electro old-school imparentata all’hip-hop di Afrika Bambaataa. Meno convincente invece “As A Weapon” che, pur trascinando una serie di suoni e samples stilosi, non riesce a conquistare del tutto la mia preferenza. L’atteso ritorno del producer tedesco (che non rilasciava un disco dal 2003) si svolge su formule meno oltraggiose adottate dalla label di Richard Bartz forse per assicurarsi qualche vendita in più.
-Ajello “Spasm Odyssey” (Mantra Vibes): il duo formato da Luca ‘Dj Rocca’ Roccatagliati e Fabrizio Tavernelli si fa interprete di uno stile, dalle componenti incrociate di sesso ed ironia, che fa leva sulla riedizione dell’italo miscelata a sferzate synth-pop e poi incollate alla moderna ottica electro-house. A volte troppo legato ai canoni italici (forse per i frequenti interventi in lingua nostrana), “Spasm Odyssey” è una riedizione dell’italo connessa alla dance di ieri (“Donna Droid” gira sui vocals di “Automatik Sex” di Einstein Dr. Dj, 1994) e all’electro-house dei Black Strobe (le ironiche “Pumpeeno” e “Smyla”). Il canto italo più vero si leva con “Heart On Fire” (cover dell’omonima canzone di Albert One risalente al 1985), la citazione storica giunge con “Rhumba” (travolta dal sample di “Just Get Up And Dance” di Afrika Bambaataa) e con “Espacio Sexual” ove il paragone con l’Alek Stark di qualche anno fa viene naturale. Nonostante tutto credo che gli autori abbiano voluto trarre dall’italo solo la linfa ispiratrice travisando poi le materie in un concentrato modaiolo e meno ardito.
-ADJD “Chronicles Of The Urban Dwellers” (Harthouse): Alexi Delano e Jesper Dahlbäck, nonostante la lontananza (uno vive a New York e l’altro a Stoccolma) riescono a completare il follow-up di “Quarter Of A Century” uscito nel 2000 superando di gran lunga la soglia e i limiti dell’electro-house ferma su ormai banali giochi di basslines. I due reimpastano le putride batterie elettroniche in stile chicago abbinandole a variazioni tonali calate nel deep più profondo ed una singolare riedizione della house tipica dello scorso decennio. Tutto accade in 13 tracce equivalenti ad un tragitto intenso ed effervescente scandito da timbriche calde e sinuose. Un lavoro ricco di prospettive, mai statico e fermentato in seno ad un’estrosità che guarda con attenzione il passato trasposto nel futuro non solo per esigenze di mercato.
-The Mulder “Play.Plastic City” (Plastic City): rinata sotto il segno della Daredo Music, la Plastic City (nota per aver lanciato negli anni novanta il fenomeno AWeX) pubblica una nuova compilation che per l’occasione è affidata alle sapienti mani di Jon Silva nascosto dietro lo pseudonimo The Mulder. Più house che elettronica, la raccolta documenta e visualizza la sempre fremente scena deep, un pò romantica e ben attecchita alla progressive-house di estrazione britannica. 18 le tracce firmate da artisti come G-Pal, Ralph Sliwinski, Pete Moss e Jeff Bennett in cui la house è rinforzata da accenni funk e tribal.
-Ed Royal & Enne “The Groove Collage” (Innvision Records): la coppia austriaca formata da Robert ‘Dj Enne’ Ennemoser ed Edwin ‘Ed Royal’ Gruber torna con un nuovo album che coniuga in modo perfetto le sonorità jazz col funk allineato a ritmiche piene zeppe di percussioni, andature latine e pan flute in grande evidenza. Il tappeto sonoro che si viene a delineare è talmente ricco di sottigliezze che anche la più acuta ed attenta delle descrizioni rischierebbe di dimenticare ed omettere qualcosa. Tracce come “Funky Kitchen” (dedicata all’omonimo club di Monaco), “He’s A Champ” e “Vamos Irmanos” tendono la mano al jazz, al bossanova e al fusion ricongiungendosi alle percussioni tipiche dell’afro. Per “It’s Hip To Be Square” invece si ricorre alla voce di Felix Neuenhoff che trascina tutto in una sorta di Bobby Orlando vissuto in chiave latin-funk. Curioso e decisamente spiazzante.
-Aa.Vv. “Club And Home Entertainment Vol. 3” (Morris Audio): nonostante non sia recentissima voglio attirare la vostra attenzione sul terzo volume della raccolta nata tra le mura della svizzera Morris Audio. Più della classica house di matrice elettronica, la mistura selezionata da Stefan Riesen (artefice, tra l’altro, di altre realtà come Phont Music, SuperBra, Floppy Funk e Speaker Attack) oltrepassa l’immaginazione grazie a molteplici influssi provenienti da più stili musicali. Ottimi gli interventi di Yuanist Woods sui suoni di Duplex 100, il tripudio di samples per Tigerskin e Shaka, le terzine jazzy di Dialogue, i bleeps di Tom Ellis e la psichedelia di Luci. Poi il bravo Burnski che, con l’ottima “1986”, ripercorre l’electro di venti anni fa come giustamente annuncia lo stesso titolo.
-JTC “Pump The Planet” (Crème Organization): follow-up di “Psychedelic Mindtrip” uscito in autunno, “Pump The Planet” riporta sulla label di TLR l’estroso Tadd Mullinix (spesso all’opera come James T. Cotton e Dabrye). L’americano regala, attraverso “Pump The Planet II” uno squilibrato gioco chicago-house oscillante su tonalità imprevedibili che ben rifuggono dalla banalità dei canonici 4/4. “Trancender” prosegue lo stesso discorso ancorato ad una vena abstract riverberata in una batteria acid-house rigonfiata da elementi old-school mentre “Two Hammer” si tuffa apertamente nella cosiddetta psycho-house dei primi anni novanta, simile per costruzioni ed evoluzioni al vecchio Wink e agli storici Nervous.
-Aa.Vv. “Retrospective 2006” (Klang Gymnastik): da non confondere con la quasi omonima Klang Elektronik che da oltre un decennio opera da Francoforte sul Meno, la Klang Gymnastik di Dresda si propone di portare avanti un discorso musicale dalle tinte alternate tra minimal e pop. Per festeggiare il primo anno di attività pubblica una compilation (selezionata e mixata da Tino Schmidt aka Stereofunk) che ripercorre i passi compiuti attraverso 13 tracce dal gusto variegato: dall’electro-pop di Blackfeel White alla tech-house di Saint Martinique sino alle proposte firmate da Photon, Electrostatic ed Ampere. Non manca Internal (che sembra attingere da una vecchia hit dei The Silures) e “Seabreeze” di Ryan Davis snodata su battute convulse e ramificazioni acide. Un progetto che serve a chi, sbadatamente, non ha considerato la nascita della label che a solo un anno dalla prima apparizione prepara già una serie di tour intorno al mondo.
-Reynold “My Favourite Film” (Persona Records): sulla scia di “Awake” dell’italiano Touane la Persona di Stewart Walker è lieta di presentare l’album di Sam Rouanet alias Reynold che, dalla sua Tolosa, si porta dietro un bagaglio di pura electronica. Ideatore della Trenton, l’eclettico producer francese lascia da parte le esperienze vissute incessantemente per labels come Morris Audio, Dumb Unit, Out Of Orbit, Onitor ed Initial Cuts per focalizzare l’attenzione sulla dolcezza stilistica alla Brian Eno. In dodici tracce così distilla i movimenti quaternari della dance lanciandosi a capofitto nel calore dell’ambient dalle venature jazzy che spingono nell’easy-listenings. Pezzi come “Nomad”, “Relief” e “Persian Indigo” invitano a fare ingresso in un tunnel emozionale, stilisticamente ubicato tra downbeat e trip-hop da camera e composto pensando ad una colonna sonora di un film.
Electric greetz